Corriere della Sera, 13 ottobre 2024
Il cyber attacco all’Iran
Gli iraniani vietano di salire a bordo degli aerei con i cercapersone, le esplosioni dei pager che hanno mutilato gli operativi di Hezbollah innervosiscono i servizi segreti di Teheran. Perché sanno che gli israeliani stanno preparando la risposta al lancio di 181 missili balistici su tutto il Paese e soppesano le parole di Yoav Gallant, il ministro della Difesa: «L’attacco sarà preciso, letale e soprattutto sorprendente».
Così le voci circolate venerdì notte in Israele – «l’operazione è iniziata» – hanno fatto pensare alla sorpresa meno visibile e più efficace, adatta al silenzio creato per le strade di Tel Aviv o Gerusalemme dal giorno di Kippur, quando alle auto è vietato circolare, agli aerei decollare o atterrare: un cyber-attacco. Il sito Iran International, vicino agli oppositori del regime e sponsorizzato dai sauditi, rilancia le parole di Abolhassan Firouzabadi, che è stato alla guida del consiglio supremo per il Cyberspazio: «Tutti i rami dello Stato – esecutivo, legislativo, giudiziario – hanno subito dei blitz digitali e i documenti sono stati rubati. I raid informatici hanno riguardato anche i porti e i siti nucleari».
IncertezzaLe frasi non hanno una data, potrebbero riferirsi al passato. Eppure l’emittente Al Arabiya diffonde la notizia di «un massiccio cyber-attacco contro l’Iran». È negli interessi del regime islamico non dichiarare se abbia subito danni, soprattutto se siano stati sottratti documenti. Non ci sono conferme. L’operazione informatica potrebbe essere il preludio a un intervento con l’aviazione, in questi giorni i jet hanno neutralizzato le batterie antimissile in Siria per aprirsi una via più sicura (e più breve) nei cieli verso l’Iran.
Da anni gli israeliani addestrano unità specializzate per contrastare i piani atomici degli ayatollah, i giovani usciti dal liceo vengono selezionati per farne parte e tutti i gruppi impegnati nella guerra elettronica sono stati raggruppati pochi anni fa in un’accademia: il berretto è grigio come i vecchi telefoni perché per i primi hacker cornetta e modem erano la miccia che innescava gli attacchi informatici. La mostrina raggruppa i simboli delle forze di terra, mare e aria attraversati da un fulmine e circondati dagli anelli di un atomo. Come a dire: la nostra scienza proteggerà tutti i reparti.
Offensiva digitaleEhud Barak, il soldato più decorato della Storia di Israele, è stato tra i primi ministri della Difesa a enfatizzare la necessità di concentrare il budget bellico sulle trincee digitali, anche oggi che si è ritirato dal governo e dalla politica la matematica resta la sua passione. «Il nostro sistema è troppo difensivo, non possiamo aspettare e reagire solo alle offensive e ai tentativi di penetrazione», proclamò a una conferenza nel 2012. In realtà, i programmatori israeliani sono considerati i responsabili, assieme agli americani, del virus Stuxnet che tre anni prima del discorso di Barak ha infettato i computer installati nelle centrali nucleari iraniane per rallentare il programma atomico voluto dagli ayatollah.
Cautele americaneWashington sta ancora mediando con il governo di Benjamin Netanyahu per definire gli obiettivi della rappresaglia. La Casa Bianca chiede di non colpire con i missili gli oleodotti e le raffinerie, un balzo globale nei prezzi della benzina scontenterebbe gli elettori a meno di un mese dalle elezioni presidenziali e rischierebbe di penalizzare Kamala Harris, la vice di Joe Biden. Quindi le infrastrutture petrolifere potrebbero essere risparmiate anche dai cyber-attacchi ed è improbabile che dopo l’appello di Netanyahu al popolo iraniano – «siamo dalla vostra parte» – vengano manomessi impianti che garantiscono la normalità quotidiana come era successo con i distributori di benzina alla fine dell’anno scorso.
Gli israeliani potrebbero decidere di dimostrare con un colpo a «sorpresa» – appunto – quanto abbiano penetrato i sistemi del regime: un atto di «cybotage» come nel caso dei pager, un sabotaggio che metta insieme informatica, tecnologie più tradizionali e soprattutto la capacità di essersi infiltrati da anni nei ranghi dei pasdaran fino ai vertici