Libero, 5 ottobre 2024
Intervista a Susanna Egri, prima ballerina in tv
La Rai alla 76esima edizione del Prix Italia, conclusasi ieri a Torino, ha celebrato i cento anni della radio e del servizio pubblico. Domani sera, in prima serata su RaiUno, condotta da Carlo Conti, la serata speciale Cento ripercorrerà questo secolo di fatti, costume, spettacoli, vita di un Paese. Un secolo vissuto quasi per intero dalla specialissima testimone che in queste ore ha aperto il suo folto libro di memorie artistiche e non solo a Libero. Parliamo di Susanna Egri, oggi 98enne, prima ballerina e coreografa a lavorare per la Rai. Fu lei il 3 gennaio 1954 nel corso della prima diretta televisiva nazionale a esibirsi in un pas de deux classico con Norman Thompson, coreografato dalla stessa Egri, sulla musica del celebre film Luci della ribalta (1952) di Charlie Chaplin, all’interno del programma di varietà musicale Settenote. La signora Egri a Torino, peraltro, è una doppia istituzione. Suo padre, infatti, era Erno Erbstein, l’allenatore del Grande Torino scomparso con tutta la squadra nel tragico incidente di Superga del maggio 1949.
Signora Susanna, lei è stata una vera pioniera della televisione in Italia.
«Io dico sempre che io e la televisione siamo nate insieme. Sono rimasta subito entusiasta della tv, perché ho capito che era il mezzo più grande per far conoscere la danza che all’epoca in Italia, non era minimamente conosciuta».
Che musica prediligeva?
«Ho fatto numerosi balletti su musiche jazz. Anche quello che poi ha vinto il Premio Italia nel 1963 (Cavalleria) era un balletto originale creato apposta per la televisione».
Quali sono i volti storici della tv che ha conosciuto meglio?
«Li ho conosciuti praticamente tutti. Ricordo un episodio divertente quando in una puntata di Canzonissima mi misero vicino Paolo Villaggio che fingendo di essere un mio partner doveva danzare con me ma naturalmente lui non sapeva danzare. Pippo Baudo poi ricordo che mi invitò anche a Domenica In ma quello a cui ero più affezionata era proprio Piero Angela».
Al quale la Rai proprio in questi giorni ha intitolato il Centro Produzione di Torino…
«E noi ci siamo conosciuti proprio quando lavoravo costantemente in quegli studi. Io l’ho conosciuto come pianista jazz. Era bravissimo. Appena vedeva un pianoforte libero si metteva lì e suonava le musiche di Sinatra e altri che mi piacevano tantissimo. La moglie è stata una mia allieva. Era una brava ballerina, poi ha smesso quando ha cominciato ad avere figli».
Mentre coi suoi colleghi coreografi?
«Aiutai Don Lurio quando arrivò dall’America. Si trovò a dover creare delle coreografie ma la Rai non aveva sale prove così mi chiesero se potessi ospitarlo e io accettai. La sua grande idea furono le Kessler, queste due stangone. Mi raccontò che dalle audizioni in America lo escludevano perché era troppo piccolo di statura. A Roma mi ospitava. Lui aveva fatto molti soldi, non solo con la tv ma giocando in borsa. Voleva lo facessi pure io ma io non ci ho mai pensato».
La danza in tv come la facevate voi l’ha più ritrovata?
«Purtroppo no. E il 90% delle mie esibizioni in tv è andato perso perché riciclavano le bobine che erano molto costose».
Nemmeno programmi come Ballando con le stelle o Amici?
«Sono cose diverse. A Ballando si fa ballo di sala che è aperto a tutti. Amici lo avvicinerei più a una competizione sportiva».
E i tentativi televisivi di Roberto Bolle?
«Ma sa le étoiles passano di moda molto velocemente. Fra poco purtroppo dimenticheranno anche Carla Fracci. In Italia ci si ricorda solo di chi canta».
Insomma non c’è speranza?
«Si potrebbe recuperare. Ci sono molti ballerini bravi. Anche qui nella mia compagnia per le audizioni vengono da tutto il mondo. Adesso c’è un culto per la danza. All’epoca si pensava che non facesse neanche parte della cultura e su questo il mio lavoro è servito molto».