Corriere della Sera, 12 ottobre 2024
Flat tax per chi, in fuga da Londra, viene da noi
Londra La stangata fiscale è in arrivo e i ricchi fanno le valigie. Il governo laburista britannico è alla disperata ricerca di 25 miliardi di sterline (30 miliardi di euro) necessari per evitare un ritorno all’austerità, ossia ai tagli della spesa pubblica che hanno caratterizzato i conservatori. Ma il Labour, prima delle elezioni, aveva promesso di non alzare l’Irpef, l’Iva o i contributi sociali, ossia quelle che chiamano le tasse sui «lavoratori»: e dunque il peso dei sacrifici dovrà ricadere su chi «ha le spalle più larghe», come ha detto il primo ministro Keir Starmer.
Perciò si parla di aumentare il prelievo sui redditi da capitale, di tassare eredità e pensioni d’oro, di stringere la rete sui non-dom (i ricchi residenti ma non domiciliati) e sui gestori dei fondi di investimento, di imporre tasse sulle scuole private. La Cancelliera dello Scacchiere (ossia la ministra delle Finanze), Rachel Reeves, sta esplorando le soluzioni per spremere denaro dai contribuenti più facoltosi: ma molte di quelle ipotesi creano più problemi di quanti non ne risolvano e dunque grande è il clima di incertezza in attesa del Budget, la legge di bilancio prevista per il 30 ottobre.
I paperoni britannici, tuttavia, hanno preferito giocare d’anticipo: ed è partito l’esodo verso destinazioni fiscali più accoglienti. In testa ci sono gli Emirati, ma in Europa spicca l’Italia, grazie al regime agevolato introdotto già nel 2017 per quei ricchi stranieri che trasferiscono la residenza nel nostro Paese: si paga una flat tax di 100 mila euro, che questa estate il governo Meloni ha portato a 200 mila, in ogni caso briciole per chi ha redditi milionari.
L’Italia sta dando la caccia attivamente ai nababbi d’Oltremanica per convincerli a migrare da noi: non a caso, martedì scorso si è svolto un evento nella nostra ambasciata di Londra, guidata da Inigo Lambertini, durante il quale gli avvocati degli studi Belluzzo, Maisto e Legance hanno illustrato a una gremita e attenta platea i passi da fare per trasferirsi armi e bagagli (e sterline) a sud delle Alpi.
Finora sono circa 5 mila i soggetti in tutto il mondo che hanno approfittato della flat tax italiana e di questi una fetta importante è arrivata dalla Gran Bretagna: si tratta in genere di banchieri e manager della finanza che dalla City hanno traslocato soprattutto a Milano. Ora, con i laburisti al governo, l’interesse per l’Italia si è moltiplicato.
Starmer si è posto come obiettivo quello di rimediare allo stato disastroso del settore pubblico britannico: sanità, scuole, carceri, autorità locali, tutto ha bisogno di investimenti. Ma la coperta è corta, anche perché il debito pubblico ha toccato il 100% del Pil e il governo si è impegnato a ridurlo entro cinque anni. La Cancelliera ha perfino ventilato qualche alchimia contabile, ma i mercati sono in allarme e lo spread dei titoli di Stato su quelli tedeschi sta salendo. Allo stesso tempo, misure punitive contro i più abbienti rischiano di far scappare chi crea ricchezza e deprimere entrate fiscali e crescita dell’economia. È una quadratura del cerchio che rischia di sfuggire ai laburisti, con conseguenze imprevedibili.