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 2024  settembre 07 Sabato calendario

Biografia di Daniele Capezzone

Daniele Capezzone, nato a Roma l’8 settembre 1972 (52 anni). Politico. Giornalista. Saggista. Opinionista. Dal 2023, dopo un colpo di fulmine con Antonio Angelucci, è direttore editoriale di Libero. Ruolo che gli garantisce una presenza fissa sulle reti Mediaset • «Pannelliano da giovane, deputato forzista, oggi molto vicino a Giorgia Meloni ed editorialista di Retequattro» (Gino Verità) • «Il re degli scassabiglie» (Giancarlo Perna) • «Un talento straordinario davanti alle telecamere» (Vittorio Feltri) • «Un egocentrico. Un narcisista. Ma anche un politico di serie A» (Piero Chiambretti) • Ex segretario dei Radicali (2001-06), dopo una clamorosa rottura con Marco Pannella cambiò schieramento e divenne portavoce di Forza Italia (2008-09, poi del Pdl dal 2009 al 2013). «Era quel giovane evangelizzatore bruno, con gli occhiali e l’abito blu che, nei tg delle 20, si materializzava sui marciapiedi romani di via Condotti, suo pulpito preferito, per cantare le lodi del Signore (il premier B.) e demonizzarne gli avversari» [Guido Quaranta, L’Esp 27/11/2015]. Cacciato anche da B., passò con i Conservatori e riformisti di Raffaele Fitto, partitino poi confluito in Direzione Italia, a sua volta confluito in Fratelli d’Italia. Sempre riuscito a riciclarsi nel sistema mediatico e su internet grazie alle sue doti affabulatorie • Vista la sua parabola, tutti gli danno del venduto e del trasformista • «Capezzone, lei prima era il delfino di Pannella: ora è la triglia di Berlusconi!» (Antonio Cornacchione) • «Tu non sei il padrone, tu sei il maggiordomo... Il padrone è un altro! È Berlusconi il padrone. [...] Ma vedi che parla come il suo padrone. Gli ha insegnato anche il vocabolario...! [...] Ma che rispetta gli altri?! Se ogni elezione stai dall’altra parte rispetto a quella precedente! Dai, su... Rispetta gli altri!» (Marco Travaglio) • «Zompa de qua, prima facevo gli scioperi della fame, ora vado a pilates» (Neri Marcoré) • Lui però non si scompone: «Non c’era nulla di cambiato, ero liberale, liberista e libertario come lo ero sempre stato. Anzi mi si rimprovera proprio che io, da quando avevo 17 anni a ora che ne ho 50, dico sempre le stesse cose, e non c’è una sola cosa su cui abbia cambiato posizione».
Titoli di testa «Capezzone mi osserva sornione dal suo ufficio di presidente di commissione, aspettando che abbia terminato la rassegna dei suoi assistenti. La sua graziosa figura si staglia sull’uscio in sontuosa giacca azzurro laghetto e cravatta verde ramarro. “Quale onore!”, dice col tono pigliafondelli e mi tira dentro la stanza, chiudendo la porta» [Giancarlo Perna, Giornale 7/8/2006].
