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 2024  ottobre 12 Sabato calendario

Ecco chi era Paul Poiret

«Sono un pazzo quando sogno di mettere l’arte nei miei vestiti, sono un pazzo quando dico che realizzare abiti è un’arte?». Parole di Paul Poiret, il sarto parigino morto 80 anni fa che, tra il principio del 900 e la fine della I guerra mondiale, diede vita alla donna moderna. Molto di quello che sembra far parte da sempre del mondo della moda è stato anticipato da lui. E l’anno prossimo gli verrà dedicata una mostra, Paul Poiret: Couturier, Decorator and Perfumer, dal Musée des Arts Décoratifs di Parigi.Interprete di un’eleganza fuori del comune, caratterizzata da dettagli esotici e da linee classicheggianti, “The King of Fashion” come era spesso soprannominato, è stato un grande innovatore. Oltre a favorire la creazione del sindacato francese dell’haute couture per proteggere i modelli dalle imitazioni; inventò il concetto di vetrina, fu il primo a creare una linea di arredamento, a lanciare profumi, a disegnare collezioni per grandi magazzini e a collaborare con artisti (da Raul Dufy a Paul Iribe). Con lui l’arte fece il suo ingresso nella moda. Collezionista di pittori come Matisse e Picasso, Van Dongen e Picabia, Poiret, dall’arte si fece anche molto ispirare. Dal primitivismo dei Fauves riprese l’amore per gli arditi contrasti cromatici, dagli orientalisti quello per l’esotismo, dal neoclassicismo la passione per le linee verticalizzanti.«Sono parigino e vengo dal cuore stesso di Parigi», esordisce in En habillant l’epoque, l’autobiografia che scrisse nel 1930. Nato nel 1879 Paul Poiret era figlio di un mercante di tessuti. Dopo un’infanzia trascorsa in mezzo alle stoffe, iniziò a realizzare bozzetti per diverse case di moda, finché nel 1898 non venne notato dal grande couturier Jacques Doucet che gli propose di lavorare per lui. Poi, dopo un periodo nella maison Worth, nel 1903 si mise in proprio. L’audacia delle sue creazioni entusiasmò presto attrici e celebrità da Rejane a Ida Rubinstein, da Peggy Guggenheim alla contessa di Greffulhe – colei a cui si ispirò Proust per il personaggio della duchessa di Guermantes – fino alla grande danzatrice Isadora Duncan. Quest’ultima andava pazza per i suoi abiti dalla linea impero che non contemplavano l’uso del corsetto.Era il 1906 quando Poiret creò il suo primo abito privo di busto. Come avrebbe ricordato in seguito: «Ho combattuto in nome della libertà per l’abbandono del corsetto e l’adozione del reggiseno». Su questa affermazione si possono sollevare dei dubbi, visto che il suo gesto rivoluzionario era stato dettato essenzialmente da motivi estetici.L’attrazione per gli esotismi lo sollecitò infatti a realizzare gonne ad anfora così strette lungo l’orlo da costringere chi le indossava a fare passi piccolissimi. Cecil Beaton nel suo libro The Glass of Fashion (1955) a questo proposito scriveva: «Obbligava le sue vittime a portare fili di perle sotto il mento, le caricava di pendule volpi bianche, le trafiggeva con fantastici asprì, le imprigionava (come si legano le zampe anteriori di un cavallo per impedirgli di scappare) in gonne ad anfora simili a quelle indossate dalle donne negli harem». Nel 1911 l’amore per l’Oriente, intensificato anche dagli audaci Ballets Russes di Diaghilev in scena a Parigi, gli diede lo spunto per gratificare il suo temperamento megalomane e per organizzare uno dei balli in costume più famosi del secolo: La fête de la mille et deuxième nuit. Quell’anno fu uno dei più felici della sua carriera. Reduce da un viaggio a Vienna dove era venuto a contatto con la Wiener Werkstätte – laboratorio di arti applicate fondato nel 1903 da Josef Hoffmann, dal pittore Koloman Moser e dal banchiere Wärndorfer – creò l’Atelier Martine (dal nome della sua prima figlia) dedicato alla decorazione di interni e, poco dopo, lanciò una linea di profumi Les Parfums de Rosine dal nome dell’altra sua figlia: Rosine. La sua notorietà era ormai al culmine. «Le duchesse – appuntava nel suo diario Jean Cocteau – sono pronte a farsi vestire, svestire, mettere in costume da Paul Poiret. Sognano solo di diventare la sua favorita, le fodere di seta e pelliccia dei cuscini, i paralumi e i tappeti dell’harem del sultano della moda».Poi arrivò la guerra e le sontuose odalische di Poiret lasciarono il posto a legioni di garçonne capitanate dall’astro nascente Coco Chanel. La sua carriera era ormai alla fine ma non la sua stella che, oltre ad aver illuminato nel tempo la strada di creatori come Elsa Schiaparelli e Walter Albini, Gianni Versace e John Galliano, continua a essere più che mai splendente. —