Corriere della Sera, 8 ottobre 2024
Biografia di Achille Lauro
«Sognavo di diventare quello che sono oggi». Achille Lauro passa soddisfatto sotto il traguardo dei dieci anni di carriera: un doppio concerto (venerdì scorso a Milano e ieri a Roma) durante il quale ha ripreso i suoi brani più famosi e ha annunciato, con anche qualche spoiler musicale, l’uscita, prevista nel 2025, del nuovo album «Ragazzi Madre – L’Iliade». «Ho chiuso un cerchio e ne ho aperto uno nuovo. Il nuovo mondo terrà insieme grande canzone ed elettronica», racconta.
È nato come rapper, quindi il punk rock di «Rolls Royce», ma fra i suoi brani più ascoltati ci sono le ballad romantiche come «16 marzo» e «C’est la vie»...
«Ho la sensibilità di chi è cresciuto in un ambiente complesso. Anche nel rap mettevo sempre il sentimento e la tragicità, magari travestiti da altro».
Anche «Amore disperato», il suo ultimo singolo, è una ballad. Come è nata?
«È il racconto di una cosa vissuta, del resto non sono uno scrittore, mi sento un fotografo documentarista. È una dedica a una persona importante con cui ho passato molto tempo, ma con cui era difficile stare insieme. Quando l’ho scritta ero a Los Angeles: mi sono commosso».
Si parla di «far l’amore e fare a botte»... rischia l’equivoco...
«Non è un gesto reale, è una metafora delle difficoltà della vita».
Altro pezzo del testo: «la vita è una foto»: ne scelga una di questi 10 anni..
«La tutina del secondo Sanremo e quel sorriso da figlio di puttana... Mi rappresenta come sono: sempre e coscientemente fuori luogo, sono un battitore libero».
Ci tornerebbe al Festival?
«Non escludo. Dipende dalla canzone».
Lei è uno dei giudici di «X Factor» su Sky. Nei casting è sembrato in disparte, ma pronto a tirare la zampata...
«Poche parole ma definitive, lapidarie».
Mette sempre il pubblico sull’avviso: «Non facciamoci intenerire»...
«Ho i miei gusti, le cose che mi convincono mi convincono. Lo stesso vale per il contrario».
Chiama il pubblico «senato», ma se decide lei alla fine è un dittatore?
«Sono un umile operaio al servizio della musica. Più che gli ascolti quello che conta è se l’anno prossimo ci saranno ancora più ragazzi che si presenteranno ai casting».
La giuria?
I colleghi
Non si sa mai come interpretare Agnelli
La Furia? Veniamo
dalla stessa culla
«C’è un clima incredibile: si parla di musica, è un tavolo di amici».
È la luna di miele... Ai live inizieranno le liti...
«Se si dovesse accendere qualche momento, credo sarà gestito nel rispetto degli altri: siamo persone intelligenti e risolte, non cerchiamo la rivincita a quel tavolo. Il tempo delle litigate in tv è finito».
Mandiamo Achille Lauro davanti al tavolo. Il giudizio di Manuel Agnelli?
«Me lo immagino con uno dei suoi “ma da dove ca... sei uscito?” detto a metà fra positivo e negativo, non sai mai come leggerlo».
Jake La Furia?
«Veniamo dalla stessa culla rap, credo che riconoscerebbe la penna e l’autorato».
Paola Iezzi?
«Credo che riconoscerebbe il physique du rôle della popstar. Dice sempre che è colpita da quelli che può disegnare: io sono disegnabilissimo».
E Achille Lauro cosa direbbe al se stesso esordiente?
«Questo è un pazzo fuori controllo, lo faccio passare. Mi affascinano quelli strani».
A Sanremo aveva stupito tutti con i suoi costumi/quadri. Per il talent ha scelto gilet, camicia e cravatta, con tanto di fermacravatta da Prima comunione di una volta...
«Però non ho una faccia da Prima comunione, dai (ride). Con questa faccia posso permettermi tutto. X Factor non è un contenitore dove sono protagonista e allora sono come nella vita di tutti giorni, o così o maglietta e pantaloni».
Ha anche annunciato la nascita di una fondazione...
«Si chiama Ragazzi madre e aiuterà i ragazzi in difficoltà. Da ragazzo di strada a filantropo, da dove eravamo solo qualche anno fa ad aiutare quello stesso mondo: un bel passaggio... Sono fortunato, vivo quello che la gente sogna mentre affronta i suoi problemi. Non ci dimentichiamo da dove veniamo e non ci dimentichiamo degli invisibili».
Achille Lauro fra 10 anni?
«Voglio essere la cosa più grande successa nella musica. E dopo essere passato da tutti i generi vorrei avere una band, vorrei essere come gli Oasis o i Radiohead. Cerco l’Olimpo della musica: non c’è nessuno come noi in Italia. L’ho capito dalle reazioni stupite dei produttori con cui ho lavorato in America».