Vita Romano de Roma, cresciuto a Monteverde vecchio. Figlio unico di Felice e Anna Gandini, titolari di un negozio di abbigliamento. «Pare che fossi un bimbo buono, simpatico e discretamente rompicoglioni, come si può intuire anche oggi» • Maturità classica al San Giuseppe de Merode, ora di religione e messa tutti i giorni. «Una scuola cattolica da cui sono uscito con il massimo dei voti e con il minimo della fede» • Dopo il liceo, Legge alla Luiss. Ottimi voti, ma molla prima della laurea. «Mi ero stufato. Volevo seguire la mia vera passione che poi mi ha assorbito 15 ore al giorno» • Dicono che chi si avvicina a Pannella ha la vita distrutta, niente amore, famiglia, studi. Tu per esempio? «Figlio modello, studente modello, due terzi degli esami con la media del trenta, ma non ero contento. Il primo gennaio ’98 andai a una manifestazione radicale, mi avvicinai pateticamente a Pannella e gli dissi: “Onorevole vorrei conoscerla”. Tre anni e mezzo dopo sono divenuto segretario dei Radicali italiani». Quanti esami hai dato dopo che hai conosciuto Pannella? «Nessuno». Vedi? È la prova! «La prova de che?». Che mangia la vostra vita culturale. «Ma quale vita culturale? Nun ce provà Sabbé». E anche la vita sentimentale. «Di gente che racconta la sua vita sentimentale e sessuale ne trovi ad ogni angolo di strada, quindi mi sottraggo» [a Claudio Sabelli Fioretti, Corriere Magazine 5/8/2004] • In molti strabuzzano gli occhi quando Capezzone diventa segretario dei radicali italiani a soli 29 anni. «Ultimo di una lunga serie di giovani talentuosi che parte da Francesco Rutelli e Giovanni Negri per finire con Marco Cappato e lui» [Giorgio Del Re, Sette 2001]. «[...] il radicale più educato mai esistito in Italia. Provate, se ritenete, a bloccarlo per strada. Prima vi ringrazierà tantissimo, anche cinque grazie di seguito, e poi non vi lascerà più. Trentaquattro anni. Deputato, presidente della Commissione attività produttive, segretario del partito. “E opinionista di Markette di Pietro Chiambretti [...] Lì intercetto la fascia smart di pubblico [...] Né di destra né di sinistra. Con le proprie idee, che ha voglia di capire [...] Dormo quattro ore a notte, ogni giorno in un luogo, la settimana fila via senza un minuto di pausa [...]”» [Antonello Caporale, Rep 25/10/2006] • «[...] Daniele non scherza: vera macchina da guerra, dichiaratore a getto continuo, tanto evoluto nell’arte di sviluppare la propria immagine [...] Abilissimo nel piazzarsi in tutti i crocevia della politica quanto lo è Pannella nel rifuggirne […]. Ecco, dunque, nella direzione radicale il segretario appuntarsi al petto la medaglia per “averle azzeccate tutte: l’agenda Giavazzi, la legge Biagi, il tavolo dei volenterosi”. Se non c’ero io, sembra dire Capezzone, il partito sarebbe scomparso, cespuglio all’ombra dell’Ulivo. L’altra faccia della medaglia è quella denunciata [...] da Pannella: “Il Partito è in una situazione che non ha mai conosciuto, come organizzazione sta molto male. Credo che Daniele abbia mandato agli iscritti sì e no una lettera in un anno, la stessa convocazione del congresso io non l’ho ancora ricevuta...”» [Ugo Magri, Sta 1/11/2006] • «L’ambizioso Capezzone […] era schiettamente di destra ma aveva portato i Radicali dall’altra parte, all’abbraccio con i socialisti. La lista della Rosa nel pugno aveva preso il 2,6%, fu decisiva per la nascita del governo Prodi. Andava in tv tutto serio a dire: “Vogliamo più Blair, vogliamo più Zapatero”. Sinistra, laicismo e libertà. Durò poco. Litiga con Pannella e Bonino. Leggendario il bestemmione di lei in diretta radio: “Non ci sei solo tu, Daniele, nel mio piccolo sono importante pure io, porco di un …!”» [Tommaso Rodano, Fatto 12/6/2020] • Capezzone è sempre più insofferente nei confronti del governo e della Rosa nel Pugno. Arriva al punto di rifiutarsi di votare la finanziaria. «Daniele ormai è coccolatissimo dai “berluscones”, Sandro Bondi in testa. Al punto che non è azzardato scorgere in lui i tratti da potenziale futuro protagonista della destra liberale, quasi un Cameron all’italiana. Perché bravo, Capezzone, lo è di sicuro [...]» [Ugo Magri, cit.] L’addio alla segreteria del Partito radicale è accompagnato da un duro scontro con Marco Pannella, che dichiara: «Ciascuno è fatto come è fatto, però dal primo giorno Daniele ha creato gravi difficoltà e io ho dovuto difenderlo contro antipatie e critiche giuste e dire “guardate che questo qua è un grande valore che arriva, un tesoro di cui dobbiamo fare tesoro”, ma per suo carattere tutto ciò è come scontato, poi se uno gli dice che ha un neo sulla punta del naso s’incazza» • Quando vi siete sentiti l’ultima volta? «Qualche mese fa, mi pare». Come vi siete lasciati? «E che stiamo a fa’, la telenovela dì cui sopra? Marco ha commesso il grave errore di consegnarsi mani e piedi a Prodi. A ciò si aggiunge la campagna di insulti in atto da mesi nei miei confronti che non ha convinto tanti tanti tanti tanti tanti radicali e non». Insomma, non gli parla più. «Se anche Marco mi imputerà il buco dell’ozono, l’eruzione del Vesuvio e le repressioni in Birmania, io non replicherò» [Romano, cit.] • Sia come sia, Capezzone fa i bagagli. Si offre a Berlusconi tramite Sandro Bondi e si trasferisce nelle stanze berlusconiane. «Entrato col ruolo di semplice portavoce (prima del Pdl poi di Forza Italia), ha via via guadagnato posizioni profittando degli arretramenti altrui e sostenendo con pervicacia l’elementare tesi secondo cui “il capo ha sempre ragione” […] Se c’era qualcuno che provava a far ombra al Cavaliere, Capezzone si ergeva a sua difesa come un mastino. Lo sa bene Gianfranco Fini che all’apice del dissidio con Silvio venne brutalmente colpito […]: “Fini non può nascondere che la sua unica bussola è un’ostilità personale, livorosa e ossessiva alla persona del premier, il tutto sulla pelle del Paese”. Stesso trattamento, anni dopo, per Alfano e quelli del Ncd: “Stanno comprando tempo per compiere l’assassinio di Berlusconi”. Per non parlare di magistrati, avversari politici, alleati troppo autonomi. Tutti sottoposti al “trattamento Capezzone” che con fiera antipatia si è fatto artiglio del capo, graffiando in vece sua, stilettando chiunque capitasse a tiro» [Renato Pezzini, Mess 17/7/2014] • «Capezzone, dopo una traversata del deserto durata cinque anni con tanto di astinenza parlamentare, seguita alla veloce piroetta che nel 2008 l’ha trasformato in pasdaran berlusconiano, non meritava forse un piccolo ma adeguato riconoscimento? Eccolo dunque presidente della commissione Finanze della Camera. Una bella rivincita: è uscito da presidente di commissione, allora le Attività produttive, è tornato da presidente di commissione. Che fine hanno fatto gli stracci che volavano con il Pd fino all’altro ieri? Acqua passata... Ma anche questo è il nuovo che avanza» [Sergio Rizzo, Cds 8/5/2013] • Capezzone interpreta benissimo il suo nuovo ruolo. Ogni giorno, su tutti gli organi di informazione, difende il Cavaliere. «Quando non aveva nessuno da rimbrottare, si adoperava in altri modi per conquistare i favori del padrone di casa. C’è chi ha addirittura raccontato che pur di essere ben accolto da Dudù, il cagnolino della Pascale che si metteva ad abbaiare ogniqualvolta lo vedeva, gli abbia somministrato di nascosto quantità industriali di biscotti per ingraziarselo. Forse solo una leggenda metropolitana, di quelle che si fanno circolare per spiegare carriere difficilmente spiegabili e che sembrano destinate a non finire mai» [Pezzini, cit.] • Ma gli anni d’oro di B. stanno per terminare. Il 4 ottobre 2013, dopo la condanna definitiva da parte della Cassazione, il Parlamento vota la decadenza. Sono momenti difficili. Si respira un’aria di disfacimento. Le casse di Forza Italia sono vuote. Le fatture non vengono saldate. Parlamentari