il Fatto Quotidiano, 13 ottobre 2024
Bibbiano, Selvaggia Lucarelli contro Stefano Cappellini
Ci sono molte sfumature di disonestà intellettuale e la scala universale di riferimento creata da un comitato scientifico apposito va da 0 a Stefano Cappellini. Ieri il grafico ha registrato un picco proprio grazie a un articolo dell’uomo che ha ispirato gli studiosi del ramo “giornalismo e schiena dritta”: un articolo di Cappellini su Repubblica dal titolo “Bibbiano e il partito dell’elettroshock, quando Di Maio e Meloni lucravano sull’inchiesta”. Secondo il giornalista, l’assoluzione dell’ex sindaco del Pd Andrea Carletti è la prova granitica di come Bibbiano sia stato un “delirio politico” e il frutto della “peggiore propaganda populista”. Si dimentica di specificare, guardacaso, che Carletti è stato assolto dall’accusa di abuso d’ufficio – per aver affidato alcuni spazi comunali agli psicologi di “Hansel e Gretel” (il centro studi di Claudio Foti) senza una gara d’appalto – non perché sia stato dimostrato che non avesse commesso il reato, ma perché quel reato non esiste più. È stato abrogato a luglio dal ddl Nordio. Dunque, secondo Cappellini, con questa “sequela di sentenze di assoluzione di tutti gli imputati”, ora i grillini, Salvini e Meloni devono stare zitti e a orecchie basse.
La disonestà di questo articolo, dunque, è su più livelli. Talmente tanti che per distinguerli tutti bisogna avere le sinapsi allenate, altrimenti si rischia di non comprenderla, un po’ come certe battute
nonsense di Valerio Lundini. Al momento “la sequela di assoluzioni di TUTTI gli imputati” sarebbero l’assoluzione di una assistente sociale e di Claudio Foti, ovvero l’imputato più noto, ma con un ruolo laterale nella vicenda specifica. E poi il sindaco Carletti, che è appunto stato assolto per i motivi sopracitati. Con lui, sono effettivamente stati assolti anche altri sei imputati, ma solo per quel singolo reato e perché quel reato non esiste più, mentre per quattro di questi ultimi il processo andrà avanti sulle altre imputazioni contestate.
Quello che Cappellini dimentica di dire è che 14 persone sono ancora in attesa della fine del processo con un centinaio di capi di imputazione, intercettazioni orribili e 400 testimoni chiamati a sfilare in aula. Nel caso poi dell’assistente sociale Cinzia Magnarelli, il procedimento penale si è concluso con un patteggiamento a un anno e 8 mesi. L’imputata, accusata di falso ideologico e frode processuale, ha ammesso le sue colpe e collaborato con i giudici. Insomma, non ha detto “è tutto un complotto di Di Maio”. E a proposito di Bibbiano, che secondo Cappellini sarebbe la “Woodstock dei complottisti italiani” nonché il cuore pulsante del giustizialismo, forse è bene ricordargli che proprio il complottismo e il giustizialismo di una certa psicologia hanno contribuito al proliferare dei casi Bibbiano, Veleno, Angela Lucanto, Rignano Flaminio e così via. “Il processo non era solo a Foti, ma al suo approccio che è ancora sotto accusa. A Bibbiano si sta processando una ideologia basata sulla teoria del complotto secondo la quale il mondo è pieno di pedofili e satanisti, e alcuni sono genitori. È un approccio di una certa psicologia che cerca l’abuso dove non c’è”.
È una frase di Pablo Trincia, il più grande conoscitore di questi fatti. Non un grillino, non un salviniano, non un Cappellini. Un giornalista intellettualmente onesto.