la Repubblica, 6 ottobre 2024
Israele rinvia le cerimonie per il ricordo del 7 ottobre
GERUSALEMME – Avrebbero dovuto esserci decine di migliaia di persone domani sera nel parco principale di Tel Aviv a ricordare le 1.200 vittime dell’eccidio di Hamas a Gaza del 7 ottobre di un anno fa: non sarà così. Ieri sera il gruppo che da settimane organizzava l’evento ha annunciato che sarà chiuso al pubblico, con l’eccezione delle famiglie delle vittime e degli ostaggi (250, di cui un centinaio ancora nella Striscia) rapiti un anno fa. «Motivi di sicurezza», è stata la spiegazione ufficiale. Poco prima era arrivata la notizia della cancellazione dell’evento a cui avrebbero dovuto prendere parte gli ambasciatori accreditati in Israele.
A un anno dal giorno più tragico della sua Storia, Israele è ancora in guerra: anzi, lo è più che mai. Netanyahu ieri ha parlato di «7 fronti». Resta infatti aperto il fronte a Gaza, quello sotterraneo in Cisgiordania, quello contro i proxies in Siria, Iraq e Yemen, quello recentemente aperto in Libano: ma soprattutto resta aperto lo scontro con il nemico di sempre, l’Iran. «Risponderemo, è nostro diritto e lo faremo», ha avvertito ieri il premier Benjamin Netanyahu, di fatto aprendo la finestra per l’attacco contro l’Iran. Poi ha detto
al leader francese Emmanuel Macron di «vergognarsi» per il no alle armi che Israele userebbe a Gaza: «Vinceremo lo stesso».
Sono state le notizie sulla possibilità di un attacco su obiettivi iraniani nelle prossime ore a spingere verso l’annullamento o la riduzione delle cerimonie previste per il 7 ottobre, nonostante i raduni fino a 2mila persone siano consentiti: ieri i vertici militari hanno fatto filtrare sulla stampa locale la notizia che l’attacco in risposta al lancio di missili arrivato da Teheran qualche giorno fa sarà «significativo» e avverrà «verso l’inizio della settimana» (che in Israele parte di domenica e dunque oggi, non di lunedì). La Giordania avrebbe ricevuto un allerta dagli Usa relativa all’attacco già nelle prossime ore.
In contemporanea, l’aviazione ha intensificato i raid sul Libano e in particolare su Dahieh, il quartiere della periferia Sud di Beirut, da anni roccaforte di Hezbollah. Un’ondata di bombardamenti ieri ha colpito la zona, i cui abitanti sono per la maggior parte fuggiti spaventati dagli attacchi: uno di questi venerdì aveva come obiettivo Hashem Safieddine, numero tre di Hezbollah indicato come il successore del leader ucciso. Sulla sua sorte non ci sono conferme ufficiali, ma l’ipotesi che sia morto si fa più forte: ne sono convinti gli israeliani. Mentre in Libano fonti vicine a Hezbollah dichiarano allaReuters di «aver perso» i contatti con il comandante.
Ieri in Israele è arrivato il capo delCentcom americano, il generale Michael Kurilla. Intanto i combattimenti si sono intensificati a Gaza e in Libano: fonti dell’esercito attribuiscono il cambio di passo all’approssimarsi di un’azione contro l’Iran. Il Paese sembra ormai prepararsi a una nuova fase di guerra. Ieri, in piazza come ogni sabato in nome degli ostaggi, non c’erano che poche migliaia di persone.