e consiglieri si rifiutano di pagare l’obolo. Il sito Forza Silvio viene chiuso. La nuova sede del partito a Palazzo Fiano costa troppo, non si paga più l’affitto, i mobili vengono pignorati. «Le continue guerre intestine, la sensazione che tutto era avviato verso la fine e le prepotenze del Cerchio magico avevano in effetti innescato una specie di esodo. Per cui se ne andò Verdini, in odore di intelligenza con Renzi, ma dopo aver spedito a Berlusconi una lettera che cominciava con “Caro Silvio, non meriti più il mio affetto” e terminava “finirai nel burrone”. Se ne andò Michaela Biancofiore, la valchiria che faceva cantare al cagnolino Meno male che Silvio c’è, e fu straziante: “La voce mi si spezza, Forza Italia è la mia vita, le ho dato la mia salute, la mia forza fisica, i miei principi, mi è venuto un tumore, un’ischemia...”. Con Raffaele Fitto si arrivò alle male parole e, sempre in pubblico, quasi alla colluttazione fisica. “Io non sono come gli altri che ti leccano il culo!” gridava puntando il dito sotto il naso del Presidente. “Sei un parroco democristiano,” gli rispondeva Berlusca. In un angolo, secondo gli immancabili retroscena, Brunetta non sapeva che pesci prendere» [Filippo Ceccarelli, B. 2024] • Anche Capezzone subisce lo stesso destino. Berlusconi, furioso, durante un’assemblea del partito: «Vai, vai pure con Fitto». «Liquidato con una battuta, dopo otto anni di onorato e fedelissimo servizio. Lui rimane impietrito, silente, incredulo. Come chi scopre all’improvviso che dopo una vita spesa a far da sentinella ai voleri del capo e a spedire nell’elenco dei cattivi i suoi detrattori si può finire a propria volta fra gli indesiderati in un istante. Basta un semplice: “Io non sono d’accordo”» [Pezzini, cit.] • Per qualche tempo Capezzone sparisce dai radar. «S’immerge e scompare. Quando riaffiora è un pensatore salviniano. Il programma del giovane Capezzone era “pacs, droga e Giavazzi”. Sarebbe a dire: diritti gay, antiproibizionismo e liberismo. Ora Capezzone twitta contro i migranti, denuncia i “pacchi francotedeschi” e descrive con giubilo “lo spettacolare fallimento del progetto europeo”, liscia il pelo di @matteosalvinimi un giorno su due. “È la sua natura” scrisse Francesco Merlo in un formidabile ritratto. “Come don Abbondio che non aveva coraggio, Capezzone non ha un io” […] Il nostro, che non ha mai smesso di definirsi “liberale”, è diventato una delle firme di punta de La Verità di Belpietro, il quotidiano corsaro che ha cavalcato con talento gli spiriti animali dell’ascesa salviniana. L’ultimo Capezzone twitta garrulo nella cerchia dei Bagnai, dei Borghi, dei Rinaldi, dei Porro: è diventato uno degli intellettuali di riferimento nella galassia virtuale della destra “sovranista” […]. Apprendiamo con un certo sgomento dalla piattaforma eTrender, uno degli aggregatori che calcolano l’influenza dei profili social, che Capezzone sarebbe addirittura tra i primissimi trendsetter in Italia […]» [Rodano, cit.] • «L’ex politico (che ha varcato i confini del Parlamento attraversandoli da destra a sinistra come una lama calda nel burro) è ormai ospite fisso di molte trasmissioni Mediaset […] Spara a zero (anche legittimamente) su quanto fatto e non fatto dal governo, difende a spada tratta (anche negando le evidenze) quanto fatto (o non fatto) dalle Regioni amministrate dal centrodestra. Insomma, è il nuovo pontificatore della televisione commerciale italiana […] E, ormai, è anche l’idolo dei sovranisti. Ogni volta che il suo volto (con tanto di dito puntato) compare in televisione, ecco che sui social partono “lettere d’amore”: “Sei il migliore”, “l’hai asfaltata/o”, “ci vorrebbero politici come te” […] Come se il passato e le battaglie fatte negli anni ’90 e all’inizio del nuovo Millennio fossero state cancellate con un colpo di spugna. Il potere della televisione e dell’affabulazione» [Enzo Boldi, Giornalettismo 17/11/2020].
