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 2024  settembre 26 Giovedì calendario

Biografia di Virginia Raffaele

Virginia Raffaele, nata a Roma il 27 settembre 1980 (44 anni). Attrice. Comica. Imitatrice. «Virginia imita, canta, balla, recita, si traveste, si trasforma, si annoda e si snoda. La vedi a teatro e pensi subito a Totò, a Dario Fo e a Gigi Proietti che si scompisciano dal palco invisibile riservato al paradiso della risata» [Marco Travaglio, Fatto 7/5/2022]. «Ladra di facce di professione, talenti da vera fuoriclasse, acrobazie vocali da trapezista, virtuosismi imitativi da funambolo» [Renato Franco, Cds 28/2/2022] • «Grande osservatrice. Talento da vendere. Un fenomeno» [Silvia Fumarola, Rep 14/3/2012] • Divenne celebre per le sue caricature (Roberta Bruzzone, Sabrina Ferilli, Federica Pellegrini, Belén Rodríguez, etc.) a Mai dire Grande Fratello (Italia 1, 2009), Victor Victoria (La7, 2009-2010) e Quelli che il calcio (Rai 2, 2010-2013). Ha lavorato per il cinema, il teatro, la radio e la televisione. Ha condotto Striscia la Notizia assieme a Michelle Hunziker. È stata cinque volte al festival di Sanremo, tre come ospite, due come co-conduttrice • Qualcuno è arrivato a definirla l’erede di Fiorello, cosa che le ha provocato un certo imbarazzo: «Non ho un’ambizione così sconsiderata» Checco Zalone, suo grande amico, le manda vocali scorrettissimi: «Sei la più brava, ma questa cosa è assurda: tu sei femmina» • La verità è che dietro alle sue marionettate ci sono un duro lavoro e una ferrea disciplina. «Sono una perfezionista. Mi preparo in modo maniacale e i miei personaggi li indosso, annullandomi» • Solo il trucco – tra tiraggio, mastice, colla e silicone – le porta via ore, e non le lascia il tempo per i divismi • È serissima, severa, maniacale • Durante le interviste parla poco, ride ancora di meno, si prende tempo per rispondere alle domande • Va in analisi • Dopo gli spettacoli si strugge perché magari una luce non è partita al momento giusto, o un dettaglio non è stato eseguito alla perfezione • Sul palco dell’Ariston era talmente tesa che a volte entrava sul palco, pronunciava il nome del cantante, prendeva i fiori, usciva e dopo due secondi non ricordava più nemmeno chi stava cantando • Non è mai arrivata a sperimentare la depressione, come spesso capita ai comici. «Però sono particolarmente malinconica, solitaria e riflessiva. Ah, aggiungo introversa. Così ho i miei momenti che sono importanti per il lavoro. Quando sono giù di morale devo restare sola, scendere nella tristezza, il più in basso possibile, per poi risalire da sola». Ci riflette un attimo. Poi aggiunge: «Un po’ come Troisi quando rivendicava: “Lasciatemi soffrire da solo, altrimenti non mi concentro”» [Alessandro Ferrucci, Fatto 15/1/2023].
Titoli di testa C’è sempre un inizio, un segnale di fumo che si avvista da lontano e ci chiama. Dove ha trovato in principio il fascino del mestiere? «Nei cartoni animati. Hanno tempi comici perfetti. I vecchi Disney, gli Aristogatti, Ratatouille. La comicità è una bomba a orologeria, è fondamentale il tic-tac del silenzio prima dell’esplosione della battuta. Se sbagli il tempo dell’innesco sei fottuto» [Dario Cresto Dina, Robinson 2/4/2017].
