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 2024  ottobre 07 Lunedì calendario

Meloni s’inventa un “gruppo ristretto di lavoro” con BlackRock sugli investimenti in Italia. Quei soldi, però, non sarebbero gratis

Con l’annunciata “costituzione di un ristretto gruppo di lavoro” alla presidenza del Consiglio tra il governo italiano e il fondo d’investimento Usa BlackRock, il più grande al mondo, Palazzo Chigi diventa – se è lecito parafrasare una battutaccia dedicata all’esecutivo D’Alema – una delle molte merchant bank d’Europa in cui si parlicchia inglese. L’incontro di lunedì scorso di Giorgia Meloni e del ministro Giorgetti con l’ad del fondo Larry Fink apre in potenza un nuovo capitolo nella storia del Paese: data center, energia, infrastrutture, banche, privatizzazioni, il governo della underdog s’è scelta come partner privilegiato uno dei “padroni del mondo”, gente però che i soldi che investe vuol vederli tornare indietro sotto forma di rendimenti in doppia cifra.
Prima di entrare nel merito, converrà riassumere in breve cos’è BlackRock. Il più grande gestore di risparmio al mondo, ad oggi dichiara oltre 10mila miliardi di dollari di asset gestiti (cinque volte il Pil dell’Italia), oltre 100 dei quali per conto di cittadini italiani. Nel nostro Paese il fondo di Fink è presente nel settore bancario (primo azionista di Unicredit, secondo di Intesa e di Mps, quote in Mediobanca, etc), in quello energetico (Terna, Enel, Italgas, Snam…), nella difesa (Leonardo, nella quale il governo gli ha appena concesso di salire sopra il 3%), nei trasporti (il 50% di Italo) e in realtà un po’ dovunque, dalla ex Pirelli Cavi (Prysmian) ai giubbotti Moncler.
La cosa interessante per Meloni è che il focus di BlackRock è cambiato: le infrastrutture pesano per il 10% del suo portafogli, ma sono destinate a salire, anche perché Fink è un convinto sostenitore del friendshoring, dello sdoppiamento delle catene del valore lungo confini geopolitici (in sostanza fuori Cina, Russia e Stati non affidabili). All’ultimo G7 in Puglia il manager era stato chiaro parlando di crescita davanti a Meloni: “Possiamo costruire infrastrutture sbloccando gli investimenti privati. Possiamo sbloccare gli investimenti privati essendo pragmatici in materia di permessi e di politica energetica. Si tratta di obiettivi ammirevoli e BlackRock è un partner per raggiungerli”. Tre mesi dopo, il nostro era a Palazzo Chigi. Si badi bene, Fink questi roadshow in giro per il mondo li fa periodicamente: è già venuto in Italia ed è già stato a Palazzo Chigi. Il “gruppo ristretto”, però, non gliel’aveva concesso ancora nessuno.
Le portate principali del menù sono state esplicitate da un comunicato. Intanto lo “sviluppo di data center e delle correlate infrastrutture energetiche”, il vero focus di BlackRock, che ha appena avviato il fondo Gaiip insieme a Microsoft per raccogliere 100 miliardi di dollari da investire proprio in enormi data center per sviluppare l’intelligenza artificiale. Ad adiuvandum, mercoledì a Palazzo Chigi è arrivato proprio il presidente di Microsoft Brad Smith, che ha annunciato un investimento da 4,3 miliardi in due anni in Italia “per espandere la sua infrastruttura di data center hyperscale cloud e di intelligenza artificiale”. Problema: questa roba consuma elettricità in modo mai visto. Soluzione: Fink è andato a trovare l’ad di Enel Flavio Cattaneo e gli ha proposto di acquistare – attraverso il suo fondo Gip, Global Infrastructure Partners – le centrali a carbone che l’ex monopolista sta per dismettere in Italia e altri siti in Spagna e Sudamerica. Certo, dovesse comprarle, servirà essere “pragmatici in materia di permessi e di politica energetica”, come dice Fink: avere quote in imprese energetiche italiane, nei gestori della rete elettrica e gas (Terna e Snam) e un tavolo aperto a Chigi aiuterà di certo.
Non si sa quanto interessino al fondo Usa, ma il governo ha inserito nel menù anche le “infrastrutture nazionali di trasporto e in altri settori di natura strategica”. Meloni e soci vorrebbero coinvolgere BlackRock – sempre via Gip, che possiede Italo a metà con Msc – nel tentativo di “aprire ai capitali privati” le Ferrovie dello Stato: a livello industriale non ha senso, però il Tesoro ha promesso all’Ue 20 miliardi di privatizzazioni in tre anni e dopo Poste toccherà a Fs. E ancora: il solito fondo Gip è attivo nel settore portuale e l’esecutivo vorrebbe riformare il sistema creando una sorta di Enav portuale, a controllo pubblico ma quotata in Borsa e aperta ai privati.
Poi, ovviamente, ci sono le banche: parlando a Berlino martedì Fink s’è già un po’ sdebitato schierandosi, di fatto, a favore dell’operazione UniCommerz. Essendo il primo azionista dell’istituto italiano e il terzo di quello tedesco è una posizione che ha un suo peso. E poi ora Giorgetti deve vendere un altro pezzo di Mps e BlackRock, che ha già partecipato al primo collocamento, è attesa mettere soldi pure nel secondo. Come si vede, vasto menù, più che vasto programma.