10 settembre 2024
Tags : Bashar Al Assad
Biografia di Bashar al-Assad
Bashar al-Assad, nato a Damasco l’11 settembre 1965 (59 anni), politico. Presidente della Siria dall’estate del 2000, quando morendo suo padre Hafez – presidente dal 1971, «l’uomo cui forse sono dedicate più state in tutto il Medio Oriente» (Marta Serafini) – gli lasciò in eredità la carica, instaurando così una dinastia repubblicana di fatto • Detto dai sostenitori «il leone di Damasco» (come Hafez prima di lui), dai detrattori «il macellaio di Damasco» • Considerato dall’Occidente un dittatore • Nel 2010 fu fatto Cavaliere di gran croce decorato di gran cordone dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana: titolo revocato due anni dopo «per indegnità» • «Nel documentario della Bbc A Dangerous Dynasty un tutor britannico, assunto dalla famiglia per insegnare l’inglese al fratello Basil, ricorderà: “Una volta ho incontrato Bashar mentre stava entrando in casa ma non sono riuscito ad avere un contatto visivo con lui, teneva sempre gli occhi bassi”» [Marta Serafini, Cds].
Titoli di testa «È ancora lì, rigido e impalato sul trono di quella “jumlukiya” – sarcastico ma azzeccatissimo accrocco di due termini, “jumhuriya” (repubblica) e “malikiya” (monarchia) (...) “Se cade Assad – è stato il mantra regionale per un decennio – cade tutto il castello mediorientale”. Non è vero, ma finora ha funzionato. Da Clinton ai Bush, da Obama a Trump, da Chirac a Macron a Erdogan, tutti a turno si sono più o meno scornati con la Siria. E con il suo riluttante presidente, che sembra sempre voler dire: “Io non volevo, ma…”» [Ferrari, Avvenire].
Giacca e cravatta È alto un metro e 89 centimetri • «Non si fa quasi mai vedere in divisa. Lui – è questo il messaggio che c’è dietro – non vuole esser il classico dittatore mediorientale, come Saddam Hussein e Mu’ammar Gheddafi. Le sue apparizioni sono quasi sempre in giacca e cravatta, in alcuni casi anche in semplice camicia» [Mauro Indelicato, InsideOver] • «Dà l’impressione di essere un gentleman. (...) Ciò non toglie che la responsabilità di quanto sta accadendo in Siria la porta lui, non la sua domestica» ha detto nel 2019 a Stefano Lorenzetto il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico che a Damasco ha gli uffici nel quartiere delle ambasciate a 700 metri da quelli del presidente.
Padre «A causa della povertà, il nonno di Bashar al-Assad non poté mandare all’università il figlio Hafez, che fin da adolescente si era iscritto al partito laico socialista Ba’th. L’unico escamotage per scalare in fretta la vetta sociale era la carriera politica abbinata a quella militare, che Hafez intraprese fino a diventare generale dell’aviazione. Entrato in carica nel 1971 in seguito al colpo di Stato avvenuto di quattro anni prima, Hafez mantenne lo stato d’emergenza e aumentò le agenzie di intelligence interne, che infiltrarono capillarmente tutti i settori della società. C’è un detto siriano che sintetizza il potere smisurato dato da Hafez ai servizi segreti: “In Siria ci sono più agenti dei servizi segreti che siriani”» [Roberta Zunini, Fatto] • «Un governo che prende a modello politico la Corea del Nord. (...) I turisti che giravano per i banchi dei mercatini della capitale e facevano il bagno nelle piscine degli alberghi non se ne rendevano conto – che magnifico paese arabo, la Siria – ma qualsiasi tentativo di riformismo politico o anche soltanto il sospetto di volere riforme oppure una delazione costava al disgraziato di turno la sparizione per anni in una delle prigioni di isolamento piazzate in zone remote» (Daniele Raineri) • Kissinger aveva ribattezzato Hafez al-Assad il Bismarck del Medio Oriente per la sua «feroce intelligenza».
