Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  settembre 09 Lunedì calendario

Biografia di Colin Andrew Firth

Colin Andrew Firth, nato a Grayshott, in Gran Bretagna, il 10 settembre 1960 (64 anni). Attore. Premio Oscar 2011 per il ruolo di Giorgio VI ne Il discorso del re. Per quel ruolo ha vinto anche il Golden Globe, il premio BAFTA e due Screen Actors Guild. Ha recitato in 2 cortometraggi, 17 film per la televisione e 60 pellicole per il cinema: tra queste, A Single Man, Il diario di Bridget Jones, Mamma Mia!, Love Actually, La ragazza con l’orecchino di perla, Un matrimonio all’inglese. È commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico (un grado non abbastanza alto per potersi fregiare del titolo di Sir). «La risposta britannica a Brad Pitt» [Jasper Gerard].
Titoli di testa «Non c’è niente di più noioso di un attore che parla del suo lavoro».
Vita Figlio di David e Shirley Firth, insegnanti di storia e religione nati in India perché i loro genitori erano missionari protestanti in quel Paese. È il maggiore di tre fratelli e anche gli altri due, Kate e Jonathan, sono attori • «“Mia madre è sempre stata interessata dallo studio comparato delle religioni. È molto panteista. Da poco ha preso anche un dottorato e l’argomento della sua tesi era la morte e il lutto nella comunità Gujarati a Southampton: si è persino studiata l’Hindi per scriverla. Le interessano tutte le religioni, vede qualcosa di buono in tutte. Mio padre invece la vive in modo molto più intimo e personale. Da giovane, trovava questa esposizione interculturale alla religione un po’ eccentrica? Per niente, non è mai stata eccentrica, per me era normale. In realtà ho fatto molta più fatica ad adattarmi a scuola dove c’erano molti pregiudizi su questo tipo di cose. Ho vissuto i primi quattro anni della mia vita in Nigeria, ospitavamo di continuo amici dall’India, c’era moltissima varietà culturale sotto il mio tetto da giovane, un vero privilegio. Per questo trovo ogni forma di commento razzista o di pregiudizio religioso molto difficile da accettare. Perché i suoi erano in Nigeria? Mio padre insegnava lì. Lo fece per pura curiosità. Fece domanda per un posto all’estero… penso nell’equivalente di una scuola superiore» (intervista della National Public Radio americana) • «La Nigeria è anche paura, è una donna pazza che una notte sceglie l’amaca nella nostra veranda come bivacco e porta scompiglio. Abitavamo nel nord, a Zaria. A Lagos non sono mai stato. Ma è vero che oggi la cultura del paese si concentra lì. Amo la loro musica, sono stato fan sfegatato di Fela Kuti, di King Sunny Adé e di tutto il genere Jùjú. Adoro scrittori giganti come Chinua Achebe, o Ken Saro-Wiva, impiccato con altri intellettuali del Movement for the Survival of Ogoni. […] Paese ricchissimo, ma la popolazione non può godere di questa ricchezza» [a Davide Burchiellaro, Marie Claire] • «E dove altro avete vissuto? Ah… be’… perlopiù in Inghilterra, dopo. Mio padre cambiò parecchie scuole, passò anche a insegnare in un college… credo che questo significhi due o tre traslochi. Per un anno siamo stati anche negli Stati Uniti, a Saint Louis, ho fatto le medie lì. Ma poi siamo tornati in Inghilterra, posso dire che la maggior parte della mia giovinezza l’ho passata in Inghilterra» [alla National Public Radio] • Vittima dei bulli. «I suoi compagni di classe nell’Hampshire lo chiamavano “Yankee” per la sua permanenza negli Usa, così si è sempre sentito un po’ diverso dagli altri. “Cercavo di adattarmi, come un camaleonte e mi è sempre piaciuto fantasticare, come i bambini. Bisogna essere infantili per fare l’attore”» [Gerard, cit.] • Colin da bambino vuole fare il medico come suo nonno ma andare a scuola non gli piace: «Pensavo fosse noiosa e mediocre» [Bbc] • A 10 anni interpreta Jack Frost nella recita scolastica (Jack Frost è un personaggio allegorico