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 2024  ottobre 08 Martedì calendario

Le mille vite di Pat Metheny

Lo scorso 12 agosto Pat Metheny ha compiuto settant’anni. Età ragguardevole, per un musicista acclamato da mezzo secolo tanto dagli amatori del jazz quanto dalle platee del pop. Metheny il 2 novembre al Teatro Lirico sarà tra i maggiori protagonisti della nona edizione di JazzMi e, come suo solito, vi parteciperà (per la prima volta) senza adagiarsi sugli allori, ma proponendo il tipo di performance che in questo momento lo appassiona: un concerto per sola chitarra, anzi per chitarra baritona, raro strumento dalla maggior estensione e dalle profonde risonanze.
«Me ne sono fatto costruire un modello con le corde in nylon, che risolve alcuni problemi di accordatura», racconta, «ed è uno strumento straordinario, che permette di suonare da solo cose impossibili da affrontare su una chitarra convenzionale e molto difficili anche al pianoforte. Ne sono talmente entusiasta che ho fatto una cosa che non avevo mai affrontato: nel corso della mia ultima tournée mondiale, dopo una sessantina di concerti, mi sono ritagliato alcuni giorni per realizzare un intero disco solitario e catturare l’emozione che mi dà questo strumento».
L’album, MoonDial, sarà al centro del concerto milanese (incastonato in una serie di serate italiane che tra il 29 ottobre e il 4 novembre toccherà anche Genova, Udine, Brescia, Bologna e Roma) con la sua miscela di temi celebri, lungo i quali far esplodere le qualità solistiche dell’interprete, e di brani originali, ideati proprio per esaltare le caratteristiche della chitarra baritona. Ma certamente, almeno in filigrana, la serata evocherà tutta la lunga carriera del suo generoso protagonista. Tentiamo dunque di riassumerla per sommi capi, perché nel vissuto musicale di Pat Metheny s’incontra buona parte del jazz contemporaneo.
Bambino prodigio nato a Lee’s Summit nel Missouri, «provincia» profonda, rivelato fra il 1974 e il 1977 nel gruppo del vibrafonista Gary Burton (che ha fatto conoscere molti fra i maggiori chitarristi del jazz moderno), in quegli stessi anni il giovane virtuoso inizia anche a incidere a proprio nome, suonando, fra l’altro, con l’ancora sconosciuto bassista Jaco Pastorius e con il pianista Lyle Mays, che sarà, fino alla scomparsa nel 2020, il principale collaboratore del chitarrista. Con lui fonda il Pat Metheny Group, formazione a organico variabile che fino agli anni Dieci rappresenta uno dei vertici della «fusion», raffinatissimo meccanismo sonoro capace di sintetizzare tutti gli amori del suo leader: jazz, pop, country, musica latina, world music, minimalismo.
Il successo di questa formazione (e la sua inesauribile energia) permettono a Metheny di esplorare molti altri territori sonori. Importante è la lunga collaborazione con il sassofonista Michael Brecker, che spesso si associa ad altre grandi personalità (Jack DeJohnette, Herbie Hancock, Charlie Haden) per dar vita a uno dei suoni d’insieme più originali e caratteristici del jazz di fine millennio.
L’ammirazione per uno dei padri del free jazz, Ornette Coleman, lo porta a realizzare, nel 1985, un inatteso incontro con lui, il riuscitissimo album Song X. Del resto Metheny suona spesso con altri collaboratori di Coleman: Billy Higgins, Dewey Redman e soprattutto il già citato Haden. L’interesse per l’avanguardia e la ricerca non è episodico; nel 1992 incide un album solitario e radicalmente rumorista, Zero Tolerance for Silence, più avanti collabora con altri sperimentatori come Derek Bailey, John Zorn, Cuong Vu. Ma è anche capace di affiancare Joni Mitchell, Noa, Milton Nascimento o Pino Daniele, oppure altri maestri della chitarra jazz come Jim Hall, John Scofield.
Fra le moltissime imprese del nuovo millennio si contano il gruppo Unity, con il sassofonista Chris Potter; il trio quintessenziale con Larry Grenadier e Bill Stewart; l’incontro al vertice con il pianista Brad Mehldau; l’utopistica realizzazione dell’Orchestrion, attrezzo elettronico che, grazie agli impulsi prodotti dalla chitarra, aziona decine di differenti strumenti. E, per tornare al punto da cui siamo partiti, i molteplici progetti per sola chitarra.