Corriere della Sera, 13 ottobre 2024
Simone, insegnante a 19 anni
«Il primo giorno ero un po’ spaesato. Ora ho trovato la mia dimensione. Capita ancora che i colleghi mi prendano per un alunno. Ho fatto supplenza in una quinta e c’erano due ragazzi con più anni di me. Ora capisco cosa si prova a stare dall’altra parte. Ma non ho ancora dimenticato del tutto cosa si prova da alunno e ne sono felice, perché mi è utile. Alcune classi mi hanno già chiesto di accompagnarle in gita. Vedremo». Insegnante a 19 anni. Simone Scarano ha superato il concorso e da due settimane è assunto in ruolo come insegnante tecnico pratico (itp) all’istituto Luca Pacioli di Crema. La sua materia è laboratorio di informatica in tre indirizzi di Itis.
Simone è di Melito di Napoli, ma ha fatto il concorso Pnrr in Lombardia, dove le cattedre sono più numerose. E quindi si è trasferito. «Non ho ancora trovato una casa in affitto, la cerco in un posto ben collegato dai mezzi pubblici. Durante la settimana vivo in un b&b e il weekend lo passo dai miei zii a Verona, così mi sento un po’ a casa» racconta il giovanissimo docente, che, oltre a lavorare, prosegue gli studi in Scienze Motorie, alla Parthenope, dove si è iscritto dopo il diploma (con 100) in Amministrazione, finanza e marketing al Minzoni di Napoli. Ha anche tentato e superato il concorso per l’Arma dei carabinieri, ma ha preferito la cattedra.
«Il desiderio di insegnare mi è venuto durante il Covid quando mi è capitato di aiutare dei compagni» spiega. Lo scritto del concorso è stato uno scoglio: «Io sono per metà contabile e per metà programmatore informatico. Ho dovuto prepararmi in pedagogia, psicopedagogia, didattica, ma ce l’ho fatta». E arriva la gioia della prima cattedra. «Insegno in cinque classi, dalla prima alla quarta, affiancando l’insegnante di teoria. Sono sempre stato appassionato di informatica. Le classi sono tranquille, certo c’è chi si distrae facilmente. Cerco di conquistarli facendo esempi con l’informatica che loro vivono ogni giorno, dai videogiochi ai social».
Sui social però lui non c’è. «Uso uno pseudonimo per non farmi trovare dagli alunni. È importante mantenere un distacco. Li correggo se mi danno del tu. Non è per fare lo sbruffone, devo mantenere un atteggiamento professionale. Per il resto, sono sempre a loro disposizione. E parliamo di tante cose, anche di sport».
Simone balla l’hip hop da quando aveva 5 anni. «A casa ballavo ad ogni ora, prima e dopo scuola. Quando avrò trovato casa, cercherò anche una scuola di danza». Fra lezioni e studio non gli resta tanto tempo libero. E c’è un po’ di nostalgia.
«Mi mancano i miei genitori, i miei fratelli Matteo e Martina e i miei nonni. Con la mia fidanzata Lucia ci teniamo compagnia in videochiamata: lei studia Biologia, io preparo le mie lezioni. Però non tornerei indietro. Voglio insegnare. E se per farlo è necessario trasferirsi, questo non mi spaventa. La vita è fatta anche di sacrifici».