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 2024  ottobre 08 Martedì calendario

La nuova Fontana di Trevi

Addio Dolce vita, addio tuffi, addio soldini. Ora solo dobloni. Tutto costa nel Bel Paese. Dopo essere stata per secoli il luogo dove i capolavori dell’arte erano accessibili a tutti, bastava entrare nelle chiese, solcare le vie, visitare i palazzi, dopo che l’Italia delGrand Tour è stata per tutti il luogo che distribuiva la bellezza a colti e incolti, a ricchi e poveri, a savi e pazzi, ad autoctoni e stranieri, adesso chiude le porte e disciplina, come se fosse una proprietà privata, uno dei monumenti più famosi e contemplati del mondo: la Fontana di Trevi.
Vero è che l’assembramento, la folla indisciplinata, accalcata e premente, è diventata un incubo quotidiano presso la polla d’acqua architettonica dell’antica “Fontana del Treio”, cui hanno lavorato Leon Battista Alberti e Gian Lorenzo Bernini, ma non c’era altra soluzione per farla visitare a cinesi e giapponesi, americani e nordeuropei? Siamo in troppi, si dice, e tutti vogliono vedere le stesse cose, portare a casa il ricordo, seppur frammentario e lacunoso, di qualcosa d’unico e irripetibile.
La fontana che nel 1640 papa Urbano VII affidò al genio scenografico di Bernini con l’incarico di creare una grande mostra d’acqua, senza che questi la potesse completare come aveva progettato, è diventata di colpo qualcosa di delicato e di fragile. La si potrà visitare ancora, ma con una differente organizzazione, non solo oraria ma spaziale, da quello che trapela dal Campidoglio, con passerelle e lancio organizzato delle fatidiche monetine.
Ma è l’ingresso a pagamento che getta una luce differente su quei giochi d’acqua. Non è cosa nuova, a dire il vero, se il progetto del genio barocco fu finanziato con una tassa sul vino, segno che anche le meraviglie d’Italia per esistere esigono da sempre denari da prelevare dalle tasche degli italiani medesimi. Acqua dal vino, quasi un rovescio del miracolo delle Nozze di Cana.
Le storie architettoniche di Roma contengono innumerevoli vicende di rovesciamenti e imprevedibili soluzioni. Nessun erede del nobile Antonio De Curtis potrà più venderla a chicchessia e nessuna Anita Ekberg potrà più immergersi nottetempo nella vasca lustrale. La trasgressione, anima e fulcro delle attuali società di massa occidentali, va disciplinata.
Caro sindaco di Roma, perché invece di farci pagare il biglietto e salire su passerelle per gettare il soldino in quel pozzo dei desideri, non la chiudete per sempre e ne costruite una nuova in qualche periferia secondo il modello della “Italia in Miniatura” di Rimini o degli iper-alberghi di Las Vegas?
Non una sola Fontana ma tante, magari recuperando i progetti passati e non realizzati nella sua lunga storia. In periferia, lontano dal centro, dove i torpedoni arrivano più facilmente e dove anche la trasgressione del bagno può essere consentita e persino incentivata. Non ci vuole molto, basta avere un po’ di fantasia: l’immaginazione al potere!