Prima Bashar ama i computer e nuotare • Oltre all’arabo, parla bene l’inglese e il francese, imparato da bambino alla scuola arabo-francofona al-Hurriya di Damasco • Nel 1988 si laureò in medicina all’università di Damasco, lavorò poi per un po’ come medico nell’esercito e nel 1992 andò a Londra per specializzarsi in oftalmologia al Western Eye Hospital, perché l’oculistica è una materia «molto precisa, che non presenta quasi mai emergenze, e dove c’è molto poco sangue» [a Joan Juliet Buck, Vogue].
Successione Terzo di cinque fratelli • Nel 1994 il fratello maggiore Basil muore: «a soli 31 anni, la sua Mercedes imboccò a velocità elevatissima una rotatoria nei pressi dell’aeroporto di Damasco, si capovolse e l’erede designato – oggi venerato come un martire – morì. C’era per la verità un altro Assad, il fratello Maher, che avrebbe potuto prenderne il posto. Ma era poco duttile e troppo incline alla violenza. Toccava dunque a lui» [Giorgio Ferrari, Avvenire] • Il padre Hafez richiama Bashar, che sta ancora a Londra, in Siria. Gli prepara una carriera militare velocissima e qualche incarico politico, come la promozione di una campagna contro la corruzione e la guida della Syrian Computer Society perché è appassionato di tecnologia • Il 10 giugno 2000 Hafez, mentre è al telefono con il presidente libanese, ha un infarto e muore • Poche ore dopo, il parlamento modifica la costituzione: abbassa l’età minima per diventare presidente da 40 a 34 anni, cioè l’età di Bashar alla morte del padre. Una settimana dopo, il partito Ba’ath – di fatto partito unico in Siria – elegge Bashar nuovo segretario generale. Un mese dopo, Bashar è l’unico candidato alle elezioni presidenziali: ovviamente vince, prendendo più del 97 per cento dei voti. Mandato di sette anni.
Inizi All’inizio sembra voler liberalizzare l’economia e la politica, dando respiro all’opposizione, allentando i legami con l’Iran. Pensò addirittura ad una normalizzazione dei rapporti con Israele (e a cascata con gli Stati Uniti): in un’intervista del 2009 diceva a Nicola Lombardozzi e Alix Van Buren «se vogliamo fare un calcolo degli interessi americani e siriani, beh arrivo a dire che per l´80 per cento coincidono, e mi lascio un margine del 20 per sicurezza» • Ma i buoni propositi svaniscono presto: torna, come il padre, a chiedere la restituzione delle alture del Golan, occupate da Israele nel 1987 • Si avvicina ai libanesi di Hezbollah, ai palestinesi di Hamas, all’Iran e alla Russia di Putin. Guadagna alla Siria la qualifica di «Stato canaglia» • «Pretese che un qualsiasi accordo di pace con Israele fosse accompagnato da un contingente di armi o da qualsiasi altro aiuto economico dall’esterno volto a mantenere la potenza del suo regime. Gli americani rifiutarono, e di riflesso l’interesse di Assad per un processo di pace scemò drasticamente» [Neil Lochery, L’occidentale].