Vita Figlia di giostrai. Nata e cresciuta al Luna Park dell’Eur. «Appena partorita mio padre mi portò in cima alla Ruota panoramica, facevo i compiti sulla Nave Pirata, cenavo caricando i fucili, il primo bacio l’ho dato dietro il Bruco Mela» • I suoi genitori hanno due stand: quello del Tiro al Campari (colpisci tot bottigliette, vinci un orso di pelouche) e quello dei pesciolini rossi (lanci una pallina nelle bocce piene d’acqua, vinci un pesciolino). La nonna è acrobata cavallerizza e clown. «Ricordo mia nonna: faceva molto ridere, faceva di tutto per attrarre il pubblico, dal cantare al cercare di fare battute a chi passava. Mi vengono in mente anche i giri in bicicletta, quel profumo delle estati che stavo lì, con l’odore intenso dei tigli e il rumore delle cicale. Nel mio nuovo spettacolo invito il pubblico a fare il verso delle cicale e mi sembra di tornare lì, in quelle domeniche assolate di noia perché la gente andava al mare ma noi stavamo all’Eur. Ricordo il brivido dei giri in bicicletta a mezzanotte, avevo otto anni e provavo una sensazione di libertà assoluta» [Franco, cit.]. «Mio papà stava allo stand dei pesciolini, mentre io e mia mamma a quello del tiro. Preferivo i fucili e odiavo i pesci perché stavano in una rotonda ottagonale, faceva sempre freddo per l’umidità della vasca e dovevi girare come una trottola, da un banco all’altro. Io facevo da spola tra pesci e fucili, e mio padre mi chiamava con i fischi. Per questo fischio così bene tanto da farne un numero nello spettacolo. Era una situazione surreale che poi è diventata normale, si crea uno strano confine tra chi sta al di qua e al di là del bancone. Per me era assurdo che un bambino stesse a casa con la nonna a fare i compiti, mia nonna era quella dei fucili. Ho vissuto tutto al contrario» [ibid.] • Quindi tu hai sempre lavorato? Mai fatti i tre mesi di vacanza dopo la scuola? «Già a 3-4 anni caricavo i fucili allo stand in cui lavoravamo io e mia madre. Chiudevamo d’inverno solo quattro giorni e tornavamo il venerdì perché nel fine settimana c’era gente. Fino ai 27-28 anni non sono mai andata in vacanza». Ci credo che riesci a sopportare trucchi da quattro ore. «Per me è l’infanzia più bella che mi potesse capitare, anche se era una specie di gabbia dorata. Hai presente The Truman Show, quando Truman va a sbattere contro il fondo della scenografia? Per me il mondo finiva ai cancelli del Luna Park» [Chiara Galeazzi, Rolling Stones 9/2016] • Quando ha capito che sapeva far ridere? «Inconsapevolmente, a tre anni. Montarono un palco ma i miei non mi permisero di salirci finché approfittando della loro distrazione salgo, prendo il microfono e tiro giù una bestemmia clamorosa... parte una risata collettiva, ovviamente i miei non si potevano arrabbiare, io l’avevo sentita lì da qualcuno. Fu un inizio molto rock‘n‘roll» [Franco, cit.] • «Da piccola ero la buffona di classe, ma il mio sogno era fare la ballerina. Ai saggi di danza spesso mi mettevano davanti, e pensavo fosse perché ero brava, invece era perché doppiavo le canzoni e facevo ridere. Ho messo insieme questi elementi, e ho pensato che forse la mia strada fosse quella di far ridere. E poi non c’è niente di più bello che sentire lo scroscio della risata, è un cortocircuito inspiegabile che provochi nelle persone» [Galeazzi, cit.]