Corriere della Sera, 12 ottobre 2024
Perché la Macronomics non ha funzionato
Momento complicato per la Francia di Emmanuel Macron, che nel 2017 arrivò all’Eliseo forte delle sue credenziali di banchiere ex Rothschild e di «Mozart della finanza», come alcuni amavano chiamarlo, stregati dalle competenze economiche e dal fascino del più giovane presidente della storia francese. Sette anni dopo, anche quell’immagine di efficienza tecnocratica è in crisi.
Nonostante i successi nella lotta alla disoccupazione (al 7,1%), le misure della «Macronomics» alla fine non hanno dato i risultati sperati. La formula rivendicata da Macron – riduzione delle tasse, aiuti alle imprese, più posti di lavoro quindi più introiti per lo Stato – ha funzionato solo fino a un certo punto, forse perché i nuovi impieghi sono poco qualificati e hanno generato poco reddito e pochi ricavi fiscali. In ogni caso, i conti pubblici sono in condizioni disastrose, e giovedì sera il premier Michel Barnier ha dovuto presentare un progetto di legge sul budget che deve fare il miracolo di trovare 60 miliardi. La discussione all’Assemblea nazionale comincerà mercoledì, con esiti imprevedibili: il Rassemblement national dovrebbe mantenere il suo appoggio esterno al governo. Ma le mozioni di censura si susseguiranno e non è impossibile che una di queste passi, facendo cadere Barnier.
In ogni caso, la situazione è preoccupante: il deficit ha superato il 6% del Pil nel 2024 e i 60 miliardi da trovare servono per ridurlo almeno al 5% nel 2025. Per riuscire nell’impresa il premier Barnier punta a ottenere 40 miliardi tagliando la spesa pubblica, e gli altri 20 aumentando le tasse alle poche famiglie molto ricche – «sopra il mezzo milione di reddito l’anno per una coppia senza figli» – e alle imprese particolarmente floride, ma ci sono misure che riguarderanno molti francesi. Per esempio, tasse più alte a carico di chi affitta appartamenti ammobiliati, e rincaro della bolletta dell’elettricità.
Accanto agli sforzi per trovare i soldi, c’è poi l’altra questione: come è stato possibile? Il 26 settembre scorso il tasso di interesse sulle obbligazioni francesi a cinque anni ha superato quello della Grecia: Parigi si finanzia con un tasso al 2,48 per cento, Atene al 2,40. Come si è creata una voragine finanziaria che mina la fiducia dei mercati? «Ho trovato una situazione molto più grave di quanto fosse stato annunciato», ha detto Barnier appena arrivato a Matignon, sulla poltrona di premier.
Il ministro delle Finanze Bruno Le Maire, secondo i suoi collaboratori, avrebbe provato a lanciare l’allarme, ma il presidente Macron avrebbe preferito chiudere gli occhi fino all’ultimo per non essere costretto a prendere misure impopolari. Secondo l’Obs il 20 marzo scorso, quando al mattino Marine Le Pen si prendeva gioco dei «Mozart della finanza che hanno creato 900 miliardi di debito», la sera si è tenuta all’Eliseo una riunione di crisi.
Macron ha ascoltato i vari pareri, poi ha deciso di non decidere. Adesso il deputato socialista Philippe Brun chiede una commissione d’inchiesta e l’audizione del ministro Le Maire «perché un simile buco di bilancio non si è mai visto nella nostra storia».