dell’inverno in Inghilterra, ndr) e decide che vuole fare l’attore. «Recitare gli piaceva moltissimo. All’epoca andava di moda Batman, giocava a fare Batman tutto il tempo, ho dovuto fargli un costume… Noi siamo entrambi convinti che sia importante per i bambini seguire i propri sogni – questo era il suo – e ci si è dedicato fin dall’inizio» [la mamma Jean alla Bbc] • Va alle superiori nella cittadina di Eastleigh ma dopo il diploma molla gli studi e si trasferisce a Londra: trova lavoro nel reparto costumi del National Theatre e nel 1980 è ammesso al Drama Centre di Chalk Farm, una scuola di recitazione. Lì, nel 1983, gli fanno fare Amleto e viene notato dallo sceneggiatore Julian Mitchell, che vuole mettere in scena il suo dramma Another Country, la storia di un gruppo di liceali degli anni trenta: «Cercavo i due protagonisti principali: un esuberante ragazzo gay e un burbero ragazzo comunista […] Il personaggio gay era già stato interpretato da Rupert Everett, poi da Daniel Day Lewis, un ruolo difficile. […] Quando Colin venne al provino era riservato, introverso, ma mi piacque. Gli demmo la parte di Bennet (il gay, ndr), anche se era palese non fosse per niente un tipo esuberante non serve per forza avere il carattere della parte che interpreti. Una recitazione straordinaria, capii che poteva essere uno degli attori più talentuosi della sua generazione» [Mitchell ad Adam Jacques, The Independent] • «Julian era il primo autore che avessi mai incontrato: era il mio secondo provino, nella sua casa di Chelsea, e mi sembrava di incontrare il Mago di Oz. […] Probabilmente lui pensò che fossi un tipo terribilmente serio, perché ero spaventato a morte da quel provino in soggiorno» [Firth a Jacques, cit.] • L’opera diventa un film, tra gli attori c’è anche Rupert Everett e tra i due nasce un rapporto odio-amore. «Rupert Everett: “Ero rimasto piuttosto attratto da lui quando ci siamo conosciuti. Recitava la stessa parte che in quell’opera teatrale avevo interpretato io. Ho pensato che nel film lui avrebbe dovuto essere l’altro personaggio. Così, sì, ho insistito molto perché in Another country - La scelta ci fosse anche lui. Poi appena ha cominciato a recitare l’ho detestato! Me ne rammarico molto. Da dove veniva quell’odio? Gelosia, credo!”. Colin Firth: “Rupert mi aveva visto con una copia di The Guardian ed è bastato: poi, per completare l’idea che aveva di me, ha aggiunto la chitarra, il background in un college non dei più prestigiosi, nel corso degli anni l’ha rifinita con un paio di sandali e il repertorio folk di Peter, Paul and Mary... e ha messo tutto insieme. I props, ovvero tutta quell’oggettistica, sono frutto della sua inventiva – ma come ritratto della mia natura più profonda riconosco che c’è qualcosa di vero. E io non sono il tipo che permette alla verità di rovinare un buon burlesque”. Everett: “Colin non è d’accordo, ma ricordo che continuava a strimpellare la chitarra, portava un paio di sandali, e cantava canzoni di protesta. Dei sandali! Strimpellava Lemon Tree! Lui dice che è tutto falso. E immagino che lo sia, che io fossi geloso e lui semplicemente troppo bravo”. […] Poi avete lavorato insieme in Shakespeare in love. Ma quando avete cominciato a essere amici? Firth: “L’amicizia è iniziata davvero con L’importanza di chiamarsi Ernest, nell’estate del 2001”. Everett: “Continuavamo a ridere. Perché Judi Dench ride un sacco, e lo stesso vale per Colin e per Anna Massey. Siamo proprio stati bene. E dopo siamo diventati grandi amici”» (a Luke Leitch, Vogue] • Per anni Firth fa solo piccole parti per la tv, ma poi la sua carriera decolla: nel 1989 recita in Venom di Milos Forman; nel 1995 è Mr. Fitzwilliam Darcy nell’adattamento televisivo di Orgoglio e Pregiudizio, il ruolo che lo rende celebre. Diventa famoso in una scena in cui fa il bagno nello stagno di Pemberley: «È il più sexy degli