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 2024  ottobre 08 Martedì calendario

La popolarità di Volodymyr Zelens’kyj è ai minimi storici

La popolarità di Volodymyr Zelens’kyj è ai minimi storici. Se si votasse oggi verrebbe sconfitto e l’Ucraina ha bisogno di elezioni al più presto per rinnovare la dirigenza politica. Purtroppo, dobbiamo attendere: non si potrà andare alle urne finché il Paese resterà sotto la minaccia russa».
 
Yaroslav Hrytsak, noto docente di storia all’Università di Leopoli, spiega le debolezze del presidente ucraino in questa fase difficile del conflitto.
 
Perché non votare subito?
 
«Non è possibile dal punto di vista pratico, con parte del territorio occupato, tanti cittadini all’estero o sotto le bombe. Si rischia inoltre di scatenare tensioni interne che ci indeboliscono».
 
Come spiega il crollo della popolarità di Zelensky?
 
«Due ragioni. La prima: da oltre un anno non è stato in grado di riportare una sola vittoria. Eccetto forse l’avanzata nella regione di Kursk, che però potrebbe rivelarsi molto fragile. Seconda ragione: Zelensky ci tratta come fossimo bambini che non sono in grado di ragionare e a cui non si deve dire seriamente la verità. Continua invece a ripetere la narrativa eroica dei primi mesi, per cui dobbiamo restare uniti e combattere per liberare tutte le regioni occupate dagli orchi russi, inclusa la Crimea. Ma ormai nessuno accetta più questi discorsi: è ovvio che non riusciremo a tornare ai confini del 1991 e comunque ciò comporterebbe tantissimi morti e distruzioni, che il Paese non può sostenere. In realtà, gli ucraini cercano nuove soluzioni per terminare il conflitto e non corrispondono con i discorsi del presidente».
 
Chi vincerebbe le elezioni presidenziali oggi?
 
«Gli ultimi sondaggi indicano in netto vantaggio l’ex capo delle forze armate, Valerij Zaluzhny. In maggio lo davano al 70 per cento delle preferenze con un progetto di militarizzazione della società. Lui avrebbe il carisma necessario sia per chiedere più sacrifici, che per fare dolorose concessioni a Putin. Tuttavia, per ora non sappiamo se è pronto a candidarsi».
 
Zelensky è consapevole del problema?
 
«Si è circondato di fedeli esecutori che cercano di tenerlo lontano dalle cattive notizie. Al cuore del problema resta il suo desiderio di concentrare il potere nelle proprie mani: sceglie i collaboratori sulla base della lealtà, non della professionalità, un atteggiamento suicida. Nel nostro Paese vige la tradizione dei presidenti che tendono a governare nello stile del loro lavoro precedente. Zelensky è stato un bravo attore e ancora si comporta come tale. Sogna di interpretare il ruolo del Churchill ucraino. L’emergenza dei primi tempi di guerra lo ha aiutato: ha incarnato il volontarismo generoso e coraggioso degli ucraini, che volevano combattere a ogni costo. Ma il gioco si è fatto più difficile quando è stato chiaro che la guerra si sarebbe protratta e occorreva elaborare politiche innovative di resistenza. Lo paragono a Gorbaciov: molto popolare all’inizio della Perestroika, ma poi sempre più isolato; rispettato e persino amato all’estero, però detestato in patria».
 
Tra le opposizioni suggeriscono un governo di unità nazionale per affrontare il negoziato con Putin…
 
«Sì, potrebbe essere una soluzione. Zelensky non è un pensatore sistematico, necessita di consiglieri esperti che elaborino politiche e strategie di lungo periodo. Dobbiamo passare dalle speranze nella vittoria alla politica della sopravvivenza. Però Putin sta vincendo, cerca di prendersi il massimo dell’Ucraina, non è pronto a compromessi».
 
I russi avanzano nel Donbass: teme il crollo?
 
«Questa è una classica guerra d’attrito. E questi tipi di guerre terminano con il collasso di uno dei due eserciti. Il risultato dipende da quanto a lungo una società sia disposta ai sacrifici. Ma per ora non leggo segni di collasso ucraino. Vediamo cosa capiterà durante l’inverno, crescono timori, insicurezze. Ovviamente gli aiuti occidentali e i missili a lunga gittata hanno un ruolo centrale. Da noi la situazione è difficile. Ma in Russia potrebbe essere peggio. Pare che la maggioranza dei russi voglia la fine subito della guerra».
 
Meglio Donald Trump o Kamala Harris per l’Ucraina?
 
«Non so cosa aspettarmi da Trump, può fare mosse inaspettate. Temo però che la Harris possa essere in continuità con Biden. I ritardi degli aiuti americani ci dissanguano. Anche i contributi per accrescere le nostre industrie militari arrivano lenti».
 
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