Guerra civile La primavera araba soffia anche in Siria, e nel 2011 nascono le prime proteste che chiedono le dimissioni del presidente Bashar • «Era il 15 marzo 2011 quando migliaia di giovani cominciarono a occupare le piazze delle principali città del Paese. Scandivano tutti lo stesso slogan, “Presto verrà il tuo turno, dottore!”, riferendosi ai dittatori appena deposti dalle altre primavere arabe e agli studi di oftalmologia di Assad. Ce lo ricorda Mohammed Bakr, che incontriamo a Salqin e che prima della guerra faceva il giudice a Homs, una delle culle della ribellione, dove ai cecchini del regime veniva impartito l’ordine di centrare i bambini per fiaccare il morale degli adulti. “Sono fuggito da Homs perché la polizia rastrellava chiunque avesse manifestato contro il presidente. I più fortunati erano torturati in carcere per mesi, gli altri subito uccisi con un colpo di pistola alla testa”, dice l’ex magistrato che oggi riesce a sfamare la sua famiglia soltanto con una bancarella di scarpe vecchie. “So bene che in nome di un Islam radicale, i jihadisti ci hanno scippato la nostra rivoluzione che chiedeva più libertà e più giustizia sociale, ma so anche che dall’altra parte c’è un regime sanguinario, spalleggiato da eserciti stranieri guidati soltanto da interessi geopolitici”. Se si guardano le cifre, la tragedia siriana appare come la più grande catastrofe umanitaria dalla Seconda guerra mondiale. L’anno scorso un inviato dell’Unicef parlò addirittura di “emergenza biblica”. Ai tanti morti che secondo una stima al ribasso avrebbero raggiunto quota 385mila, vanno aggiunti i 6,6 milioni di siriani fuggiti all’estero (3,5 milioni dei quali in Turchia), e i 6,7 milioni di sfollati interni, con un conflitto ancora in corso e che, per via del traballante cessate il fuoco raggiunto un anno fa, continua a provocare vittime. Nel Paese quasi l’80% della popolazione vive sotto la soglia della povertà, con una crisi economica aggravata da una pericolosa crisi alimentare. Soffocato dagli sforzi bellici e dalle sanzioni occidentali, dopo la svalutazione dell’estate scorsa, Assad è stato costretto a stampare nuova moneta» [Pietro Del Re, Avvenire 2021] • «Hamza, un ragazzino siriano di 13 anni che nel marzo del 2011, all’inizio della Primavera Araba, scrisse su un muro “Verrà il tuo turno, dottore”, riferendosi a Bashar al-Assad, che come noto è oftalmologo. Arrestato dalla polizia, Hamza venne torturato a morte, restituito alla sua famiglia col viso tumefatto, il corpo bruciato, il collo spezzato, il sesso tranciato» (Emmanuel Carrère riporta il racconto dell’avvocato di un attentatore del Bataclan) • Assad reprime le proteste con violenza, dice che tra gli oppositori si nascondono terroristi fondamentalisti: per dieci anni uccide civili e distrugge città con il pretesto di combattere le infiltrazioni jihadiste • L’Occidente lo sanziona: «Sembra che l’Occidente abbia più fiducia in al-Qaida che in me» (allo Spiegel, 2013). Mantiene il sostegno della Russia • «Quando esplose la rivolta, l’Occidente riteneva che Assad sarebbe stato spazzato via in pochi mesi (...): fu così che iniziò l’afflusso dei jihadisti e dei foreign fighters ai confini tra Turchia e Siria, con i soldi dei sauditi e del Qatar e l’assenso di Parigi e di Washington, che a Bashar preferivano gli affari con le monarchie del Golfo e i sunniti. Gli esiti di questo calcolo sbagliato sono stati sconvolgenti» [Alberto Negri, Sole] • «Ho conosciuto un miliziano islamista siriano che si vantava di poter tenere in vita per settimane un prigioniero da cui voleva sapere “la verità” sottoponendolo ogni giorno a turni di feroci torture: il mio record è due settimane!, diceva. E confessava, con modestia, che aveva imparato la “tecnica” copiando quello che i torturatori di Bashar al-Assad sperimentavano nelle prigioni del regime su oppositori o islamisti» [Domenico Quirico, Rep].
