il Giornale, 13 ottobre 2024
Le missioni di pace Onu: 60 anni tra flop e successi
U na missione di pace è una spedizione internazionale volta a portare la pace in un Paese afflitto dalla guerra. Le missioni di pace vengono decise dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Dalla nascita dell’Onu a oggi ci sono state una sessantina di missioni di pace, alcune di breve durata, altre lunghissime. Molte sono state coronate da successo, altre hanno fallito. Ogni missione è chiamata con un acronimo che può suonare incomprensibile, ma potete, come in un gioco, provare a indovinare, dalla sigla, quali sono i Paesi cui la missione è dedicata.
Ad esempio una delle missioni più vecchie – dura dal1949 – è l’Unmogip (sigle come queste sono acronimi,cioè sono formate dalle iniziali di molte parole: U sta per United, N per Nations, M per Military,
O per Observer, G per Group, I per India, P per Pakistan). Dura da molti anni anche la missione al confine tra Libano e Israele, cui partecipano anche contingenti italiani (si chiama Unifil, UN per United Nations, I per Interim, cioè temporaneo, F per Force e la IL sta per in Libano), e compie venticinque anni anche la missione in Kosovo, la Kfor (Kosovo Force). Tra le missioni cui partecipa l’Italia c’è quella a Cipro, l’isola che si è divisa in due parti, una turca e una greca, dove la presenza delle Nazioni Unite ha «congelato» il conflitto. (...) Tra quelle segnate da insuccesso, la missione in Somalia, rimasta, dopo il ritiro dei contingenti multinazionali, un Paese in mano ai signori della guerra e a bande fondamentaliste islamiche. (...)
Le distinzioni tra un tipo di missione e l’altro non sono sempre così nette, e a volte la natura di una missione si modifica in corso d’opera, ma in generale una missionedi peacekeeping ha il compito di vigilare sull’applicazione degli accordi di pace, assistendo e mediando negli incontri tra le parti, contribuendo acreare un clima di fiducia reciproca, aiutando il Paese nel suo sviluppo sociale ed economico, assistendo le eventuali operazioni elettorali che riportino il confronto in una logica democratica, contribuendo al disarmo, all’inserimento sociale degli ex combattenti, alla costruzione di istituzioni comuni e da tutti riconosciute.
Nel caso di missioni di peacemaking e peace enforcement il processo inizia a uno stadio più difficile, e spesso si tratta di fermare i combattimenti, di assistere le vittime civili, di proteggerle, di lavorare, intanto, a un cessate il fuoco.