. «Fin da piccola, per me, far ridere era importante. Alleviare i pensieri degli altri, provocare una risata mi regalava benessere, mi pareva di fare del bene, di avere un superpotere. Il Luna Park è stato il primo palcoscenico e il binocolo a infrarossi per cercare le anime delle persone. Quando venivano al banco dovevi capire da pochi dettagli, fisici o verbali se avrebbero giocato, se potevi insistere, scherzare col cliente oppure no. E quindi già lì alleni un certo tipo di empatia e di abitudine a mettere a proprio agio l’altra persona e a essere accogliente» [Arianna Finos, Robinson 31/12/2022] • «Ho consumato A me gli occhi, please di Proietti e In principio era il Trio di Marchesini, Solenghi, Lopez, avevo le videocassette vhs e le so ancora a memoria. Quando sento Massimo gli cito dei pezzi e lui mi chiede come faccio a ricordarmeli. Una donna che mi ha sempre affascinato da morire è Monica Vitti, per la sua ironica sensualità, la buffa bellezza, un insieme di stupende contraddizioni; e poi ovviamente Franca Valeri e Bice Valori per alcuni dei personaggi meravigliosi che hanno creato». L’incontro da ricordare? «A 15 anni andai a vedere Anna Marchesini a teatro e alla fine mi sforzai di spingermi in camerino per farmi fare un autografo. Quando le dissi che mi chiamavo Virginia, rispose che anche sua figlia si chiamava così: ho pensato come una scema che fosse un segno del destino» [Franco, cit.]. Lei è partita da zero. «Non mancavo una sola trattoria. Bussavo, entravo, chiedevo una sponsorizzazione per i primi spettacoli e a volte, il più delle volte, uscivo senza aver ottenuto nulla. Ma faceva parte del gioco. Nei teatrini, con le maestre impotenti o complici a seconda della distrazione, le scolaresche ci bersagliavano di palle di carta e monetine. Sognavo di incontrare i piccoli barbari per un duello western a fine recita, ma quelli, vigliacchissimi, erano già lontani». Che sapore ha la gavetta? «Quello dell’anonimato tipico della controfigura, della stuntgirl fifona e seppellita sotto terra a meno 10 gradi in una fiction con Gigi Proietti o dei cartoni di pizza sui tappetini delle auto. Un gran casino, allegro. La vita che volevo. Con il mio primo gruppo, due interi e un ridotto, giravamo l’Italia da nord a sud. Anni di sacrifici, caselli e autogrill. Ho percorso la mia strada con orgoglio e con gran divertimento, senza rimpianti, senza piagnistei e senza accontentarmi mai. Dal lunedì al venerdì vestendo certi panni e poi cambiando d’abito nel week-end, al Luna Park, per dare una mano ai miei». «Ho ricevuto tanti no. Alcuni mi hanno ferita, altri mi hanno reso più forte e quasi fatalista. Se non c’è questo ruolo per me- mi dicevo- significa che non è ancora il ruolo giusto». Ha mai dubitato di farcela? «Forse a 15 anni, quando una porta in faccia mi fece più male di altre e per un attimo pensai: “È finita”». Fu solo un attimo? «Un attimo e niente più. Non posso non farcela - mi motivavo - ve state a sbajà. Certo, bella non ero. Avevo più di un difetto fisico e tanti anni di danza non avevano prodotto il miracolo di rendermi più aggraziata. Che vorresti fà, tu? L’attrice? Non hai la faccia giusta mi dicevano ai provini e infatti tra una protesi, una passata di cerone e uno sbaffo di colla, la faccia per poter stare in scena poi me la sono coperta». Provava rancore? «Rancore mai, ma certe volte, ripensando a quei rifiuti, un desiderio lo covo: Ma non potrei incontrare di nuovo quegli stronzi di allora? (Sorride). E comunque ho sempre saputo che un altro lavoro non l’avrei mai potuto fare» [Malcom Pagani, Mess 30/4/2017] • «Cominciai a teatro con Carlo Croccolo, facevo la figlia rapita, dicevo due battute e inizio e fine spettacolo: “papà”. Ma avevo imparato tutto il copione e lo recitavo in playback dietro il sipario per i tecnici». «Facevo la comparsa, mi dicevano: inutile che ti trucchi, tanto non ti si vede. In Bodyguards ero la controfigura di Cindy Crawford, Megan Gale e Anna Falchi. Avevo lo stesso abito da sera, la parrucca, ma niente trucco e orrende scarpette da ritmica. Non ero la controfigura, ero contro la figura, una cosa brutta» • Mi racconti la storia dei Due Interi e un Ridotto, il trio con cui hai iniziato? «Prima eravamo un quartetto, poi uno dei due “ridotti” se n’è andato. Facevamo sketch e ci esibivamo nei teatrini da 50 posti, con le