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 2024  ottobre 06 Domenica calendario

l blitz degli «infiltrati» alla manifestazione pro Pal

ROMA In mezzo all’intifada di piazzale Ostiense, tra sassi, bottiglie e pure un cartello stradale scagliati da quelli del black bloc di casa nostra contro i blindati della polizia, sventolano le bandiere di Hezbollah, si alzano cori pro Hamas, «Free free Palestine», «Netanyahu assassino» e voci ostili anche per Giorgia Meloni e il suo governo. Circa duecento manifestanti, su una piazza di almeno 5 mila, scatena la guerra sotto la Piramide. L’impressione è che fosse tutto preparato: un vero e proprio piano di battaglia. Iniziato quando i più duri, con i cappucci neri a travisare il volto, hanno spinto lo striscione di testa «Palestina libera», con dietro molti ragazzini, verso le camionette delle forze dell’ordine.
Tra loro ci sono – spiega chi sta conducendo le indagini – i torinesi di Askatasuna, frange dell’antagonismo milanese. E poi i gruppi duri dei licei romani (Osa, Cambiare rotta) insieme alle teste più calde tra i palestinesi di Udap, Api, Gpi. E infatti alla vigilia di questo 5 ottobre c’erano state ben due riunioni, al Viminale, del Comitato per l’ordine e la sicurezza, tutti seduti allo stesso tavolo, compresa l’intelligence, perché il rischio infiltrati era ritenuto molto serio. E quando a sera le strade si sono svuotate, lasciando a terra le macerie, dal ministero dell’Interno si sottolinea proprio questo aspetto: «Era uno schema già visto in altre occasioni che vede le frange violente mimetizzarsi tra i manifestanti pacifici per poi poter scatenare gli incidenti».
Già. E stavolta poi bisognava proteggere la Sinagoga, alla vigilia del 7 ottobre, l’anniversario del massacro di Hamas in Israele. Ed evitare pure scontri in giro per Roma «con occasionali frange contrapposte». Così, anche se in piazza sono venute tante famiglie, bambini con le bandiere della pace, studenti di 14 anni che hanno inventato una scusa ai genitori e pure quelli del Disability Pride Italia, prudentemente defilati con le loro carrozzine e i bastoni telescopici, alla fine è arrivata comunque la decisione di vietare.
Del resto alla Piramide il clima si è fatto subito pesante. Daniele Pifano, 78 anni, leader dell’Autonomia, ha mediato per i Pro Pal con la Digos: «Io gliel’ho detto fino all’ultimo alle forze dell’ordine – racconta a tarda sera, quando la guerriglia è ormai cessata – Ho detto: Noi siamo stati buoni e calmi fin adesso, ora però fateci sfilare in corteo almeno fino al Colosseo con i nostri striscioni. Ma loro non hanno voluto ascoltare, una gestione della piazza assurda, ci hanno concesso solo un giro del palazzo, E allora ecco, qualcuno si è sentito preso in giro...».
In piazza
Tra i manifestanti anche sindacalisti di base, Chef Rubio, i Carc e Potere al popolo
Difficile sia andata cosi: le bombe-carta di solito si portano da casa. Clima piuttosto plumbeo: «Se non cambierà, intifada pure qua», cantano gli studenti dell’Osa (Opposizione studentesca d’alternativa) e i giovani comunisti universitari di Cambiare Rotta, che già si preparano per il «No Meloni day» di venerdì prossimo, 11 ottobre, davanti al Miur. E ancora: «Nessuna base nessun soldato, fuori l’Italia dalla Nato». Il loro portavoce, Tommaso Marcon, 20 anni, nota «con stupore» l’assenza di «parlamentari dell’opposizione per mediare con la polizia». Ma non solo: «Permettono ai fascisti di Acca Larentia di fare ogni anno i saluti romani per strada – protesta – la chiamano manifestazione del pensiero. E a noi invece vietano i cortei. Io ho appena fatto un esame di Diritto e mi risulta siano ancora in vigore gli articoli 20 e 21 della Costituzione».
Non ci sono naturalmente Pd e M5S, contrari alla piattaforma dei manifestanti anti Israele («un anno di resistenza – un anno di genocidio» e ancora «7 ottobre 2023 la data di una rivoluzione» non di un massacro). Ecco invece i sindacalisti di base (l’ex capo dei Disobbedienti, Nunzio D’Erme, con la bandiera dell’Usb), Chef Rubio, i Carc, Rifondazione e Potere al Popolo. Arriva perfino Simone Ruzzi, alias Cicalone, lo youtuber romano famoso per le sue incursioni nelle metropolitane dove filma i borseggiatori, che viene contestato dai manifestanti («Sono qui per curiosità, mi fischiano perché pensano che io sia di destra, ma non è vero»).
Alla fine, cercando di passare inosservati, pure quelli della Comunità palestinese di Roma e del Lazio, che alla vigilia avevano concordato con la Questura il rinvio a sabato prossimo della loro protesta. Oggi diranno che chi li ha visti ha avuto un miraggio.