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 2024  ottobre 07 Lunedì calendario

Intervista a Valeria Golino

«È un momento molto pericoloso per il cinema italiano, stiamo cercando di capire cosa succederà, mi auguro che qualcosa cambi e che questi cambiamenti servano a qualcosa». Lo ha detto Valeria Golino in merito alla situazione che sta vivendo il cinema italiano, dopo aver ritirato il premio come miglior attrice all’Umbria Cinema Festival diretto da Paolo Genovese. Questo per lei è un anno speciale: ha presentato a Cannes da regista la sua serie L’arte della gioia dal romanzo di Goliarda Sapienza, a Venezia da attrice il film Maria di Pablo Larraín in cui interpreta la sorella di Maria Callas/Angelina Jolie e da produttrice Nonostante di Valerio Mastandrea.
La sua nuova sfida è ancora nel nome di Sapienza, sta girando il nuovo film di Mario Martone Fuori incentrato sulla sua vita.
«Sono mossa come una marionetta da Goliarda che mi porta dove vuole lei. A 18 anni avevo lavorato con lei come coach sul film di Citto Maselli Storia d’amore (che le valse la sua prima Coppa Volpi, ndr). Poi ho scelto di girare un’intera serie sul suo L’arte della gioia, perché la sua protagonista Modesta è un unicum della letteratura italiana, un femminile poco edificante con i grandi difetti che in genere si attribuiscono agli uomini, perché i grandi antieroi sono sempre uomini. E oggi sono felice di interpretare Goliarda e di lavorare con Mario, mi sento impaurita ma contenta».
Ancora si sente impaurita, dopo quarant’anni di carriera?
«Lo sono sempre. Paura e dubbio mi accompagnano. Non mi sento mai pronta, faccio sempre come a scuola, quando prima di entrare in classe pensi ai compiti sulle scale e dici: non sono pronta».
Fuori racconta l’incontro di Sapienza con alcune giovani detenute che frequenterà anche fuori dal carcere, una volta tornate in libertà. Una storia di rinascita e di donne.
«Donne stupende tra l’altro, recito con Matilda De Angelis ed Elodie. Goliarda fu arrestata per aver rubato, giriamo al carcere di Rebibbia e poi fuori dalla prigione, sempre a Roma. È una storia profondamente interessante, scritta da Martone insieme a Ippolita di Majo».
Intanto ha appena vinto come migliore attrice a Todi per Te l’avevo detto di Ginevra Elkann. Cosa prova?
«Pura felicità. Pupa è un ruolo che ho adorato, un’ex pornostar attempata che si arrabatta per continuare ad avere un minimo per la sua vita e la sua fama, è una brigante. Non immaginavo che mi sarei affezionata tanto a lei, mi ha insegnato la vicinanza a una donna aliena e diversa da me, di quelle che a vederle per strada diremmo: ma guarda questa vecchia matta. Interpretarla è stato anche un modo per vincere dei pregiudizi, alla fine è la più ingenua e pulita del film. E poi Ginevra, oltre che una brava regista, è anche una mia carissima amica».
Ha mai avuto una fan fuori di testa come quella interpretata da Valeria Bruni Tedeschi?
«Ho Valeria. Non ha ancora tirato fuori la pistola, ma per il resto mi tortura. Ma lei può fare quello che vuole: ci sono persone a cui non perdoni mai nulla e persone a cui perdoni tutto, Valeria fa parte della seconda specie. Ha un talento fuori dal comune».
Avete lavorato tanto insieme, recitando, ma anche dirigendovi a vicenda.
«Ci conosciamo a fondo, provo sempre una gioia incredibile nel recitare con lei, nell’essere diretta da lei e anche nel dirigerla, è speciale».
Anche Angelina Jolie le è sembrata speciale?
«La conosco meno, ma lavorare con lei è stato molto bello. È un’attrice generosa, ascolta molto l’altro, mi ha sorpreso nei giorni in cui abbiamo lavorato insieme. Anche se nel film faccio un piccolo ruolo, la sorella della sua Callas. Non l’ho ancora visto, mi dicono che la nostra scena sia significativa. Ci sono registi con cui puoi fare anche venti scene dimenticabili, e registi come Pablo Larrain per cui puoi fare solo una scena e lui sa renderla efficace».
Cosa pensava di Jolie prima di dividerci il set?
«Dà l’idea di essere una donna molto elusiva, magari nella sua vita lo sarà pure, ma con me non lo è stata per niente, anzi si è dimostrata vibrante. Mi sono divertita a recitare con lei, siamo state molto insieme, siamo andate a pranzo, abbiamo parlato, poi essendo io mezza greca le ho suggerito e insegnato qualche parola in greco. Ho visto una bella apertura da parte sua, penso sia stata a suo agio con me. È un’artista che ama stare con le donne, una donna di donne».
Le piacerebbe dirigerla?
«Come no, certo».
Da regista e produttrice come vive questo momento complesso per il cinema italiano?
«Io ho lavorato tutta l’estate e iniziato a girare un nuovo film, però è chiaro che è un momento preoccupante per tutti, anche per chi come me non è stato toccato direttamente da questa problematica. Il tax credit era una cosa molto importante per la nostra industria, metterlo in pericolo così è rischioso per tutta l’industria, per la possibilità di lavorare noi e di far venire anche produzioni di altri paesi a lavorare da noi». —