scenografie costruite da noi. Chiedevamo i soldi ai ristoranti vicini al teatro, in cambio del nome sulla locandina. Io ero la più pignola sui costumi, sulle scene, sulle luci – anche se avevamo tre lampadine, dovevano essere messe bene. Abbiamo scritto e portato in giro tre spettacoli. Io avevo 19 anni, Danilo circa 22 e Francesca ne aveva più di noi, ma non abbiamo mai saputo quanti». Li senti ancora? «Sì, ho anche vissuto con Danilo. Mi ricordo che un giorno in quel periodo aveva ricevuto una telefonata e mi disse che ci avevano preso per un lavoro, “Virginia, è fighissimo!”. E io: “Seee, fighissimo... Fighissimo è andare a lavorare con la Gialappa’s”. E l’anno dopo mi chiamò la Gialappa’s». Ma prima della Gialappa’s ci sono stati Lillo & Greg, e con loro non facevi imitazioni. «Esatto, recitavo e facevo caratterizzazioni. Loro sono i rappresentanti del nonsense, un genere che amo. Greg mi vide a Faccia da Comico, all’Ambra Jovinelli diretto da Serena Dandini. Facevamo con il trio lo sketch del call center, e io facevo già la voce meccanica. Greg mi ha presa per 610 su Radio Due. Ho fatto 10 anni di radio con loro, poi il teatro e la tv». La voce meccanica ti ha fatta esplodere al programma di Victoria Cabello... «Quella cosa la facevo da tantissimo tempo e, come accade sempre, è il palco giusto a fare la differenza. È nata mentre ero al telefono e ascoltavo la voce d’attesa. Io mi sono sempre divertita a riprodurre i suoni, le voci, però non ho mai pensato di fare l’imitatrice». Finché non hai incontrato la Gialappa’s. «L’incontro con la Gialappa’s è stato incredibile, erano dei miti assoluti per me. Quando mi hanno cercata, ero a casa di Greg a fare le prove, e non ci volevo credere. Avevano visto uno sketch fatto a Domenica In 7 giorni, in cui facevo la voce meccanica. Io ho spiegato che non sapevo fare le imitazioni, e mi hanno risposto: “Se senti un suono e lo rifai, saprai anche rifare una voce una volta sentita”. Sono andata a fare un incontro con loro a Cologno. Mi sono seduta, ed è cominciato il massacro. Mi hanno presa per il culo tutto il tempo, io intanto rispondevo, facevo le voci, incassavo. Dopo un po’ ho avvisato che dovevo andare a prendere il treno, e loro: “Per noi va bene, ti prendiamo per il programma”, io non avevo neanche capito che fosse un provino. Sono uscita e rientrata tre volte chiedendo: “Ma è vero? Siete sicuri?”» [Galeazzi, cit.].
Amori È attenta al privato, non c’è molto gossip su di lei. «Non c’è proprio, nel senso che non c’è proprio niente da scoprire». Non le chiediamo se è fidanzata. «Ripeto: non c’è niente. Anni fa, ed era il periodo di Sanremo, credo il 2016, scendo da casa e trovo un paparazzo seduto sul motorino. Non si accorge di me. Allora lo chiamo: “Oh, vogliamo lavorare o no?”. “Sì, sì. Dove vai?”. “Al supermercato, vieni a fare la spesa?”. “No, ti aspetto qua”» [Ferrucci, cit.].
Amori/2 Per qualche anno è stata insieme al comico Ubaldo Pantani, e aveva pure instaurato un buon rapporto con la figlia di lui. «Oggi mi manca un pezzo». E un uomo? «La solitudine pesa, ma ci sono periodi che non ce n’è per niente e nessuno» [Vanity, 19/2017].
Denari Parteciperà a un reality? «Non credo». Neanche per un super compenso? «Non credo» [Ferrucci, cit.].
Politica Quando tocca la politica – Boschi, Pascale, Minetti – ci sono sempre reazioni. Beatrice Venezi e il ministro Sangiuliano sono stati sportivi? «Eh come no, super sportivi... da grandissimi atleti della risata (tono massimamente ironico, ndr)». È un momento complicato? «Sì: conformismo, censura, politicamente corretto. E intanto torniamo indietro sui diritti civili» [Ferrucci, cit.].
Religione «Mamma mia...sono agnostica. Che vor’ di’? Mi astengo? La dico meglio, sono confusa. Temo che la fede sia allo stesso tempo un vantaggio e una costrizione» [Cresto Dina, cit.].
