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 2024  ottobre 07 Lunedì calendario

Intervista a Teo Teocoli. Parla della sua amicizia (finita) con Celentano

Amici da una vita. Poi il telefono che rimane sempre libero, ma muto: «Se non rispondo è perché ti voglio bene!», la spiegazione è in puro stile Celentano, ma a Teo Teocoli si dipinge un punto interrogativo sul volto: «Mah, è una formula nuova... rimango basito, dopo tanto tempo, tanti anni, tante cazzate, tante divertimenti insieme». Il primo incontro era stato a fine anni Cinquanta: «L’ho aspettato sotto casa sua a 14 anni, pensavo si chiamasse Cedentano con la d, aveva già fatto successo, la somiglianza era nella faccia da terrone che avevamo tutti e due».
I ricordi?
«Tanti, purtroppo molto lontani. Questa cosa di non sentirlo proprio in questo periodo, proprio adesso che ci sono tanti problemi... non vedersi più per me è triste».
Proverà a richiamarlo?
«No, ci ho rinunciato, avrebbe dovuto farsi vivo lui. Mi dispiace. Improvvisamente, dopo una vita, il silenzio».
L’ultimo incontro?
«Quattro anni fa, la tradizione del suo compleanno il giorno dell’Epifania era rimasta. Quella volta c’era anche Morandi. Poi ho telefonato 10mila volte, ma non mi ha mai risposto nessuno».
Claudia Mori fa da filtro?
«Lei fa tutto, è la padrona, quando decide una cosa deve essere così. Non è stata tanto leggera con gli amici di Adriano, anzi ha un po’ sconvolto tutto».
Anche voi due?
«Beh, nonostante l’arrivo di Claudia – che ha scombussolato gli equilibri – per anni ci trovavamo comunque a casa a suonare, a cantare, a raccontare storie...».
Qualcosa si è incrinato anche per colpa di «Adrian», quel programma fu un flop...
«Una trasmissione disgraziata».
Doveva esserci anche lei in «Adrian».
«Adriano mi telefonò e mi chiese di fare lui: nel senso che dovevo interpretarlo. Mi disse: non devi fare l’imitazione, devi essere proprio Celentano. Voleva che fossi lui che presentava il film. Mi pareva una mezza truffa spacciarmi per lui, ma non mi andava di dirgli di no e gli risposi che se fossimo riusciti a farlo sarebbe stato un miracolo. Non trattammo di soldi perché tanto sapevo che se ne occupava Claudia e lei rompe le scatole su quelli e quindi era meglio temporeggiare. Solo che nel frattempo se ne erano andati tutti: Manara, Michelle Hunziker, Ambra. Anche io mi fermai, non feci niente, perché non c’era niente da fare».
Oggi cosa le manca di più?
«L’amicizia. Non si può chiamare abitudine, ma eravamo abituati ad incontrarci. Certo nel tempo sempre meno, lui stava a Galbiate, non veniva spesso a Milano».
Prima diceva, ricordi lontani.
«Una volta lo faccio venire al Derby (il locale di cabaret, non la partita) e ci ferma la polizia. Quando il poliziotto scopre che in macchina c’è Adriano, inizia ad abbracciarlo, a baciarlo, a spettinarlo... Poi chiama l’altro poliziotto, quello lascia il mitra sulla macchina e viene di corsa. Adriano aveva una faccia..., voleva ammazzarmi».
Perché voleva ammazzarla?
«Perché detesta che lo tocchino... Comunque alla fine ci liberano e dopo 100 metri mi dice di parcheggiare.
- Tu non devi mai più indicarmi se ti fermano in macchina, hai capito?
- Scusami Adriano, ma io non ho la patente.
- Neanche io!
- Ma che cazzo c’entri tu, mica stai guidando.
Cose così succedevano spesso».
Lui era già famosissimo.
«Non potevamo andare da nessuna parte, abbiamo visto una marea di film dal secondo tempo. Chiedevamo sempre alla maschera cosa era successo nel primo».
Insieme in montagna?
«Una volta andammo a Madonna di Campiglio. Fu una fuga d’amore di Adriano e Claudia e portarono dietro anche me, anche se non c’entravo una mazza».
Magari è per quello che lei non sta simpatico a Claudia Mori?
Ride. «Ma no. Poi sono arrivati altri due o tre amici, dovevamo stare una settimana, siamo stati sei mesi. Tornai a Milano e rimasi sorpreso: siamo andati via a fine autunno ed era primavera».
Al mare?
«Adriano non so perché si era innamorato di una pensione di quarta a Rimini, dovevamo andare lì per forza, era una di quelle dove ti danno la bottiglia d’acqua segnata, per non fartela bere dagli altri. Con tutti i miliardi che aveva..., ma era divertente».
I riti?
«Quando Adriano scriveva un pezzo nuovo andavamo in sala di incisione a sentirlo, lui ogni tanto usciva e gridava: non fate casino! Non era vero, è che non si ricordava le parole e inventava qualcosa per ripassarle. In quelle robe lì era un gran bugiardo».
Lei è identico quando lo imita.
«Il cappellaccio come lo mette lui, gli stivaletti chiari a punta, i jeans larghi: appena la gente mi vede così ride senza che io dica niente».
Avete fatto insieme anche il Cantagiro.
«C’erano le colonne di persone lungo la strada come al giro d’Italia, noi eravamo su tante Fiat spider in colonna. Appena passa Adriano la gente inizia a gridare più forte. Due macchine dopo arrivo io che mi atteggiavo a Celentano e facevo le sue mosse. E sento gridare: guarda, ce ne è un altro!».