Amore Scapolo incallito. «C’era un tempo, piuttosto recente, in cui Daniele Capezzone dichiarava di voler “vivere in un Paese senza sesso” e catechizzava chi, come Alessandro Cecchi Paone, “ha desideri di outing a sette giorni dal voto”. Ora l’outing, o più correttamente il coming out, lo ha fatto lui, Capezzone medesimo. Domanda: “È mai stato sedotto da un uomo?”. Risposta: “Credo a una cosa che ha detto lo scrittore Jorge Luis Borges, ‘bisogna avere una mente ospitale’. Ho avuto rapporti di amicizia e oltre con ragazze e ragazzi”. Dove la notizia è tutta nell’avverbio. Oltre, appunto. La rivelazione è in edicola sulle pagine patinate di Eva Tremila, dove si apprende che il “gran bravo ragazzo” Capezzone [...] presidente della commissione attività produttive della Camera, ama “le persone che pensano”, preferisce i boxer a slip e perizoma, non disdegna quella “istituzione benemerita” che sono a suo giudizio i film porno, parla anche nei momenti più intimi (“il dialogo è essenziale, altrimenti sarebbe solo macelleria”) e mai e poi mai si farebbe spalmare la crema solare da un politico. “Dio ce ne scampi, avrei paura si fregassero anche la crema”» [Monica Guerzoni, Cds 20/10/2006]. Il sito Gay.it lo elesse miglior amico degli omosessuali in Italia. I sogghigni di Ignazio La Russa: «Capezzone bisex? L’ho capito da come mi guardava».
Religione Agnostico. «So di non sapere, ma ho un enorme rispetto per chi ha il dono della fede».
Tifo Vero che è romanista? «No. Sono felicemente agnostico anche nel calcio. Diciamo che sono uno zemaniano».
Vizi «Sia detto con molta serenità: se un cane antidroga si presenta a Montecitorio gli va in tilt il naso».
Curiosità Non ha la patente • Gira in motorino ma a Roma ha paura delle buche • Obiettore di coscienza, ha fatto il servizio civile a Legambiente • Si lava le mani in continuazione • Adora i film di Bergman. «Lo vedo e lo rivedo periodicamente e vi trovo vette di intelligenza e di umanità che tuttora mi lasciano ammirato» • Ascolta gli U2 • «Un gioco stimolante per me è passare da Bach alla classica contemporanea» • Non gli piacciono le discoteche: «Mi è sempre pesato che si potesse parlare così poco» • Autore preferito: Pirandello • Grande amante dei gatti • La sua micia certosina Giuditta è popolarissima tra i suoi followers • Oggi sui social si definisce «atlantista, liberale classico» • Dice che non gli manca Pannella. «Come canta De André, “è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati”» • Nell’ottobre 2010, poco lontano dalla sede del Pdl in via dell’Umiltà, a Roma, uno sconosciuto gli si avvicinò e lo prese a cazzotti.
Titoli di coda «Vorrei realizzare una scuola per opinionisti che intendo intitolare: Martiri di Daniele Capezzone. Ormai l’opinionista è una pietra fondante della tv, sono sempre gli stessi in tutti i programmi, una specie di compagnia di giro. C’è il tuttologo, il geopolitico, il virologo e poi c’è quello che non sa dov’è il Donbass, però ne parla» (Gene Gnocchi).