Sarin Nel 2013 l’Onu accusa l’esercito governativo di aver usato armi chimiche (gas sarin) sui civili. Assad respinge le accuse • «Vorremmo ricordarle che ha sempre negato di possedere armi chimiche. Ma adesso, dopo i crimini contro l’umanità del 21 agosto e la conseguente minaccia di una reazione statunitense, ha ammesso di possederle. Non abbiamo mai detto di non avere armi chimiche. Abbiamo sempre detto: “Se le avessimo, allora…” Quando si parla di armi chimiche non si dovrebbe ridere, ma (a causa di questa risposta, ndr) non ci resta altro da fare. In ogni caso, non abbiamo mai mentito» (intervistato dallo Spiegel nel 2013) • A settembre 2013 il New Yorker mette in copertina un disegno che ritrae Assad armeggiare con delle provette da laboratorio, e alle sue spalle Walter White, il popolare protagonista della serie tv Breaking Bad, un professore di chimica squattrinato riciclatosi produttore di droga sintetica • A giugno la Corte d’appello di Parigi ha convalidato un mandato d’arresto internazionale emesso lo scorso anno contro il presidente siriano Bashar al-Assad. L’accusa di crimini di guerra e crimini contro l’umanità compiuti durante la guerra in Siria, iniziata nel 2011. Le indagini, seguite alle denunce presentate da una serie di organizzazioni per i diritti umani per due attacchi compiuti nel 2013 dalle forze governative, rispettivamente a Ghouta Est e a Duma, in cui centinaia di persone furono uccise e in cui furono usate anche armi chimiche [Il Post].
Ricostruzione A dieci anni dall’inizio della guerra, cioè nel 2021, Assad ha praticamente sconfitto i ribelli, ma la Siria è distrutta, e l’Associated Press la definisce «“la Repubblica delle code”, perché la popolazione è costretta a fare code per ogni genere di prima necessità, dalla benzina al pane” e “lo stipendio di un impiegato statale oggi vale 15 dollari rispetto ai 170 di un anno fa”» (Daniele Raineri) • Nelle elezioni presidenziali del 2000 e del 2007 era l’unico candidato e in entrambi i casi ha ottenuto più del 97 per cento delle preferenze (nelle elezioni del 2014 prenderà l’88,7% dei voti, nel 2021 il 95,1%) • «(Nel 2021) particolare irritazione fra gli oppositori ha sollevato il fatto che Assad abbia scelto per votare insieme alla moglie Asma un seggio a Douma, il sobborgo di Damasco simbolo della rivolta» [Luca Geronico, Avvenire].
Religione Alawita - come tutta la sua famiglia, come solo il 9 per cento dei siriani • È una dottrina sciita: viene tenuta per lo più segreta, tramandata solo a pochi iniziati maschi; pare si basi su concetti simil-neoplatonici e gnostici; non accetta convertiti, osteggiata dai sunniti.
Moglie La moglie Asma (nata al Akhras) ha 49 anni • Figlia di un noto cardiologo originario di Homs. Sunnita, come l’80 per cento dei siriani: pare che per questo la madre e la sorella di Bashar, Anisa e Bushra, non volessero proprio che il futuro presidente la sposasse, perché avrebbe significato “uscire” dal clan • Nata e cresciuta a Londra, laureata in informatica al King’s College • Lasciò il lavoro da JP Morgan a novembre 2000 – «il mio capo pensava che stessi avendo un esaurimento perché nessuno molla due mesi prima del bonus» – e a capodanno sposa Bashar in una cerimonia blindata. Non esistono foto (pubbliche) di Asma in abito da sposa • «Alta, chic, con un look occidentale e sempre alla moda, Asma era stata definita agli esordi sulla scena pubblica da Paris Match come “la Lady Diana orientale”» [Negri, cit.] • La coppia ha tre figli, una ragazza (Zein, 20 anni) e due ragazzi (Karim, 19, e Hafez, 22) che hanno studiato alle scuole montessoriane • Nel 2018 è guarita da un cancro al seno, ma ha recentemente annunciato di avere una leucemia. L’ha detto in un video pubblicato sulla pagina Instagram della presidenza siriana, simile a quello con cui mesi fa l’inglese Kate Middleton annunciò di avere il cancro: stessa magrezza, stessa eleganza composta, quasi compassata, stessi capelli lunghi e ondulati, però biondi • Veniva paragonata a Rania di Giordania per bellezza e modernità, ma con l’inizio della guerra civile ha perso ogni credito.