Riti È superstiziosa? «Se vedo un gatto nero mi fermo. Poso sempre il sale prima di passarlo a tavola». Riti scaramantici? «Toccare il copione in un certo modo, fare un passo anziché un altro... Eduardo diceva che essere scaramantici è da ignoranti, ma non crederci porta male!» [Elvira Serra, 7 11/9/2020].
Curiosità Alta 1 metro e 75 • Pesa 64 chili • Adora la ghigliottina dell’Eredità • Paolo Sorrentino le fece un provino per Loro, ma fu scartata. Vorrebbe tanto recitare con Almodóvar. «Sogno anche Matteo Garrone... Una volta gli ho anche scritto un’email, per manifestargli con slancio sincero tutta la mia ammirazione. Ma non mi ha mai risposto...» • La nonna acrobata partecipò ai Soliti Ignoti (su Rai 1), fece la comparsa in La contessa scalza di Mankiewicz e rischiò la spina dorsale interpretando la cavallerizza in un film di Luigi Magni • Le piace disegnare, passione rispolverata durante il lockdown • Fa fatica a dormire. «La testa non si spegne mai» • Se deve andare a teatro: si sveglia presto al mattino, colazione abbondante, si allena, si riposa, poi camminata veloce. Solo a quel punto va a recitare. Regole che osserva con disciplina militaresca • Come sosteneva Proietti, “mai dare del tu al palco”. «Altrimenti te se magna; per questo ogni giorno mantengo lo stesso ritmo, cerco la stessa concentrazione, come se ogni giorno fosse la prima» [Ferrucci, cit.] • Due grandi amiche: Claudia e Diana, fuori dal mondo dello spettacolo, con cui può rilassarsi. «Il mio è un lavoro che più sei in ballo più balli. Quando però spengo la musica, dopo un lavoro molto lungo e tante ore di trucco ogni giorno, mi viene un bel 40 di febbre e resto stesa per un paio di giorni» • «Sto in affitto, non ho un marito, non sono ricca. L’ unico fidanzato che avrebbe voluto sposarmi aveva quattordici anni, si presentò da papà per chiedergli la mia mano, ed era serio» • A 60 anni la vedremo ancora con il cerone a far parodie? «Il comico deve fare gli aggiornamenti come l’iPhone. Per rimanere fedele alla comicità devi anche avere la capacità e lo sguardo di evolverti perché se no arriva un momento in cui ti dicono: ma ancora le parodie? Devi ampliare la strada se no resti incastrato. Quello che so è che a quell’età sicuramente va comunque messo un bel po’ di fondotinta» [Franco, cit.] • Le sue Carla Fracci, Sandra Milo, Michela Murgia, riviste oggi che non ci sono più, sono buffe e tenere. «Sandra Milo era una bambina felliniana, Michela fu geniale “quando l’imitatrice è più famosa dell’imitata”. Le ha dato una ironica cattiveria: “I Promessi Sposi? Già dal titolo si capisce il finale” (la voce è perfetta, ndr). Carla mi raccontò che Chaplin le aveva detto “sarai famosa davvero quando ti imiteranno”. Da tempo non si parlava di lei, è stato bello averle ridato nel periodo finale della vita un altro po’ di luce» [Arianna Finos, Rep 14/6/2024].
Titoli di coda Molti comici hanno avuto una parabola breve. Intendo sulla scena. E tristezze, depressioni, istinti suicidi nella vita reale. Che cosa succederà quando la bacchetta magica smetterà di funzionare e di fare prodigi? «La mia faccia cadrà da sola. Mi reinventerò o aprirò un bar in Costarica. Lontano» [Cresto Dina, cit.].
Titoli di coda/2 «Sono tornata in visita al Luna Park, quando orami era chiuso e mi è preso un colpo al cuore. In certi banchi, i gestori avevano lasciato parole di addio e di rimpianto. Come in una lettera d’amore ed è normale, perché quella è stata una grande storia d’amore». Era una vita dura? «Allegra e faticosa. Quando mi chiedono: Ma non hai paura di perdere tutto da un momento all’altro? rispondo che chi nasce e parte dal niente, al niente non può temere di tornare» [Pagani, cit.].