Libero, 12 ottobre 2024
Cosa ci fa Unifil in Libano?
L’Onu ha una missione di pace in Libano dagli anni ’80 dopo che francesi, americani e italiani se ne andarono dal Paese, i primi e i secondi dopo aver subito attentati sanguinosi. Unifil come è operativa oggi risale al 2006: ha avuto successo? No: e la dimostrazione è che l’area che il contingente internazionale dovrebbe controllare è proprio quello in cui è concentrata la potenza di fuoco di Hezbollah. Ma proviamo a rispondere a 10 domande per chiarire la questione in cui si trovano coinvolti anche i nostri militari.
1 Il Libano è uno Stato sovrano?
In teoria sì. In pratica a Hezbollah, partito politico rappresentato al Parlamento e al governo, è consentito di mantenere una propria milizia che conduce dal territorio libanese una guerra contro Israele. Uno Stato, per esercitare la propria sovranità, deve avere il monopolio della forza, a prescindere da chi per legge o di fatto si avvalga di tale potere. Dunque, uno Stato dove esiste un partito del genere ha abdicato alla propria sovranità.
2 Cosa dicono le risoluzioni 1701 Onu e precedenti?
«Secondo il suo mandato, stabilito dalle risoluzioni 425 e 426 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nel 1978, l’Unifil ha i seguenti obiettivi: “confermare il ritiro delle forze israeliane dal Libano meridionale”; “ripristinare la pace e la sicurezza internazionale”; “assistere il governo del Libano nell’assicurare il ritorno della sua effettiva autorità nell’area”. Con la risoluzione Sc 1701 dell’11 agosto 2006, il mandato dell’Unifil è stato ampliato: “monitorare la cessazione delle ostilità”; “accompagnare e supportare le forze armate libanesi mentre si dispiegano in tutto il sud, anche lungo la Linea Blu, mentre Israele ritira le sue forze armate dal Libano”; “coordinare le sue attività di cui al paragrafo precedente (sopra) con il governo del Libano e il governo di Israele”; “aiutare le forze armate libanesi (LAF) a prendere misure per la creazione tra la Linea Blu e il fiume Litani di un’area libera da personale armato, beni e armi diversi da quelli del governo del Libano e dell’UNIFIL schierati in quest’area”; “aiutare il governo del Libano, su sua richiesta, a proteggere i suoi confini e altri punti di ingresso per impedire l’ingresso in Libano senza il suo consenso di armi o materiale correlato”. Inoltre, l’Unifil è autorizzata a “intraprendere tutte le azioni necessarie nelle aree di dispiegamento delle sue forze e come ritiene nelle sue capacità, per garantire che la sua area di operazioni non venga utilizzata per attività ostili di alcun tipo”.
3 Unifil doveva disarmare Hezbollah?
Sì. Ma ha 10.058 militari, e la forza di Hezbollah è stata stimata un anno fa tra i 60 e i 65.000 effettivi, con un arsenale di 150.000 missili. Dunque, non può fare niente senza la cooperazione delle Forze Armate Libanesi, che con 80.000 uomini sono di poco superiori a Hezbollah come effettivi, e inferiori come potenza di fuoco.
4 Unifil ha addestrato i regolari libanesi perché si opponessero con successo a Hezbollah?
Era nel suo mandato, ma Hezbollah coi suoi alleati ha 15 deputati sui 128 del parlamento libanese, e assieme a un’altra alleanza sciita arriva a 30. Al governo Hezbollah ha i ministri del Lavoro e dei Lavori Pubblici, e l’altro partito sciita Amal i ministri di Finanze, Agricoltura e Cultura, oltre alla Presidenza del Parlamento. Insomma, le Forze Armate libanesi non avrebbero mai cooperato.
5 Quali sono i rapporti di forza in Libano?
L’unico censimento fu fatto nel 1932, e in base a quello dopo l’indipendenza fu stabilito un Parlamento con 54 cristiani (30 maroniti, 11 greco ortodossi, 6 greco cattolici, 4 armeni ortodossi, un armeno cattolico, un protestante e un rappresentate delle altre minoranze cristiane) e 45 musulmani (20 sunniti, 19 sciiti e 6 drusi), con l’accordo che il presidente sarebbe stato maronita, il primo ministro sunnita e il presidente del Parlamento sciita. Non si sono più fatti censimenti per non creare problemi, ma la crescita demografica dei musulmani specie sunniti, l’immigrazione di siriani e la presenza dei palestinesi crearono la tensione che portò alla lunga guerra civile del 1975-90. Con gli Accordi di Taif, sempre senza fare censimenti, ci fu una nuova ripartizione con 64 deputati cristiani (34 maroniti, 14 greco ortodossi, 8 greco cattolici, 5 armeni ortodossi, un armeno cattolico, un protestante e un rappresentate delle altre minoranze cristiane) e 64 musulmani (27 sunniti, 27 sciiti, 8 drusi e 2 alawiti). Una stima della Cia del 2022 computava un 31,9% di sunniti, un 31,2 di sciiti, un 32,4% di cristiani e un 5,6 di drusi. Un’altra stima del 2010 dava 27% di sunniti, 27% di sciiti, 21% di maroniti, 8% di greco-ortodossi, 5,6% di drusi, 5% di greco-cattolici.
6 Da che parte stanno i cristiani?
Divisi fra di loro. c’è un deputato greco cattolico eletto con gli sciiti di Amal e un maronita con i drusi del Partito Socialista Progressista. Almeno 15 deputati cristiani e tutti e 12 i membri cristiani del governo sono dunque alleati con gli sciiti.
7 Perché gli sciiti di Hezbollah sono alleati dei sunniti di Hamas?
Entrambi sono alleati dell’Iran e ricevono missili e armi contro Israele. L’attacco di Hezbollah è iniziato dopo il 7 ottobre.
8 Quanti palestinesi vivono in Libano?
Un censimento del 2017 ne ha contati 174.422, ma l’Unrwa ne indica 489.292. L’Olp non colpisce Israele dal Libano dal 1982, ma Hamas è presente, integrata con Hezbollah.
9 Qual è il ruolo dell’Arabia Saudita?
Mediò gli Accordi di Taif ed è la grande protettrice dei sunniti, con relative tensioni con l’Iran. Dunque, guarda con antipatia Hezbollah e Hamas. L’incontro di martedì tra i ministri degli Esteri di Riad e Teheran è stato visto come un tentativo di accordo.
10 I Caschi Blu sono sempre rimasti sul campo in caso di guerra?
No. Caschi Blu combatterono in Corea 1950-53, contribuendo a fermare l’attacco del Nord e poi in Somalia tra ’92 e ’95, e lì fu invece un disastro. Nel ’67 la decisione di Nasser di espellerli da Gaza e Sinai portò alla Guerra dei Sei Giorni. Nel 1995 non impedirono la strage di 8000 bosniaci a Srebrenica e neppure il genocidio in Ruanda del 1994.