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 2024  ottobre 08 Martedì calendario

Biografia di Giancarlo Magalli

Giancarlo Magalli, anche lei un libro di memorie?
«Ormai siamo diventati tutti “raccontatori”. Una volta si diceva che chi sapeva fare le cose le faceva, chi no, le raccontava. Ma pare che oggi tutti impazziscano per le memorie di quelli come me».
La sua vita e la storia dello spettacolo italiano sono andati di pari passo.
«Sono nato nel 1947, periodo d’oro di Cinecittà. Papà faceva l’ispettore di produzione e mi portava sui set. Errol Flynn, almeno quando era sobrio, mi teneva sulle ginocchia. Ava Gardner mi coccolava tra le braccia. Una volta, nel ‘50, Alessandro Blasetti nel film Prima comunione aveva bisogno di un bambino che recitasse accanto a Aldo Fabrizi. Pensò di ingaggiarmi ma quando io vidi Fabrizi, esclamai “Io co’ quello non ci vado a passeggio!”».
Graffiante sin da piccolo.
«Vede, era impossibile non lasciarsi affascinare dal cinema, allora, se vivevi a Roma. Sono stato a mensa con Liz Taylor e Richard Burton, ho assistito alle riprese di Barbarella con Jane Fonda, ho conosciuto Sophia Loren. Ho cominciato a fare spettacolo prima che nascesse la tv».
Nel 1954. I pionieri come Mike e poi Enzo Tortora.
«Io però, dopo aver fatto l’animatore turistico, ho lavorato a lungo come autore, prima in radio e poi in televisione. Quando cominciai a scrivere per la radio mi consegnarono un foglietto. C’erano scritte le parole che non si potevano dire. Voi penserete: saranno parolacce. No, erano parole come “piedi”, da sostituire con “estremità” o “sudore”, da cambiare in “traspirazione”. Sa che cosa feci una volta? Arrivai in trasmissione e in diretta dissi: “Scusate, c’era sciopero dei mezzi e sono arrivato a estremità così adesso sto traspirando”».
E c’era anche una censura per le canzoni?
«Be’, i Beatles non si potevano trasmettere per “eccesso di fragorosità”. Tutto quello che poteva turbare il pubblico era da bandire. Ma poi a Bandiera Gialla negli Anni Sessanta Arbore fece presente che se volevamo arrivare ai più giovani dovevamo svegliarci. E i dirigenti Rai capirono. Erano intelligenti, sa?».
Prima di arrivare al mezzogiorno della Rai, lei ha scritto tanti programmi e fatto molte cose dietro le quinte anche al cinema e a teatro. E ha frequentato personaggi come Totò o Sordi.
«Totò, come tutti sanno, era quasi cieco, ma quando sentiva il ciak diventava un altro. Magico. Lo sa che ogni mattina usciva di casa con una mazzetta di banconote? Perché, diceva, “c’è sempre qualche napoletano disoccupato da aiutare”. Lo raccontava la figlia Liliana. Ma ho conosciuto bene anche Vittorio De Sica, perché andavo a scuola con Christian. Una volta, Vittorio venne da me perché voleva che aiutassi l’altro figlio, Manuel, a sfondare come musicista, convinto che avesse un talento strepitoso. Dopo che lo ebbe lodato per mezz’ora, gli chiesi che cosa ne pensasse di Christian. E lui: “Mah, qualche santo lo aiuterà”».
Ma lei non era in classe con Draghi e Cordero di Montezemolo?
«Sì, fino a quando non mi cacciarono dall’Istituto Massimo. Allora cambiai scuola e al Collegio Nazareno incontrai De Sica e Verdone».
Com’era Draghi?
«Che sia un brillante politico e un economista serio lo sanno tutti, ma pochi sanno che è anche un uomo spiritosissimo. Ogni volta che gli viene assegnata una nomina, gli mando un biglietto. Risponde sempre con affetto».
E Christian De Sica?
«Arrivava con la limousine e con l’autista in livrea che gli apriva la portiera. Era per noi un irresistibile invito a prenderlo in giro, ma poi lui divenne amico di Er Patata».
Di chi?
«Di Carlo Verdone, che invece era molto alla mano, così i ragazzi smisero di bullizzare Christian».
Se la ricorda la prima volta che prese in mano un microfono in radio?
«A Bandiera Gialla. La gente voleva sentire la voce di Renzo Arbore, che era sempre nei titoli di coda. Ma lui disse “Per carità, non prenderò mai un microfono in vita mia”. Allora Boncompagni mi chiese di imitarlo e così il mio esordio fu con la voce di Renzo».
Anni di grande sperimentazione.
«Bisognava essere anticonformisti, era necessario inventarsi cose nuove. Specie per la televisione, che nasceva sulle orme di quella americana. Pensi che quando con Boncompagni lanciammo Pronto, Raffaella? nel 1983, la fascia di mezzogiorno era considerata quasi punitiva perché la Rai non aveva una programmazione in quell’orario. Ma la Fininvest mandava in onda Corrado con Il pranzo è servito e occorreva rispondere. All’inizio, non sapevamo chi invitare perché gli ospiti non volevano venire a quell’ora. Così chiamammo gli amici: Arbore, Dapporto. Però, in capo a poche settimane, si formò la coda. La segreteria di Nilde Iotti dovette insistere più volte per un’ospitata».
E poi, nel 1986, lei sostituì Enrica Bonaccorti alla conduzione di «Pronto, chi gioca?» e cominciò così la sua carriera di presentatore.
«Mi sono divertito tanto, ho lavorato sodo e ho incontrato persone meravigliose».
E in quanti le sono rimasti accanto quando lei si è ammalato?
«Non tutti. E questo mi ha insegnato che le persone care sono da proteggere. Quando mi hanno diagnosticato un linfoma non-Hodgkin mi hanno dato due mesi di vita. Per fortuna, con la chemio e con le altre cure sono riuscito a controllare la malattia».
Telefonate dagli amici in Rai?
«Dagi amici storici, come Timperi o Max Tortora».
Lei ha tanti amici?
«Con alcuni compagni di strada i rapporti sono ancora molto solidi, per dire con Pippo Baudo c’è grande affetto. Però ci sono cose strane, per esempio Pippo Franco non lo sento più. Intendiamoci: se ci incontriamo ci salutiamo con affetto, però non ci frequentiamo. Capita».
Magalli, chi è stato il suo grande amore?
«Forse la mia seconda moglie, madre di una delle mie figlie. Ma anche con la mia prima moglie, nonché madre dell’altra mia figlia, oggi ho un bellissimo rapporto. Vedesse che Natali che passiamo: tutti a casa mia, le mie due ex con i nuovi rispettivi compagni e le figlie con i fidanzati. Un famiglione allargato che mi riempie il cuore».
E lei? Amori?
«No, al momento sto benissimo nella mia casa dove vivo da trent’anni, con i miei libri e i miei ricordi».
Giorni fa il tribunale di Roma ha messo la parola fine alla lunga querelle tra lei e Adriana Volpe, sua ex collega a «I fatti vostri». L’accusa era di un post sessista nei suoi confronti e lei ora deve pagare una multa e un risarcimento. Come sono oggi i suoi rapporti con Volpe?
«Guardi, l’altro giorno in tribunale, dopo l’ennesima e sfiancante udienza, non ne potevamo più. E allora ci siamo abbracciati, commossi, come se tutto fosse stato un assurdo equivoco e per me così è stato. Non volevo offendere nessuno. Anzi, con Adriana ci siamo detti che quasi quasi potremmo fare un programma assieme. Che sollievo».