La Stampa, 11 ottobre 2024
Una cordata per Siena
Una cordata per costruire un nocciolo duro di imprenditori che garantisca stabilità, e italianità, al futuro di Mps, capitanati da Enrico Marchi, numero uno di Banca Finint e di Save Aeroporti e un partner commerciale che rilevi una quota di minoranza significativa, ma senza diritti di governance. Il sogno del Mef per il futuro di Siena prende corpo sempre più velocemente. Ma l’obiettivo del Tesoro è quello di tenere le carte coperte fino alle elezioni regionali di novembre, quando si andrà alla urne per scegliere i governatori di Emilia Romagna, Liguria e Umbria. Solo dopo si procederà alla discesa nel capitale di Rocca Salimbeni dove il Mef detiene poco più del 25 per cento. Anche perché sul futuro dell’ex banca della sinistra italiana, si gioca molto del presente della Lega: all’interno del partito guidato da Matteo Salvini non ci sarebbe unità d’intenti. Il leader vorrebbe una partecipazione rilevante per incidere sulla strategia della banca, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti vuole vendere per andare avanti con il piano di privatizzazioni varato dal governo e rispettare gli impegni presi con l’Unione europea.
E così le pedine, hanno già iniziato a muoversi lungo la scacchiera e negli ambienti finanziari il dossier Mps ha ripreso a circolare con insistenza. Soprattutto dopo che a interessarsene sarebbe proprio Marchi. Un anno fa il banchiere aveva messo in piedi una cordata per rilevare da Gedi – il gruppo che edita questo giornale – i quotidiani del Nord Est e adesso avrebbe iniziato un giro tra imprenditori, casse previdenziali e gruppi industriali per verificare la fattibilità di dare vita a una newco.
L’idea sarebbe quella di replicare uno schema simile a quello di F2i-Rete Digitale, il veicolo che all’inizio di quest’anno ha raccolto un miliardo di euro da investire in Netco, lo spin off della rete Tim, a fianco di Kkr e del Mef. In quel caso a investire sono state soprattutto casse previdenziali e fondazioni bancarie. Motivo per cui tra i primi soggetti contattati da Marchi ci sarebbe l’Enpam, la ricca cassa dei medici e dei dentisti che peraltro possiede già l’1,99% di Banco Bpm. Marchi avrebbe parlato anche con Gianluigi Aponte: il numero uno di Msc, che ha appena rilevato il Secolo XIX, non avrebbe chiuso la porta all’operazione, ma prima di aderire vorrebbe valutare con attenzione la propria esposizione verso l’Italia. Non tanto per una questione di risorse economiche – che non sono un problema -, quanto per pura opportunità.
L’obiettivo sarebbe quello di raccogliere 500-750 milioni di euro: una cifra che ai prezzi attuale vale tra il 7,5 e l’11,5% di Mps. Abbastanza per dare vita a un nucleo solido di investitori di lungo termine capitanati da un banchiere del nord est storicamente vicino alle istanze della Lega, come dimostrano i suoi rapporti con il governatore Luca Zaia.
Una mossa che potrebbe aiutare proprio la Lega a digerire la vendita di un altro pezzo di Mps a Unipol. Il colosso assicurativo della Coop già primo azionista di Bper e Banca Popolare di Sondrio con quasi il 20% del capitale e sarebbe interessato a replicare un modello simile che si poggi sulla distribuzione delle polizze assicurative. L’amministratore delegato, Carlo Cimbri poche settimana fa aveva spiegato di «poter essere interessato a una partnership assicurativa con Mps» e, in quell’ambito, avrebbe valutato l’acquisizione di una quota dell’istituto non superiore al 10%, vale a dire una partecipazione «che non richieda autorizzazioni». Il nodo dell’operazione riguarda l’accordo che Siena ha in essere con Axa proprio sulle assicurazioni: l’intesa è valida fino al 2027, ma i legali stanno già studiando come sciogliere il patto in caso di necessità. «Non ho interessi di governance su Mps» ha poi ribadito Cimbri sottolineando che la banca potrebbe quindi «aggiungersi alla nostra strategia e non integrare la nostra strategia» con lo scopo di allargare la propria capacità distributiva, in particolare nel ramo danni.
Sullo sfondo, l’operazione si intreccia con il disegno di Marchi – appoggiato da Goldman Sachs – di fondere Finint Infrastrutture con F2i per creare il campione tricolore degli aeroporti: un’operazione definita «una barzelletta» dal sottosegretario Federico Freni – il Mef partecipa F2i attraverso Cdp Equity – e osteggiata dagli stessi vertici del fondo, ma che il banchiere veneto non vuole abbandonare. —