Lusso Un mese prima dell’inizio della guerra civile Vogue America dedicò ad Asma al-Assad un servizio fotografico e un articolo intitolato Una rosa nel deserto. Piuttosto elogiativo, suscitò molte critiche e fu rimosso dal sito della rivista dopo poche settimane • Nell’intervista Bashar raccontò compiaciuto di aver guidato personalmente l’auto con cui lui e la moglie portarono a pranzo Angelina Jolie, rappresentante dell’Onu in visita al loro paese nel 2009, e il marito Brad Pitt, che - a detta del presidente - rimase piacevolmente stupito dall’assenza di agenti di sicurezza • La giornalista Joan Juliet Buck descrisse l’appartamento degli Assad: moderno e senza tende, un lampadario fatto di ritagli di fumetti sopra il tavolo da pranzo, una lavagna dove segnare quando i figli fanno i capricci, un albero di Natale. In un passaggio Asma sottolineava che in famiglia le decisioni venivano prese in modo «ferocemente democratico»: non come nel resto della Siria, risposero i critici • Durante la guerra civile le sanzioni impedivano alla moglie Asma di viaggiare all’estero, e perciò di darsi allo shopping di lusso come da abitudine • Nel 2012 il Guardian riceve dal gruppo di hacker Anonymous la corrispondenza via mail privata del presidente dove si legge «che la moglie di Assad avrebbe speso più di 10mila sterline per candelabri, tavoli e lampadari a Parigi e avrebbe incaricato un suo collaboratore di ordinare una pentola per fare la fonduta su Amazon. Bashar al-Assad sembra occupato a scaricare musica da iTunes (aggirando l’embargo Usa) e ad inviarla alla moglie».
Curiosità Per interpretare il cattivo di Hunger Games, l’attore Donald Sutherland si è ispirato ad alcuni uomini reali tra i quali Bashar al-Assad • Nel 2017 una delegazione di parlamentari europei e russi gli fa visita a Damasco, l’ex senatore Antonio Razzi pubblica un selfie dove sorride accanto al presidente-dittatore • In un’intervista alla Fox del 2017 Trump lo definì un animale • «C’è una foto, una foto strana su cui val la pena di fermarsi. La scattò Saglietti mentre nel convento (di Mar Musa, ad al-Nabk, in Siria, ndr) con una carrucola veniva sollevato un grande ritratto di Bashar al-Assad. Nel 2005 doveva esser esposta con le altre nella mostra su Mar Musa alla Assad National Library di Damasco. Era l’epoca “liberale”, tentatrice di Bashar, che illudeva il suo popolo promettendo riforme e internet. Perfino padre Dall’Oglio fu ingannato, sperò. I mukabarath, gli sgherri del regime, ordinarono di togliere la foto. Non furono obbediti. Bashar visitò la mostra, si fermò più a lungo proprio davanti a quell’immagine. Sorrise. Il suo sorriso tremendo, implacabile, che non dimentica» (Domenico Quirico) • Vaga somiglianza fisica con il conduttore tv Fabio Fazio • «Per Luciano Sampietro, avvocato triestino tra gli studiosi più seri di Nostradamus, l’Anticristo invece ha un altro nome, quello dell’attuale presidente della Siria, Bashar al-Assad: “Nell’Apocalisse di Giovanni il numero che identifica la Bestia è il 666. Secondo la ghematria, la scienza ebraica che studia le corrispondenze numeriche delle parole, il nome Bashar al-Assad equivale alla cifra 666. Non solo: Assan in arabo significa leone. Ma il nome gli fu cambiato da piccolo. Alla nascita si chiamava Wahash, Bestia”» (Luigi Mascheroni, 2007) • Nel 2021 anche Bashar e la moglie hanno preso il Covid.
Titoli di coda «“Io non penso che Assad sia cattivo”, diceva Raed mentre pranzavamo attorno a un telo di plastica steso per terra. “È un somaro, sorretto al centro di un gioco molto più grande di lui da tutta la sua banda di generali e capi delle forze di sicurezza, che sanno che il rais è un simbolo di continuità e quindi deve restare in piedi, al suo posto”» (Raed Fares, attivista democratico siriano ucciso nel 2018, a Daniele Raineri) • «Assad è un cretino che somiglia a uno spazzolino da denti» (Christopher Hitchens).