attori britannici, con e senza vestiti (bagnati) addosso. Dice di non identificarsi con il fascinoso rubacuori che tanto spesso ha portato sugli schermi, ma per l’esercito delle sue fan, Colin Firth, bello e aristocratico, resta un oggetto del desiderio. [...] A prova del suo passato proletario sfodera battute in purissimo accento dell’Hampshire. Racconta addirittura di aver fatto parte di una band “hippie con accenti punk”. Difficile crederlo a vederlo con indosso un impeccabile completo di sartoria, abito di scena, come si affretta a precisare» [Gerard, cit.] • La sua camicia bagnata è stata venduto a marzo per 30 mila sterline • Firth è terrorizzato che il ruolo di Mr Darcy gli resti addosso e le battute su quel personaggio lo accompagnano per i successivi nove film. Nel 1996 recita in Il paziente Inglese, nel 1998 Shakespeare in Love, nel 2001 Il diario di Bridget Jones, nel 2003 Love Actually e La ragazza con l’orecchino di perla, dove interpreta Vermeer. Un successo dopo l’altro • «Firth rasenta la perfezione» [Philip French, The Guardian] • «Quando ho visto Mamma Mia! ho avuto bisogno di vomitare» [The Guardian] • Nel 2010 vince il premio Bafta come migliore attore per The Single Man. Ma è Il discorso del Re, nel 2011, in cui Firth interpreta il balbuziente Giorgio VI durante la seconda guerra mondiale, che gli vale l’Oscar come migliore attore • «Non rinnega i ruoli interpretati in pellicole sentimentali. “Non me ne frega niente di quelli che dicono che faccio film mielosi”. Può infatti snocciolare una sfilza di ruoli non romantici che però, ahimè, sono passati inosservati, come il “minatore alcolista e violento” portato sugli schermi all’epoca di Orgoglio e Pregiudizio. Confessa di essersi stufato delle “tensioni anni 80”, di tutti i film di Ken Loach sul sottoproletariato» [Gerard, cit.] • Ha una passione per l’Arsenal • Dal 13 gennaio 2011 è la 2429ª personalità ad avere una stella sulla Hollywood Walk of Fame • Nel 2011 recita nel film di spionaggio La talpa di Tomas Alfredson, tratto dal romanzo omonimo di John le Carré, al fianco di Gary Oldman, Mark Strong e Tom Hardy. Nel 2013 è protagonista del thriller Devil’s Knot - Fino a prova contraria, in cui interpreta un investigatore che indaga sulla morte di tre bambini di otto anni insieme alla madre di uno di questi, interpretata da Reese Witherspoon. Nel 2014 è accanto ad Emma Stone nel film Magic in the Moonlight di Woody Allen, e nel 2015 recita insieme a Samuel L. Jackson a Taron Egerton e a Michael Caine nel film di spionaggio Kingsman - Secret Service, che si rivela un grande successo, incassando 400 milioni di dollari. Nel 2016 prende parte al terzo capitolo di Bridget Jones, dal titolo Bridget Jones’s Baby, accanto a Renée Zellweger e Patrick Dempsey. Nel 2018 è ne Il ritorno di Mary Poppins, diretto da Rob Marshall, sequel del celebre film Mary Poppins, che vede Emily Blunt nei panni della celebre tata • Ultimi film: Il giardino segreto di Marc Munden (2020), Supernova di Harry Macqueen (2020), Secret Love di Eva Husson (2021), L’arma dell’inganno di John Madden (2022), Empire of Light di Sam Mendes (2022), Ritrovarsi in Rye Lane di Raine Allen-Miller (2023). Di recente si è unito al casto di Young Sherlock • Attivista: Bob Geldof ha praticamente smesso di fare il musicista per dedicarsi alle cause umanitarie. Lei potrebbe fare una cosa del genere? «No, sono troppo egoista. Però, mi creda, questo tipo di impegno, oggi, porta più critiche che vantaggi. Tanti: i più cinici pensano che lo si faccia per vanità ed esibizionismo. Certo che è paradossale avere una bella casa, vivere bene come vivo io e poi andare a trovare i coltivatori di caffè in Etiopia. Ma non si può utilizzare la celebrità solo per avere il tavolo migliore al ristorante o viaggiare in prima classe». Che cosa succede, concreta- mente, quando uno come lei va in Africa?
