il Fatto Quotidiano, 5 ottobre 2024
Repubblica, la disfatta di Elkann e Molinari
La malinconica, ingloriosa uscita di scena del duo Molinari&Elkann, rispettivamente direttore editoriale e presidente di Gedi, stride con l’arroganza che contraddistinse la loro presa di possesso, quattro anni fa, dell’ammiraglia Repubblica. Il predecessore, Carlo Verdelli, licenziato dall’oggi al domani senza neanche un saluto. Piani di rilancio mirabolanti enunciati col tono di avanguardisti della rivoluzione digitale.
La redazione che a più riprese ha compattamente sfiduciato il direttore, e che da ultimo ha scioperato contro il tariffario con cui l’editore tentava di piazzare pagine di notiziario, è stata la prima a denunciare che le cose sono andate diversamente: calo delle vendite ben più grave della concorrenza; smantellamento del gruppo editoriale; conti in rosso; disaffezione del pubblico tradizionale che non si riconosceva nel nuovo prodotto.
La parabola discendente che la proprietà Exor si è intestata con supponenza e dilettantismo meriterebbe uno studio approfondito. Tema: la fragilità di un progetto culturale tecnocratico messo in atto da un potere forte, convinto di potersi imporre sulla professionalità giornalistica e sulla comunità dei lettori. In fondo è un po’ anche la storia del declino di Draghi e del fiasco di Renzi e Calenda. Il direttore Molinari ci ha messo un di più di atlantismo unilaterale e di schieramento acritico in difesa d’Israele che è parso ottenere l’effetto contrario. Quanto a John Elkann, da padrone insoddisfatto dei risultati ieri ha chiesto ai subentranti “maggiore focalizzazione e rigore nella gestione del Gruppo”. Ma è difficile non mettere in relazione la sua scelta di lasciare la presidenza Gedi con le vicende giudiziarie e familiari imbarazzanti che lo riguardano.
Chi come me, e a Il Fatto non siamo pochi, ha lasciato un pezzo di cuore in quel giornale, può solo augurare ai colleghi di Repubblica che il peggio sia passato