ItaliaOggi, 5 ottobre 2024
Periscopio
Le Forze di difesa israeliane hanno liberato una giovane yazida di 21 anni, Fawzia Amin Sido, rapita nel 2014 all’età di 11 anni dai miliziani dello Stato islamico in Iraq e trattenuta prima della liberazione dal movimento islamista palestinese Hamas nella Striscia di Gaza. Ansa.
Abbiamo eliminato il terrorista Aziz Salha che nel 2000, a Ramallah, ha preso parte al brutale linciaggio del sergente di prima classe Yosef Avrahami e del caporale Vadim Norzhich. Salha era stato fotografato dopo il linciaggio mentre mostrava da una finestra le mani coperte di sangue. Israel Defence Forces @IDF.
I capi di Hezbollah avrebbero potuto salvare la pelle: bastava non difendere i martiri di Gaza, non reagire. Nasrallah non ha fatto come Kamala Harris. Non ha sparso come lei qualche lacrima ipocrita per i morti a Gaza, senza nulla fare in concreto per difenderli. (…) C’è più moralità nella posizione d’un partito considerato terrorista che in quella del democratico Occidente. Elena Basile, il Fattosky quotidiano (ogni giorno più al di là del bene e del male).
Iran, quanto può impiegare a costruire l’atomica? wired.it
«Pochi dirigenti americani e israeliani credono che Israele, agendo da solo, possa distruggere l’infrastruttura nucleare dell’Iran, in particolare il sito sotterraneo d’arricchimento nucleare di Fordow, a sud di Teheran. L’unica forza aerea in grado di distruggere quel reattore è quella degli Stati Uniti. (…) Come i presidenti Trump e Obama prima di lui, Biden non ha mai escluso l’uso della forza militare per impedire al regime iraniano d’acquisire l’arma nucleare, ma ha mostrato poca volontà di contemplare un’azione così drastica. Mercoledì Biden ha affermato che non avrebbe sostenuto un attacco israeliano contro gli impianti nucleari dell’Iran. Ciò non esclude che gl’israeliani possano provarci, e un attacco che avesse anche solo parzialmente successo potrebbe esercitare un’enorme pressione sugli Stati Uniti affinché finiscano il lavoro». Dexter Filkins, New Yorker.
Noi non diamo permessi a Israele, noi consigliamo Israele. Joe Biden.
Gli ayatollah, che hanno dichiarato ufficialmente di essere in guerra con Israele, hanno legittimato la reazione di Gerusalemme: l’obiettivo minimo sarà quello di distruggere i siti nucleari iraniani, per impedire che questo paese si doti dell’atomica destabilizzando ulteriormente il mondo arabo e mettendo a rischio la sua stessa sopravvivenza. L’obiettivo massimo potrebbe essere quello di dare una spallata tale che permetta alle opposizioni d’affossare il regime teocratico. Non sarà facile, ma fino a che non si arriverà a tanto, il Medio Oriente non avrà pace. Diritto & Rovescio, ItaliaOggi.
Teheran accusa il G7 d’essere «parziale e irresponsabile» (…) dopo che i 7 Grandi hanno rilasciato due giorni fa una dichiarazione in cui si condannava l’attacco dell’Iran a Israele. repubblica.it
I servizi segreti russi, già al servizio della vecchia Unione Sovietica, stanno diffondendo l’assurda accusa che la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris sia comunista. Questo è solo uno dei paradossi della campagna di disinformazione che il regime di Putin ha intensificato negli ultimi mesi, sperando che con una possibile vittoria di Donald Trump alle prossime elezioni presidenziali, Mosca possa ottenere il via libera per portare a termine la sua aggressione contro l’Ucraina. Una rete simile a quella adottata in Italia per influenzare la nostra opinione pubblica. Maurizio Stefanini, Linkiesta.
Europa al bivio. Finalmente c’è chi si sveglia (…) sui soldi infiniti all’Ucraina. (…) Basta assegni in bianco a Kiev. La Veritasky.
[Quanto alla] nostra sinistra più o meno radicale dovrebbe andare a scuola da Carola Rackete (o semplicemente tornare a scuola tout court, a dare una ripassatina alla storia del Novecento). «Essere di sinistra – ha detto Rackete – vuol dire stare dalla parte degli oppressi, siano essi in Palestina, in Kurdistan o in Ucraina: per questo l’Ue deve continuare a fornire armi a Kiev e consentirle di attaccare sul territorio russo». Parole limpide e pienamente condivisibili, da cui purtroppo si deduce che la sinistra italiana non esiste. La linea di Francesco Cundari.
Terremoto a Repubblica. Via Molinari e pure Elkann. Mario Orfeo nuovo direttore. Il Giornale.
Giorgio Napolitano amava Orfeo tanto da negare un’intervista al Tg1 di Augusto Minzolini per rilasciarla al Tg2 [di Mario Orfeo]. Sergio Mattarella, e sarà un caso ma è un bel caso, ieri, lo ha salutato indirettamente con questa frase pronunciata incontrando l’European Alliance of News: «Ho chiesto il leggio perché le istituzioni devono avere rispetto per la stampa e parlare in piedi». Simone Canettieri.
La finanza, e persino nel suo piccolo l’editoria, hanno tempi che il cuore non conosce. Ma destituire, mentre è impegnato sul campo del giorno più lungo d’Israele, il direttore-generale in chief, e farlo per giunta alla vigilia dell’anniversario del 7 ottobre, mentre piovono missili da Teheran e cazzate opinionistiche di ogni calibro e anche più mortali da ogni pertugio d’Italia, be’, questo dispiace un po’. Maurizio Crippa, il Foglio.
Conte prenota il Tg3. Patto con Lega e FdI.il Giornale.
I poteri pubblici non hanno mai abbandonato la tentazione di fissare limiti agli spazi di libertà d’informazione, piuttosto che proporsi di garantire e sostenere quei medesimi spazi di libertà. Sergio Mattarella.
Giorgia, ti fischiano le orecchie? Dagospia.
«Tasseremo le imprese». Giorgetti chiede sacrifici e spaventa la Borsa. (…) Sul ministro Robin Hood la furia di Meloni e Salvini. Repubblica.
Salvini: «[Responsabile moi? Io] non pianto chiodi». rainews.it
Come quella volta che si recò dallo spacciatore per citofonargli, anche ora il ministro Matteo Salvini pretende di conoscere gli indirizzi dei responsabili del guasto alla rete ferroviaria. Ha proprio un chiodo fisso. Roberto Alatri, il Foglio.
Roma nel degrado, ma per Gualtieri il problema è la pizza di Briatore. Un barbone accampato per strada: «Dice ch’hanno fatto toje i fiori a Crazy Pizza». Secondo barbone: «Hanno fatto bene... Era ’no scempio». Osho, il Tempo.
Quando guardo in faccia un politico arrossisco. Roberto Gervaso.