Libero, 13 ottobre 2024
Le biblioteche continuano ad avere un ruolo indispensabile e insostituibile per la cittadinanza, per la collettività, per il nostro vivere
Le biblioteche continuano ad avere un ruolo indispensabile e insostituibile per la cittadinanza, per la collettività, per il nostro vivere. Superando ogni differenza geografica e sociale, offrono un servizio culturale e umano raro e prezioso. Per molti studenti, non è soltanto un posto di lavoro, ma una seconda casa.
Chi scrive ha avuto il privilegio di frequentare, durante gli anni delle superiori e dell’università, la Sormani di Milano: un luogo dove si abbattono tutte le distanze, uno spazio pubblico condiviso dove è possibile leggere, studiare, innamorarsi. Ridere e soffrire. Immaginare il proprio futuro.
PRESIDIO
Le biblioteche offrono un riparo: aprono le porte a chi è disgraziato, senza lavoro e senza casa, a chi è solo e vuole avere intorno a sé delle persone, a chi non trova altro da fare durante la giornata che non sia la lettura confortevole di un libro. E ovviamente, rappresentano il trait d’union tra le istituzioni comunali e il cittadino.
Ma qual’è la reale condizione delle biblioteche nel nostro Paese? Un utile e approfondito dossier dell’Istat fotografa l’essenzialità delle biblioteche di pubblica lettura: presidi culturali e sociali che sperimentano modalità molteplici e differenti per confrontarsi e relazionarsi con la comunità locale e soddisfare le domande del territorio.
Accanto al prestito e alla consultazione del patrimonio documentale, le biblioteche propongono una varietà di iniziative e di attività in grado di coprire più ambiti: la promozione del libro e della lettura, l’alfabetizzazione orale, scritta e digitale come strumento di emancipazione e partecipazione sociale, il supporto al cittadino nello svolgere compiti che richiedono specifiche abilità.
CARENZE E RISULTATI
Ciononostante, è un bene collettivo che presenta ancora molte possibilità di crescita, e che nel nostro Paese affronta alcune problematicità: a partire dai dati relativi al 2022 che evidenziano che l’uso della tecnologia e della digitalizzione appare ancora carente. Della totalità di quelle di pubblica lettura, soltanto il 27,1% ha avviato o concluso campagne di digitalizzazione del proprio patrimonio; di queste esclusivamente il 4% ha fatto ricorso al finanziamento che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) aveva stanziato per la promozione delle strategie e delle piattaforme digitali del patrimonio culturale.
Risulta soddisfacente (72,6%) invece il numero di strutture che ha sostituito i vecchi cataloghi cartacei a disposizione con il catalogo Opac (Open Public Access Catalogue). Ed è confortante anche la situazione dal punto di vista dei servizi gestionali online resi disponibili agli utenti sui propri siti web: quasi la metà delle biblioteche (45,6%) consente di gestire a distanza il prestito digitale e la prenotazione dei libri.
CHI NON CE L’HA
Un terzo dei comuni italiani (33,7%) tuttavia non ha alcuna biblioteca, né di pubblica lettura né di altro tipo: in totale sono più di sei milioni i cittadini che non hanno la possibilità di frequentare un luogo dedicato al libro e alla lettura. La maggior percentuale di biblioteche di pubblica lettura è localizzata al Nord (60,2%), a cui seguono il Mezzogiorno (27,2%) e il Centro (12,6%). Le prime cinque Regioni per numero di strutture presenti sul territorio sono Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Sardegna. La maggioranza dei comuni privi di biblioteche si trova nelle cinture dei grandi centri e nelle aree intermedie (69,7%), mentre il restante 30,3% è situato in posizione periferica o ultraperiferica rispetto ai poli urbani ricchi di infrastrutture. Dal punto di vista urbano, la maggior parte dei comuni che non hanno accessi di incontro tra cittadino e libro (84,2%) è collocata in zone rurali e scarsamente popolate; sette comuni su dieci (73,2%) sono situati nelle colline o nelle montagne interne delle Regioni. Abruzzo, Molise, Calabria e Basilicata rappresentano le Regioni con la quota più alta di comuni senza biblioteca.
In termini di welfare e assistenza, le biblioteche svolgono un ruolo importante, ma che potrebbe incidere maggiormente sull’integrazione sociale delle persone meno abbienti, con deficit fisici e cognitivi, e dei cittadini stranieri: quelle che hanno realizzato iniziative per promuovere l’inclusione di particolari categorie sono una quota residuale, che tuttavia cresce al crescere della dimensione demografica dei Comuni.
Secondo l’Istat, soltanto il 16,7% organizza progetti a favore di persone con disabilità fisico-sensoriale, emotiva o con disturbi cognitivi e il 14,6% ha attivato progetti per le persone che vivono in povertà economica, educativa o culturale.
AREE SVANTAGGIATE
Nel Sud Italia, le biblioteche che hanno presentato progetti dedicati a persone svantaggiate dal punto di vista economico, educativo o culturale raggiungono il 21,9%. Quelle che hanno coinvolto cittadini immigrati in progetti di inclusione sono il 14,8% a livello nazionale. Interrogati in merito alle attività strategiche su cui investirebbero ipotetiche risorse aggiuntive, se potessero beneficiare di finanziamenti e aumentare il budget, gli istituti bibliotecari si interfaccerebbero in misura maggiore con enti, istituzioni scolastiche e associazioni (30,3%), offrendo un numero maggiore di incontri ed eventi per aumentare l’offerta culturale (29,2%). E risulta urgente e diffusa la richiesta di interagire con i piccoli territori, soprattutto nei comuni fino a diecimila abitanti.