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 2024  ottobre 13 Domenica calendario

Ancora fuoco sull’Unifil

Ancora ieri il contingente Unifil dei caschi blu in Libano è stato preso di mira dalle forze israeliane, anche se il loro obbiettivo dovrebbero essere i miliziani Hezbollah. Granate ebraiche hanno ferito il quinto militare, di nazionalità indonesiana, dopo i quattro, due indonesiani e due cingalesi, dei giorni scorsi. Il portavoce dell’Unifil, Andrea Tenenti, ha detto: «Temiamo presto un conflitto regionale con conseguenze catastrofiche per tutti. Non c’è soluzione militare. Sono necessarie discussioni politiche e diplomatiche per evitare la catastrofe». La missione militare ONU ha fatto sapere che nella notte fra venerdì e sabato nuovi colpi dell’esercito ebraico hanno raggiunto la base Unifil a Naqoura, dove è stato ferito il casco blu indonesiano. Ci sono stati «danni ingenti agli edifici della postazione ONU a Ramyah a causa dei bombardamenti nelle vicinanze». Inoltre «sulla posizione delle forze di peacekeeping ghanesi, appena fuori, l’esplosione è stata così forte che ha distrutto alcuni container all’interno in modo molto grave, lavorare è molto difficile perché ci sono molti danni, anche all’interno delle basi».
Ieri è tornato sul tema il vicepremier e ministro degli Estero Antonio Tajani: «Vogliamo sapere se è stata una scelta politica o di militari sul terreno. I nostri militari non sono terroristi di Hezbollah e noi siamo amici di Israele. Aspettiamo risposte dall’inchiesta israeliana. Sono settimane che chiediamo garanzie al governo israeliano. Ci sono state date assicurazioni, ma troppe volte ci sono stati attacchi contro l’Unifil. I militari italiani non si toccano».
Per arrivare a far tacere le armi, c’è una soluzione politica, suggerisce il leader delle Forze Libanesi Samir Geagea, che consiste nell’elezione di un nuovo presidente del Libano come precondizione per arrivare a un cessate il fuoco fra Israele e Hezbollah. Il Libano è senza un capo di stato da quasi due anni. La prima urgenza, secondo il politico maronita, «è un cessate il fuoco per porre fine alla catastrofe che il nostro popolo sta sopportando. In assenza di serie iniziative internazionali, la nostra unica opzione per raggiungere un cessate il fuoco è eleggere un presidente», ha affermato Geagea, considerato vicino alle posizioni di Stati Uniti e Arabia Saudita, in una conferenza stampa. All’inizio del mese scorso Geagea ha accusato Hezbollah di trascinare il Libano in una guerra con Israele, «come se non ci fosse uno Stato». Ieri ha chiesto «un presidente credibile che si impegni chiaramente ad attuare le decisioni internazionali, in particolare le risoluzioni 1559, 1680 e 1701 del Consiglio di sicurezza Onu, in tutte le loro disposizioni». Nelle prime due si chiede il disarmo di tutti i gruppi non statali; la 1701 del 2006 ha permesso la fine della guerra di quell’anno fra Israele ed Hezbollah e ha stabilito che l’esercito libanese e le forze di peacekeeping dovrebbero essere le uniche truppe dispiegate nel sud del Paese.
Il governo libanese ha fatto sapere che in 24 ore ci sono stati 54 attacchi aerei israeliani a Beirut e nella valle della Bekaa, che hanno causato 60 morti e 168 feriti. Il portavoce dell’esercito israeliano Avichay Adraee ha rinnovato l’ordine ai civili libanesi di «non tornare alle loro case», nei cui pressi Hezbollah è appostato con miliziani e armi. Il movimento sciita sostenuto dall’Iran, a sua volta, ha intimato ai civili israeliani di star lontani da basi militari ebraiche: «L’esercito israeliano usa case dei coloni in alcuni insediamenti nel nord di Israele e ha basi nei quartieri di Haifa, Tiberiade e Akkra. Mettiamo in guardia i coloni dal trovarsi vicino a questi centri militari». All’alba hanno lanciato ordigni verso basi a Haifa. Dopo mezzogiorno, ecco «30 razzi in 10 minuti sull’Alta Galilea, alcuni intercettati», come comunicato dall’esercito ebraico. Israele ha contato «320 razzi e droni di Hezbollah lanciati in due giorni». Perdura anche il conflitto nella Striscia di Gaza. Un bombardamento israeliano a Jabaliya, nel nord di Gaza, presunto covo di Hamas, ha causato 22 morti. Secondo quanto riportato da Channel 12 News e Army Radio, gli Stati Uniti schiereranno il sistema missilistico THAAD in Israele, che descrive l’iniziativa come parte dei preparativi per la prevista risposta israeliana al recente attacco missilistico dell’Iran.