«Che la gente del posto è felice di vedermi e di sapere che mi sto interessando a loro. Anche se sanno benissimo che nessuna delle mie iniziative può cambiare radicalmente la loro situazione e men che meno liberare il mondo dalle sue tragedie. Però la solidarietà non è qualcosa che si possa misurare, entrando in una logica tipo “Oggi ho salvato un rifugiato”, “Io, invece, ne ho salvati due”. Altrimenti, davvero, non serve più a niente» [Vanity] • Colin Firth parla italiano, conosce (e apprezza) i film di Giuseppe Piccioni e riesce a scorrere i quotidiani, accorgendosi non solo di certe anomalie politiche del nostro Paese, ma anche della grande differenza che separa il «giornalese» dall’italiano parlato. Ha persino provato a leggere Oceano mare di Alessandro Baricco [Vanity] • «Adoro gli insulti in italiano. Vengono usate con molta più parsimonia di quanto facciamo in inglese. La mia parola preferita è stronzo. Significa pezzo di merda in generale ma in italiano ha una valenza molto più specifica. Significa si pezzo di merda ma pezzo di merda galleggiante. Adoro dire le parolacce in italiano. E poi c’è un’altra cosa che adoro dell’italiano, l’idea del fare ’bella figura’, qualcosa che noi non abbiamo. Gli italiani hanno molto a cuore questa cosa, il fare una buona impressione. E loro hanno le parole adatte ad intendere questo concetto» [al Time].
Amori Il 21 giugno 1997 sposa la produttrice romana Livia Giuggioli, nel 2017 ha ottenuto la cittadinanza italiana iuris communicatione: «I due si erano conosciuti nel 1996 in Colombia, sul set della miniserie Nostromo. Il nostromo era Claudio Amendola: il trentacinquenne Colin Firth non era ancora così famoso, la Darcy-mania dovuta a Orgoglio e Pregiudizio sarebbe scoppiata da lì a un attimo. Livia aveva 26 anni ed era una studentessa romana giunta lì per un’esperienza da assistente di produzione. Colin, che girava scene a cavallo assai pericolose e aveva appena rischiato di rompersi il collo, racconterà: “Stavo passando momenti miserabili e avevo davanti altri quattro mesi di riprese e lei è apparsa. È stato amore a prima vista, ho immediatamente sentito che era straordinaria. Era una bellezza italiana e la donna più intelligente del pianeta”. Colin, che era reduce da una storia con l’attrice Meg Tilly, dalla quale aveva avuto Will». Colin e Livia hanno due figli: Matteo e Luca. «Tutto molto splendente, finché il 6 marzo 2018 spunta sui giornali una storiaccia d’infedeltà. Si scopre che l’anno prima i Firth hanno denunciato il corrispondente dal Brasile dell’Ansa, Marco Brancaccia. Il giornalista sostiene d’aver avuto con Livia una relazione durata due anni e confessa di aver scritto all’attore per rivelargli di essere stato con la moglie. I Firth fanno sapere che è tutto a posto, stanno ancora insieme. Passano poi 17 mesi, e ora si scopre che, forse, di quella tempesta non restava solo l’eroico esempio di aplomb inglese dimostrato da Colin davanti all’email rivelatrice del rivale. Pare che gli avesse risposto: “Lei vuole farmi soffrire, ma a me spiace che soffra anche lei”» [Candida Morvillo, Cds] • Si separano nel 2019 • Dal 2022 sta con Maggie Cohn, produttrice e sceneggiatrice statunitense.
Titoli di coda «Non mi chieda che cosa piace alle donne, non sono un esperto».