Corriere della Sera, 12 ottobre 2024
Il favoloso mondo di Elly
«A 15 anni, con i miei risparmi, ho comprato una chitarra elettrica. Ascolto musica indie, come i Mumford & Sons, i Radiohead, e i canadesi di The Rural Alberta Advantage. Una loro canzone, “Four night rider”, mi dà sempre la carica». Questa è la prima intervista di Elly Schlein dopo essere diventata segretaria. A Vogue Italia, il 25 aprile dell’anno scorso. Quella in cui parlava dell’armocromista Enrica Chicchio, per capirci. Che aveva fatto rizzare i pochi capelli rimasti in testa alla vecchia guardia del Pd. E va bene. Ma poi uno dice: che fine ha fatto allora Così com’è, il primo disco che dice di aver comprato con la sua paghetta a 11 anni? Quello che l’ha portata a duettare sul palco invitata da J-Ax, dopo che il cantante aveva messo un like a un suo post contro Giorgia Meloni sul salario minimo? Quello che le ha aperto la strada a un super applauso al grido: Elly una di noi?
Certo che l’ha comprato quel disco, neanche chi è in malafede potrebbe mai credere che se lo è inventato. Poi sì, un po’ assomiglia a quegli artisti che in qualunque piazza vadano incensano: siete un pubblico meraviglioso! O a quei calciatori che sono stati in mille squadre e a ogni nuovo ingaggio giurano ai tifosi: finalmente, questa sì è la mia squadra del cuore!
Niente di male, peccato veniale, di quelli che Dio non li segna. Poi da qui si arriva alla seconda affermazione: «Sono un’aspirante regista, e questa aspirazione con tutta probabilità resterà tale. Ma per me la politica è un contratto a termine, ci si sta solo finché si è utili al Paese». E allora non c’è dubbio che Elly sia più che convinta di continuare a essere utile all’Italia per lungo tempo. Non solo perché la politica non la lascia mai nessuno, a meno che non venga accompagnato alla porta con una certa decisione. E pure dopo si resta a fare la cosiddetta risorsa della Repubblica, scattando ogni volta che squilla il telefono, sperando che sia il presidente, e invece è quasi sempre l’Enel. Ma soprattutto perché la sua strategia è tutt’altro che ingenua.
Non che una fetta del Pd gliela passi liscia. Svolta pop? Ma quale svolta pop, si borbotta. Qui è tutto pop. Elly è tutta comunicazione e distintivo. Una continua campagna elettorale, mai un’intervista politica, se scrive un libro è un libro di pensierini. Segue la cantilena delle lagnanze. Elly che balla sul camion del Pride, che va bene, per carità. Schlein che si congratula con Alan Friedman per Ballando con le stelle. La segretaria che canta: O! O! O! Occhi di gatto! Un altro colpo è stato fatto! Ancora lei che si fa prendere in braccio in coppia da Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, e pure da un operaio di Fincantieri, ché Benigni e Berlinguer hanno comunque fatto scuola. Elly che abbraccia Matteo Renzi sul campo di calcio della Partita del cuore. Schlein che lancia la campagna dell’estate militante e poi chi la vede più fin quasi all’autunno. Lei che si dispiace per l’outing che ha esposto in foto la sua riservata compagna Paola Belloni, ma intanto parliamone. E poi le serie tv, i gialli scandinavi tra vento e neve, The Crown, Stranger Things. Il cinema di Kim Ki-duk, la Playstation, Monkey Island, il pianoforte che suona da quando aveva 5 anni, la campagna per Obama, le tre cittadinanze, Yanis Varoufakis, niente automobile e due biciclette rubate, Carola Rackete, Alexandria Ocasio-Cortez, Zerocalcare e la concessione del Ken Loach di Piovono pietre alla sinistra old style.
Insomma, c’è di che far girare la testa. E infatti, quell’altra parte dell’elettorato Pd, quella che le ha consentito di diventare segretaria sovvertendo il verdetto degli iscritti che avevano scelto Stefano Bonaccini, se la coccola e ci spera, ché magari anche alle prossime politiche non la vedranno arrivare.
Nel tortellino magico, la cerchia ristretta della segretaria, non ci si preoccupa poi troppo delle critiche interne. L’obiettivo è solo marcare stretta Giorgia Meloni, che pure si è giovata di un esordio pop, con lei e sua sorella che danno fuoco alla casa, che rifiutano l’anello magico del potere di Tolkien, fino al ritornello del cartone animato: «È Memole il nome mio, folletto sono io, in una foresta sto, e tanti amici ho».
Le insidie però sono dietro ogni angolo, a cominciare dalle prossime Regionali. La promessa del tre a zero in Liguria, Umbria ed Emilia-Romagna un po’ vacilla, e alla fine il Pd potrebbe pure perdere due a uno, e qualcuno all’interno non aspetta altro per giocare il gioco della Torre con il segretario di turno. Ma comunque, intanto, Elly continua la sua partita per irrobustire elettoralmente il Pd, forte di una lezione che ha imparato lavorando per Obama: «È possibile attrarre persone molto diverse tra loro». L’alleanza è in forse? Giuseppe Conte litiga con Matteo Renzi, Carlo Calenda non può vedere Nicola Fratoianni e tutti e quattro non si sopportano tra loro e tantomeno amano il Pd? Pazienza, ci penserà la legge elettorale a costringerli a unirsi. Del resto, uno dei film preferiti da Elly, preso dalla robusta collezione del padre, è L’armata Brancaleone.