la Repubblica, 6 ottobre 2024
Trump è tornato a Butler
BUTLER (PENNSYLVANIA) – «Il 13 luglio ero qui. Ho sentito il rumore dei proiettili, ho visto Trump che cadeva e ho pensato che fosse la fine dell’America. Poi però si è rialzato, ha stretto il pugno e ci ha chiesto di continuare a combattere. Ecco, oggi sono venuto per questo: continuare a combattere».
Sono le otto del mattino e Bill sta facendo la fila all’ingresso del Butler Farm Show, la fiera agricola di questo angolo rurale della Pennsylvania Nord occidentale, per essere sicuro di stare dentro quando alle 5 del pomeriggio parlerà Trump. Un ritorno nel luogo dove aveva rischiato la vita, quando il colpo sparato dal ventenne Thomas Crooks lo aveva ferito all’orecchio. Un po’ per sfida, un po’ per dovere nei confronti degli elettori che erano venuti a sentirlo, e molto per sfruttare la scena allo scopo di recuperare più voti possibili nello stato che ha buone probabilità di decidere la corsa alla Casa Bianca il 5 novembre. Questa contea di circa 130mila abitanti è un feudo repubblicano, dove da Bob Dole in poi, anno 1996, tutti i candidati del Gop hanno vinto con almeno il 60%. Trump deve portarli tutti alle urne, se vuole sconfiggere Kamala Harris, che giovedì prossimo porterà da queste parti Barack Obama, a Pittsburgh, e sta girando nei distretti conservatori proprio per cercare di diminuire il vantaggio di Donald.
Perciò ha portato con sé anche il vice JD Vance e il fondatore di Tesla Elon Musk, che ormai è un surrogato della sua campagna elettorale, oltre che grande estimatore della premier italiana Giorgia Meloni.
A dire la verità, la folla non è enorme. Le sedie davanti al palco, stavolta circondato dai vetri antiproiettile e dai cecchini del Secret Service appostati su tutti i tetto, si riempiono in fretta, ma lo spazio dietro sul prato non è pienissimo come in altre occasioni. Difficile spiegare il perché, nonostante sia un magnifico sabato di sole pieno e cocente. Magari è solo che gli abitanti di questa contea non sono molti e quindi non puoi aspettarti il pienone delle città. O magari è il ricordo e la paura di quanto era successo il 13 luglio. Bill allarga le braccia e dice: «Io ho servito in Afghanistan con l’esercito, e francamente un paio di proiettili non mi fanno paura. Per me era più importante tornare qui per combattere, e per fermare Kamala Harris, che insieme a Joe Biden ci sta portando verso la Terza guerra mondiale».
Quel giorno Crooks mancò il bersaglio, ma uccise il pompiere volontario Corey Comparatore, che si era gettato davanti alla moglie e alle figlie, per fare scudo col suo corpo. La vedova Helen è qui ed ha accettato di salire sul palco per ricordarlo: «La mia famiglia è ancora scioccata e stiamo soffrendo. Però abbiamo deciso di venire per fare un omaggio alla memoria di Corey. Glielo dovevamo, lui avrebbe fatto lo stesso per noi». Nella speranza che sia l’ultima volta, considerando che Trump ha preannunciato un bagno di sangue se non verrà rieletto, e venerdì Biden ha lanciato l’allarme per il rischio che le elezioni non siano pacifiche.
Davanti ai banchetti del cibo, Brian Braisin sta aspettando il suo turno per comprare una Philly cheese steakcon i peperoni, annaffiata con limonata, ricetta perfetta per l’obesità in questa “Woodstock” del trumpismo. Quando gli chiedi perché è venuto, con fidanzata e amici come fosse una scampagnata, risponde così: «Ormai la domenica non possiamo più neanche andare da Walmart, perché è pieno di immigrati. Gente che non parla più spagnolo, ma lingue esotiche che non so neppure quali siano. È una vergogna vedere il nostro paese che muore così». Non fa più distinzione tra gli immigrati legali o illegali: via tutti, come gli haitiani di Springfield, che Trump ha accusato falsamente di mangiare cani, gatti e altri animali domestici. «Questi immigrati continua Brian – fanno quatto figli a testa e votano democratico, perché Biden e Harris gli hanno aperto le porte e regalano l’assistenza statale. Se non li fermiamo ora eleggendo Trump, perderemo l’America per sempre». Ecco, questo forse è il cuore delle elezioni del 5 novembre: l’ultima trincea dell’uomo bianco americano, che teme di perdere il dominio storico sul proprio paese. Perciò è pronto a combattere, con Trump, o chiunque si faccia avanti per salvarlo.
Vance lo introduce così: «Sono convinto che quel giorno Dio ti abbia salvato, perché sei al centro dei suoi piani». E Donald non si fa pregare a rivendicare la sua missione divina: «Biden è stato il peggior presidente degli Stati Uniti, ma io sono ancora qui per fare dei prossimi quattro anni i migliori della nostra storia. Possiamo farlo, se andate a votare, altrimenti non avremo più un paese in cui vivere. Il 5 novembre verrà ricordato come il giorno più importante dell’America».