il Giornale, 12 ottobre 2024
Tra i mangiatori compulsivi
«Ciao, sono Lucia e sono una mangiatrice compulsiva». Il gruppo, di solito una decina di persone, si riunisce una volta alla settimana. Altri gruppi lo fanno anche ogni giorno alle 7.30, prima dell’ufficio. Grazie a Zoom molti membri si collegano dall’auto o da casa. Da quasi 40 anni gli Overeaters Anonymous (mangiatori compulsivi anonimi) italiani tirano fuori dalle sabbie mobili della «malattia», è così che chiamano il mangiare senza controllo, centinaia di persone. O comunque le aiutano a rimanere a galla. A Milano in particolare l’associazione è attiva dal 1991 e dal 18 al 20 ottobre a Rimini si terrà la convention nazionale (www.oa-italia.it numero verde 800 090151).
Overeaters Anonymous nasce negli Stati Uniti nel 1960. Oggi ha più di 60mila membri in 75 Paesi. In Italia è presente dal 1988 e ha sedi in quasi tutte le regioni. Il metodo seguito dai gruppi di autoaiuto per persone con disturbi del comportamento alimentare è ricalcato dal modello degli Alcolisti anonimi. In totale anonimato i «divoratori» di biscotti o di patatine si riuniscono e ognuno racconta agli altri la propria esperienza di malato di cibo. Nessuna soluzione o assoluzione da parte dei compagni Oa, solo ascolto e comprensione. Il percorso di recupero si intraprende insieme. La guida sono la Preghiera della serenità e i Dodici passi: il primo è ammettere «di essere impotenti di fronte al cibo e che la nostra vita era diventata incontrollabile». Poi ci sono i membri esperti che si mettono a disposizione dei nuovi per fare da sponsor. Rispondono al telefono giorno e notte, quando scatta all’improvviso la crisi da astinenza.
«Alle nostre riunioni (gratuite, ndr) – racconta Lucia, da molti anni nel direttivo del gruppo milanese – partecipano uomini e donne di tutte le età, ci sono molti giovani ma anche pensionati. L’associazione non è alternativa a medici, dietologi o psicologi, però li può affiancare.
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Il primo e fondamentale passo dei dodici previsti da seguire è quello di ammettere «di essere impotenti di fronte al cibo e che la nostra vita era diventata incontrollabile», grazie anche all’aiuto di membri esperti che si mettono a disposizione dei nuovi per fare da sponsor
Per me ad esempio gli Oa sono stati la vera svolta, ne faccio parte da quasi trent’anni. Quello che ha funzionato nel mio caso è stato l’identificarmi con altre persone che vivevano il mio stesso incubo. Avevo sempre creduto di essere sola e mi vergognavo di non riuscire a trattenermi davanti al cibo. Dal primo incontro mi sono sentita a casa, in mezzo a persone che mi capivano perfettamente».
Un esempio di ciò di cui si parla alle riunioni? «È lì che io ho scoperto per la prima volta che erano alcuni cibi specifici a scatenarmi il comportamento compulsivo, il desiderio incontrollato, l’abbuffata. Proprio come accade con la dipendenza da droga o alcol. Ogni mangiatore compulsivo ha i suoi, sapere quali sono è fondamentale. Puoi così cominciare ad astenerti dal mangiarli, un giorno alla volta...». Non è difficile credere agli Oa quando spiegano che per loro il cibo è la punta di un iceberg fatto di macerie emotive, paura, rabbia, sensi di colpa. E che il lavoro da fare parte da sé stessi, è interiore e anche spirituale (non religioso). L’appello degli Overeaters Anonymous: «Se qualcuno si riconosce in quello che diciamo, provi a venire a una riunione».