la Repubblica, 13 ottobre 2024
“Il romanzo è ancora un atto di resistenza
Wu Ming 1 stavolta si mette in gioco in prima persona.D’altra parte il nuovo libro Gli uomini pesce (Einaudi Stile Libero) è ambientato a Ferrara, la sua città. Cinquantaquattrenne schivo, interviste solo quando necessarie, ha scelto di metterci la faccia. È nato in un paesino del Delta del Po e pur vivendo a Bologna, è in questa città dai toni meno sfolgoranti e più pastellati, le casette basse, la campagna alle porte, che si è formato. Liceo Ariosto, lo stesso di Giorgio Bassani. Passeggiamo per un paio d’ore in una città già autunnale, sonnacchiosa. «Mi piace Ferrara in questa stagione». In effetti gli somiglia, più ritrosa che spavalda.Ogni tanto si tocca l’apparecchio acustico che ha momentaneamente per via di un acufene. Per chi non lo sapesse, il collettivo Wu Ming nasce negli ambienti dell’underground bolognese: «Iniziammo a discuterne a metà anni Novanta, frequentavo ancora l’università, gli altri erano al liceo». Nel tempo si sono sfoltiti, oggi sono in tre. Scrivono opere collettive ma anche da solisti. Unica regola: «Tutti devono leggere, partecipare, approvare». Wu Ming 1 – che per mail si firma R./WM1, mai col vero nome Roberto Bui – difende il metodo: «La creazione è un fatto collettivo». Il plot è straripante: fascismo, crisi climatica, pandemia, omosessualità, tematiche gender. Horror, ironia, violenza alla Lovecraft, sesso, inchieste. Una vera passione per i documenti, veri e falsi, marchio di fabbrica dell’autore laureato in storia. Tre piani temporali: la Seconda guerra mondiale, gli anni Sessanta, la torrida estate del 2022.Protagonisti principali una geografa, Antonia Nevi, determinata a scoperchiare misteri familiari, e suo zio Ilario Nevi, partigiano, regista, artista che custodisce un segreto. Un congegno intricatissimo ma perfetto, con un’idea di fondo: «Il romanzo è ancora oggi un atto di resistenza».
Anche oggi che tutto è narrazione, a partire dalle serie tv?
«Molte volte il romanzo è stato datoper morto, invece è ancora qui. È un macrogenere dal canone mobile, questo lo aiuta. Inoltre coinvolge il lettore attivamente in senso creativo: leggere è un lavoro di creazione, bisogna immaginare luoghi, volti, corpi, personaggi. Alla fine ogni persona crea un suo romanzo, non esiste un romanzo uguale all’altro.Con tutto il rispetto per alcune serie tv molto ben scritte il romanzo è un miracolo del cervello: non propone immagini ma ti invita a crearne».
Che le fa più paura della nostra epoca?
«La mancanza di concentrazione e di attenzione. I social abituano a tempi di reazione brevissimi, video che durano secondi. Lo sanno bene gli insegnanti che devono combattere con la distrazione dei bambini. Ecco il valore di resistere».
Scrivere serve anche a difendere la memoria?
«Gli uomini pesce narra la lottapartigiana nel Delta del Po, uno snodo cruciale della nostra storia. Volevo raccontare una Resistenza diversa, una guerriglia combattuta immersi nell’acqua, nelle Paludi e nelle valli del Po, e non in montagna o nelle città. Lo aveva fatto benissimo nel 1949 Renata Viganò con L’Agnese va a morire». Passiamo davanti alla lapide in via Mazzini con la lista degli ebrei ferraresi m orti nei campi: «È qui che si apre il racconto di Bassani». Poi camminiamo lungo le mura come fanno i personaggi del romanzo. Riprende il filo. «Il fatto è che non c’è mai stata in Italia una vera epurazione del fascismo, è successo semmai il contrario. Qui a Ferrara ha da poco aperto una sede di Forza Nuova. È ancora il cuore nero della città che aveva visto Bassani».
A proposito di Bassani, fa capolino al funerale del partigiano Erminio Squarzanti.«La rimozione della memoria era una delle sue maggiori preoccupazioni.Racconti come Una lapide in via Mazzini oUna notte del ‘43 parlano di questo. Ebbe il coraggio di dire che gli ebrei ferraresi erano stati prima delle leggi razziali quasi tutti fascisti. Le sue erano lucide rasoiate».
E anticipava i tempi. Lo testimonia l’impegno nella causa ambientalista.
«Si era battuto per impedire le ultime bonifiche nel Delta. Senza quella vittoria non esisterebbero le Valli di Comacchio. Aveva intuito che le zone umide sono importanti per gli ecosistemi. È una battaglia che stiamo portando avanti con un gruppo di lavoro, gli stessi che mi hanno accompagnato nei sopralluoghi del romanzo: il 31 ottobre lanceremo un documento proponendo per il Delta del Po soluzioni operative per evitare che venga sommerso a causadell’innalzamento dell’Adriatico. Ho scritto un romanzo di acqua e terra».
Tutto si muove in questa storia di paludi. Anche le identità dei personaggi sono mutevoli. A cominciare da Ilario.
«Non vorrei rivelare cosa succede, vorrei che lo scoprissero i lettori».
Però è centrale, introduce il gender tra i partigiani, cosa non da poco.
«Eviterei per non togliere la sorpresa. I personaggi sono tutti presi nel corso di trasformazioni, metamorfosi».
Sono tutti uomini pesce in qualche modo.
«Le leggende sugli uomini pesce fanno parte della storia del Po. Da anni in queste terre si è favoleggiato sulla presenza di strani esseri: creature anfibie, mostri fluviali, basilischi, draghi, chimere. Negli anni Ottanta si iniziò a parlare di unHomo Saurus che girava nel territorio. Nel libro l’ho trasformato nell’Homo Bracteatus, con branchie e testa di pesce, molto somigliante al mostro del film La forma dell’acqua».
A volte sembrano allucinazioni, c’è chi pensa siano ufo.
«Danno spazio al perturbante. Ilario ne è ossessionato, forse gli servono per rimuovere e affrontare i traumi della guerra partigiana».
Lei è nato in quel territorio...
«Noi Wu Ming non raccontiamo di noi. Non parliamo della nostra vita privata, né ci facciamo fotografare. Solo incontri dal vivo. La nostra personalità è data dalle opere».Non le sembra una rigidità eccessiva?
«Siamo allergici ai narcisismi autoriali. Non immagini però qualcosa alla Salinger o Pynchon. Non siamo dei reclusi. Incontriamo i lettori. Per questo romanzo ho già in agenda un centinaio di presentazioni. Ma ad essere importanti sono i corpi, gli spazi fisici. I corpi che con la pandemia abbiamo allontanato, sacrificato, vanno riscoperti. Mi fanno paura le società transumane proposte da certi miliardari che conosciamo».
“Q”, il debutto del collettivo, è stato un bestseller. Vendere libri le interessa?
«Vivo di questo».