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 2024  ottobre 06 Domenica calendario

La nuova vita di Luna Rossa


BARCELLONA Il giorno dopo il kappaò con Ineos Britannia, è già un’altra storia. La base di Luna Rossa a Barcellona è stata aperta alle famiglie, le ragazze della Coppa America (la vera novità di questo format: ieri tre prove su quattro dominate dall’Ac40 timonato da Giulia Conti e Margherita Porro) regatano sul maxischermo, tutto intorno bambini, passeggini, pancioni contenenti futuri velisti, volti sorridenti che combattono la mestizia generale di sottofondo: la Luna che doveva vincere tutto è già a casa, ma la prossima coppa è dietro l’angolo; non c’è tempo da perdere, la rifondazione è già iniziata.
Patrizio Bertelli, presidente del Luna Rossa Prada Pirelli Team, è volato in Spagna per confermare che l’eclissi è solo momentanea, c’è anche Marco Tronchetti Provera, co-title sponsor («In qualche forma, restiamo»), perché questo è il momento di stare accanto alla gente della Luna delusa. Il segnale più forte è in agenda mercoledì, quando l’Ac75 tornerà in acqua con a bordo la nuova generazione di marinai che avrà il compito di rompere il tabù America’s Cup nella settima campagna dei Prada boys. «Tita, Gradoni, Ugolini e i ragazzi che hanno vinto la Coppa America dei giovani hanno bisogno di navigare sulla barca grande – spiega Max Sirena, confermato dall’armatore leader anche della prossima sfida: la restaurazione dentro la riforma, insomma —. Vogliamo mandare un messaggio alla squadra: perdere così fa male, però è essenziale restare allenati e motivati. I ragazzi sono entusiasti: mi hanno chiesto di ripartire, senza fare vacanze». 
Non dobbiamo buttare niente della nostra esperienza a Barcellona Non abbiamo fatto errori di progetta-zione né grossolani 
Che sia di nuovo a Barcellona oppure in Arabia Saudita, nel 2026 o nel 2027 come pensa Bertelli («Se vogliono fare entrare nuovi team bisogna aspettare almeno tre anni»), Luna Rossa ci sarà. «Abbiamo cambiato la vela e creato una nuova cultura del mare – dice il boss —, non ci fermiamo proprio adesso. Usciamo a testa alta: eravamo veloci ma abbiamo commesso degli errori. Andranno analizzati con calma, perché non si ripetano. È stata una finale Vuitton di livello altissimo, decisa da piccole differenze. Ma in tre anni Max ha ricostruito una squadra forte, piena di senso di appartenenza e passione, formando i velisti del futuro». È uno sport trasformato dall’avvento delle barche volanti («L’ultimo atto con scafi tradizionali è stato Valencia 2007» ricorda Bertelli), spettacolari e complicate, velocissime e infide. «Non ci ho dormito la notte, alle quattro del mattino ero già al telefono con il nostro capo designer Carabelli: abbiamo tutto per fare una sfida di Coppa America vincente» riflette Sirena. «Lo era anche questa» lo corregge Bertelli, che per primo ha creduto nell’ex ragazzo di Rimini nato prodiere e promosso manager, che si sente punto sul vivo: «Non ho tutte le risposte né la sfera magica» sorride amaro Max. 
Bertelli 
Usciamo a testa alta, non ci fermiamo adesso. Faremo una sfida vincente? Già questa lo era. Bruni sarà coach dei ragazzi 
Gli errori, già. Anche fosse stato uno solo, uno di troppo. «Li abbiamo concentrati tutti in finale – è il parere dello skipper —. Rompere le stecche della randa era da evitare e poi c’è stata la chiamata sbagliata della vela di prua nella regata del 5-4 per Ineos, che ha fatto il break. Qualcuno forse è stato condizionato dalla pressione ma era il momento di essere aggressivi, non passivi». Tutto verrà rivisto, studiato, vivisezionato. «Saremo critici con noi stessi, senza martoriarci». Sarebbe solo un atto di autolesionismo, ormai. 
Sirena 
Non ci ho dormito la notte, ma non ho tutte le risposte o la sfera magica. Gli errori li abbiamo concentrati tutti in finale 
Insieme al fuoriclasse australiano Spithill, che si è auto-pensionato la sera del 7-4 per Ineos, cambierà ruolo anche Checco Bruni, timoniere mancino di sinistra: «È una risorsa. Farà parte degli allenatori dei giovani – annuncia Bertelli —. Su barche che vanno a cento all’ora la reattività deve essere proporzionata alla velocità del mezzo. I vecchi scafi dislocanti facevano 9,8 nodi di bolina, 12 di poppa. Una strambata poteva durare un secolo». Tutto è cambiato e indietro non si torna più. Si può leggere in questa chiave anche il varo, nel 2025, del cento piedi volante di Giovanni Soldini, griffato Ferrari, una sfida foiling estrema che sorgerà con in testa i record oceanici, però sembra tanto una prova tecnica di Coppa America del Cavallino. 
Gli svizzeri di Alinghi e gli yankee di American Magic hanno già confermato la presenza, i francesi di Orient Express sognano di essere più competitivi; comunque vada la Coppa America (al via il 12 ottobre) Ineos sarà di nuovo challenger of records di team New Zealand («Se si fa un regolamento blando, ci sono lacune» la critica di Bertelli pensando agli arm bloccati due volte) o, al limite, viceversa. Restano gli Ac75, riveduti e corretti (con meno ciclisti: l’impressione comune è che la tecnologia si sia spinta troppo oltre). L’idea delle donne a bordo non incontra il favore di Bertelli («Sarebbe classista: lo sport è femminile o maschile. McEnroe non gioca insieme alla Williams...»), che non ha preferenze sul vincitore (Sirena spera che non si vada in Arabia, piuttosto a Southampton se vincono gli inglesi), solo certezze su Luna Rossa: «Non dobbiamo buttare a mare niente della nostra esperienza a Barcellona. Non abbiamo fatto errori di progettazione né grossolani. Il vero cambiamento della vela di Coppa America sono stati i due timonieri che ci siamo inventati a Auckland, poi tutti ci sono venuti dietro. L’Italia era la periferia della vela mondiale, oggi grazie a Luna Rossa ne siamo l’epicentro».