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 2024  ottobre 09 Mercoledì calendario

Il mistero della protesta di Crosetto(che diserta il Consiglio dei ministri)

Che il titolare della Difesa abbia deciso una sorta di protesta silenziosa lo hanno capito anche i ministri alleati: le assenze del collega infatti sono diventate così tante che non potevano più essere frutto solo di coincidenze. Al punto che c’è chi si è spinto a chiedere lumi a Meloni. Ricevendo una risposta che ha confermato il problema: «Per i ministri venire in Consiglio è un dovere. Dopodiché si va avanti lo stesso. Il governo non si ferma perché qualcuno fa le bizze». Ma oltre le parole ha colpito lo sguardo della premier, il senso di vuoto che in quel frangente non è riuscita a nascondere. Perché il legame tra Meloni e Crosetto è considerato inossidabile, forgiato nelle difficoltà di un progetto che (quasi) tutti ritenevano fosse condannato all’immediato fallimento.
Invece lei e lui dopo il battesimo di Fratelli d’Italia sono arrivati al governo, ognuno con il proprio (difficile) carattere che però non ha mai incrinato il loro legame. E ancora oggi la premier dice che «Guido per me è un fratello, anche se stavolta non lo capisco». Non si capisce neppure il motivo per cui Crosetto abbia messo una distanza tra sé e sua «sorella», disertando le riunioni del Consiglio dei ministri come a voler evidenziare lo strappo. Se si eccettua la presenza al Cdm che ha formalizzato la nomina di Luciano Portolano a capo di Stato Maggiore della Difesa, nel governo hanno contato «una decina di sue assenze».
Quella frase
Il ministro disse:
se Giorgia
non mi vuole
sono pronto a lasciare
Tante per un ministro della Difesa, soprattutto in una stagione per nulla ordinaria, con i conflitti in Ucraina e in Medio Oriente che alimentano il disordine mondiale. E in questo contesto misterioso, pare che Crosetto non abbia motivato a Meloni le ragioni del distacco, magari con una richiesta di incontro o con una telefonata. Così come da parte sua «Giorgia» ha evitato di inasprire la situazione, mettendo subito a tacere quanti sono andati a raccontarle certe battute agrodolci che «Guido» avrebbe fatto su di lei davanti a molti testimoni. I due non hanno neppure avuto modo di scambiarsi una battuta al passaggio di consegne dei capi di Stato Maggiore: la premier non era presente alla cerimonia, anche se il generale Portolano l’ha citata due volte nel suo intervento.
Così tutto resta sospeso tra Meloni e Crosetto. E le interpretazioni sui motivi che hanno spinto il titolare della Difesa a issare un muro riempiono i conversari dei rappresentanti di governo alleati. Che si concentrano sul «conflitto» tra il ministro e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano sull’operato dei servizi. Materiale incandescente che aveva prodotto tensioni nei giorni di fine estate, quando – nel pieno del caso di dossieraggio che ha colpito anche il rappresentante della Difesa – erano diventate di dominio pubblico le critiche di Crosetto verso i vertici dell’Aise, contenute nell’esposto presentato alla Procura di Perugia.
Le ipotesi
Nell’esecutivo c’è chi pensa che la frattura nasca dal caso dossier e dalle critiche ai Servizi
In quel passaggio si erano avvertiti sinistri scricchiolii nel rapporto tra «Giorgia» e «Guido», per via di una frase che il ministro aveva lasciato trapelare: «Se Meloni non mi vuole, lascio». Oggi Crosetto verrà ascoltato dal Copasir proprio sulla questione dei dossieraggi. Dopo varie denunce presentate sarà «felice» di fornire la sua valutazione dei fatti al Comitato per la sicurezza della Repubblica. Ma se è importante rapportarsi con il Parlamento, resta da capire se e quando arriverà a chiarirsi anche con la premier. Perché al momento regna l’incomunicabilità che a Meloni appare «incomprensibile».
In ogni caso questa condizione non potrà durare a lungo. Lei è premier, lui ministro della Difesa. E in mezzo c’è la responsabilità di affrontare una crisi internazionale senza precedenti e gestire i dossier interni. Per esempio, dopo la nomina del generale Portolano a capo di Stato Maggiore della Difesa, ci sarà da decidere a breve il successore di Teo Luzi, attuale comandante generale dell’Arma dei carabinieri. Si vedrà quanto ancora potrà durare il silenzio di Crosetto e la sua assenza dal Consiglio dei ministri. Perché lo stallo non rischia solo di pregiudicare un rapporto di amicizia. Ma di provocare un problema politico.