Corriere della Sera, 13 ottobre 2024
Giovanni Toti si toglie i sassolini dalle scarpe
Scritto nell’ «ora più buia» della sua vita, gli 80 giorni ai domiciliari per l’inchiesta per corruzione, il libro di Giovanni Toti «Confesso ho governato» (224 pag., Piemme) raccoglie la sua esperienza di vita e politica prima e durante i 9 anni del mandato di governatore della Liguria. Passaggio imprescindibile i guai giudiziari.
Rivendica ciò che ha fatto? Sono le sue memorie?
«Memorie mi sembra eccessivo, sia per la statura del lavoro svolto sia per la mia età (56 anni, ndr). Potrebbero essere buoni propositi per il futuro, un campanello d’allarme per la politica».
Allarme?
«Credo che negli ultimi 30, 40 anni la politica abbia sbagliato strada e che si debba interrogare sul perché una serie di cose siano accadute, quanta colpa ne ha e quanta ne ha la magistratura. Scaricare tutto su una magistratura politicamente impegnata, che non escludo ci sia stata, non è la soluzione. È la politica che fa le leggi che i magistrati applicano, ma poi si lamenta delle loro invasioni di campo».
Lo fa molto il centrodestra.
«Ed il centrosinistra, con maggiore ipocrisia, neppure si lamenta. Spinta da populisti e giustizialisti, con ignavia e codardia la politica ha delegato controlli e azioni ad altri poteri, magistratura e autorità indipendenti. Deve riappropriarsi dei propri spazi, il che vuol dire strumenti di protezione e di finanziamento trasparente e legittimo. Sono problemi che chi amministra conosce bene ma di cui non so quanta consapevolezza si abbia a livello parlamentare».
Faccia un esempio.
«Se una compagnia petrolifera vuole finanziare un politico che intende realizzare un oleodotto, deve essere libera di farlo ed il politico libero di accettare senza rischiare l’arresto».
Se i soldi sono collegati ad una pratica specifica è corruzione, come per l’accusa che la riguarda per la proroga Rinfuse all’imprenditore Spinelli.
«Spinelli ha ottenuto dall’ Autorità portuale un provvedimento al quale aveva diritto. Poi ha chiesto di privatizzare una spiaggia, ma siccome la legge non lo consentiva non l’ha avuta. Eppure sono stato accusato anche di questo. Devi essere sanzionato solo se chi ti ha finanziato ha ricevuto qualcosa a cui non aveva diritto. Nel mio caso, gli stessi magistrati hanno detto che gli atti erano legittimi e che non ho intascato un soldo per me. Spero che la politica da questa lezione possa trarre spunti di riflessione perché oggi è toccato a Toti, domani toccherà qualcun altro».
Lei ha concordato con i pm di Genova di patteggiare 25 mesi di reclusione convertiti in 1.500 ore di servizi sociali.
«Questa storia è partita come se Regione Liguria fosse la cupola dei gangster della Chicago degli Anni ‘20 con Al Capone a capo e alla fine l’abbiamo chiusa con uno scappellotto. Io continuo a ritenere di non avere fatto nulla che valesse quello che ho passato».
Scrive che il centrodestra, l’ha lasciata solo.
«In Liguria abbiamo costruito un modello che andava oltre i partiti tradizionali. Qualcuno dei nostri alleati ha lo ha subito, godendone i vantaggi, qualcun altro lo ha osteggiato. Ci però sono stati casi di solidarietà personale come Salvini, Nordio e Crosetto».
Forse perché lei non è organico al centrodestra?
«Io ho conquistato l’autonomia sulla mia pelle, perfino con Silvio Berlusconi, che considero il mio secondo papà nei cui confronti ho sempre avuto stima ed affetto assoluti, ma al quale non ho mai rinunciato a dire come la pensavo».
Ma il rapporto si ruppe.
«Perché ero arrivato alla convinzione che ragionasse in relazione al suo arco di vita, mentre io volevo convincerlo a costruire qualcosa che superasse la sua esistenza fisica, che diventasse patrimonio del Paese».
Dicono che lei mirasse a prendere il suo posto e che per questo fu allontanato.
«Non credo che Berlusconi potesse temere, per statura e capacità politiche ed economiche, un’insidia da Toti».
Scrive che poteva ritornare con lui.
«Prima della sua scomparsa mi parlò di un progetto per riunire tutto il centrodestra».
Crede che a qualcuno nel centrodestra non sia dispiaciuta la sua caduta?
«Non penso che nel centrodestra volessero farmi cadere, ma non posso escludere che qualcuno ci abbia pensato. Credo piuttosto ad una gigantesca sottovalutazione da parte del centrosinistra che è addirittura sceso in piazza chiedendo le mie dimissioni non rispettando il principio costituzionale di non colpevolezza».
Anche lei vittima di magistrati politicizzati?
«Non penso ad un complotto, ma che sia stato colpito da una magistratura che culturalmente e antropologicamente non vede il mondo come lo vede Toti. Possiamo definirla una divergenza politica».
Dice di non credere nei privilegi, ma i suoi avversari l’accusano di aver favorito solo chi era dalla sua parte.
«Basta fare i conti per vedere che la maggior parte di coloro avevano votato per i miei avversari dopo hanno votato per me e per una politica che fa crescere il territorio dando a tutti uguali opportunità».
Perché non è mai diventato un leader nazionale?
«È molto complicato fare il governatore e proporsi come leader nazionale, anche perché tutto il resto del paese pensa che farai l’interesse del territorio che governi. Credo che sia un male perché l’esperienza che fanno gli amministratori forse alcuni politici nazionali non l’hanno mai vissuta».
Toti politico è finito?
«Toti politico è in modalità aereo, come un cellulare».
Tajani ha detto che la stagione di Toti è chiusa.
«Le stagioni si chiudono e si aprono per tutti, e succederà anche per Tajani. Certamente la stagione di Toti in Liguria è chiusa, ma se la Liguria vuole continuare a crescere dovrà affidarsi a Bucci e alle liste che lo supportano in cui ci sono quasi tutte le persone che mi hanno affiancato e che credo avranno uno straordinario successo».