la Repubblica, 12 ottobre 2024
Intervista a Sofia Goggia, che ha ritrovato la strada grazie a Baggio e un foglio bianco
La Coppa del mondo parte senza Sofia Goggia. Ma per lei non sarà un dramma saltare l’apertura di Sölden, le gare di novembre, perché il peggio è già alle spalle. Sono stati mesi durissimi, lacrime e dolori lancinanti, e quando si avvicinava il momento di stringere con la preparazione la campionessa olimpica è tornata di nuovo in sala operatoria per rimuovere la placca con sette viti applicata per la frattura scomposta della tibia. L’infortunio del 5 febbraio ha lasciato tracce pesanti, per questo serve leggerezza, «l’importante è star bene, sereni, poi focalizzarsi di giorno in giorno sulle cose ordinarie che ti danno la possibilità di fare cose straordinarie. Voglio approcciarmi a questa stagione senza alcuna aspettativa» dice nel backstage dell’Armani Teatro di Milano con gli occhi resi ancora più luminosi dal maquillage già esibito la sera prima alla cena dello stilista.
Sofia, come sta?
«Bene così. Mi sento quasi quella di prima, da quando ho tolto quella piastra che sporcava le mie emozioni. Sono contenta perché metterò gli sci nelle prossime settimane, faremo dei primi giorni molto blandi, giusto per respirare e adattarmi a neve e scarponi. L’11 novembre partirò per Copper Mountain, dove mi allenerò un mese. Sono molto fiduciosa».
La sua riabilitazione ha colpito chi l’ha seguita sui social.
«Ho patito molto, per due mesi ho pensato di essere morta.
Umanamente ho sperimentato il gelo e il buio. Ma adesso mi sento veramente bene, ho voglia di sciare, di provarci».
A maggio è andata a casa di Roberto Baggio, un altro campione spesso ferito.
«Ero confusa, stavo cercando una strada, parlando con lui per trovare conforto. Sai, quando sei disperata ti aggrappi a tante cose, no? E vorresti vedere un barlume nel buio di te stessa. Eravamo seduti a tavola, nei grandi spazi della villa di Altavilla Vicentina, e lui a un certo punto mi prende il braccio, mi guarda con quegli occhi di vetro e fa: “Decidi tuper te stessa. Il resto sono solo grandi se…”. Mi ricorda quella persona che mi ha regalato un foglio».
Un foglio?
«Sì, è arrivato quest’estate a casa mia, e mi ha detto: “Ho un regalo per te.
Ma vorrei che aprissi questo foglio quando ti sentirai pronta. Qui dentro c’è quello che vorrei che tu facessi”.
Aspetto qualche giorno, poi una sera lo apro ed era un foglio bianco. L’ho trovato bellissimo: nessuno mi dice quello che devo fare, sono io chedecido per me stessa».
A Parigi ha visto Paola Egonu indossare finalmente la medaglia d’oro olimpica che lei ha vinto nel 2018: quanto è complicato gestire una vita da star come la vostra?
«Essere vincente significa avere attorno tante cose a cui puoi dire benissimo di no, però sai anche che questi sono i tuoi anni e, egoisticamente parlando, capitalizzare e chiudere certi contratti di sponsorizzazione diventa un vantaggio. Non è tanto il fatto di vivere da star: giovedì ero in Austria, ho preso un volo e mi sono fatta portare in hotel da un autista, mi sono cambiata, truccata per la cena Armani. Il giorno dopo sono andata alla conferenza stampa della Fisi, poi altri impegni ancora. Se avessi fatto tutto questo il primo anno di Coppa sarei tornata in hotel piangendo disperata. Ci fai l’abitudine, devi capire dov’è il tuo limite e cosa può ledere il tuo stato psicofisico.
L’importante è l’organizzazione: posso fare tutto con un margine di 7 minuti al massimo di ritardo».
A febbraio ci sono i Mondiali, ma poi dopo, Milano Cortina...
«Come l’oro olimpico non c’è niente».
E se in Coppa tornasse davvero la sua amica e rivale Lindsey Vonn? Ha fatto allenamenti importanti nelle scorse settimane.
«A 31 anni non ho più la brillantezza di quando ne avevo venti. Avevo un pozzo di energie inesauribile. Lei dovrà fare i conti con un’assenza di cinque anni, in cui ha avuto delle operazioni alle ginocchia. Ma se guardo questa storia con gli occhi della Sofia dei primi anni, dico che sarebbe fantastico poter gareggiare di nuovo con Lindsey».