Il Messaggero, 5 ottobre 2024
Lo strano boom di dentisti a Roma
A Roma fioccano i dentisti. E i numeri sono da record: ce n’è uno ogni 744 abitanti. «È un dato che è ben al di sopra della media nazionale che si attesta a uno ogni duemila». Le parole del presidente dell’Andi (l’Associazione nazionale dei dentisti italiani), Carlo Ghirlanda, descrivono una situazione di gran lunga diversa rispetto ai loro colleghi medici che invece vivono una situazione totalmente diversa. Mancano medici di base e specialisti, ma anche quelli che si occupano delle urgenze. L’anomalia romana è evidente anche quando viene messa a confronto con le altre province del Lazio: a Rieti, spiega ancora Ghirlanda, c’è un dentista ogni 1.035 abitanti, a Frosinone uno ogni 1.300, a Latina uno ogni 1.400, a Viterbo uno ogni 1.530. Nella Capitale, dunque, «c’è una eccessiva competizione che può essere sì sana dal punto di vista del paziente ma che a volte può scadere per cercare di offrire un servizio al prezzo più contenuto». «Il dentista romano fa sicuramente più fatica rispetto a quello di Viterbo nel gestire la propria professione – prosegue il presidente nazionale dei dentisti – Serve una maggiore attenzione sul numero degli accessi, con un maggior equilibrio tra chi già lavora e chi si va a laureare». Sì, perché essere liberi professionisti può voler dire avere a che fare con le regole di mercato, e con odontoiatri che, seppur in età di pensione, decidono di continuare a lavorare magari facendosi aiutare in uno studio associato. Una professione dai lauti guadagni? Stando a Ghirlanda, sarebbe questo uno stereotipo da sfatare. «C’è qualcuno che ha avuto redditi molto elevati, ma non è più così. Gli indici di affidabilità fiscale ci dicono che il reddito medio è ora di 44.000 euro l’anno. Oggi anche tanti nuovi laureati hanno difficoltà di lavoro – prosegue – E poi ci sono le catene commerciali dove viene chiesto di lavorare in termini di fatturato, con budget mensili e settimanali di guadagno che devono essere raggiunti». Il riferimento, non troppo nascosto, è legato ai grandi marchi delle catene odontoiatriche che da più di un decennio hanno aperto le loro serrande. Secondo Ghrlanda il vero trucco per avere cure odontoiatriche low cost è basato sulla prevenzione.«Fare visite di controllo costa poco e rende tanto perché permette di intervenire per tempo e non quando sono necessari maggiori trattamenti – aggiunge – Poi oggi ci sono anche i fondi integrativi: oggi quindici milioni di italiani ne fanno parte e i numeri sono in continuo aumento». Non ci sono poi solo i grandi numeri degli odontoiatri capitolini a spingere il pedale della concorrenza. Ci sono anche le cure che i romani fanno all’estero. Lo chiamano il turismo dentale ed è rivolto principalmente verso Paesi come Croazia, Romania, Albania. Lì si va non solo per gli impianti dentali o le estrazioni, ma anche per lo sbiancamento, gli apparecchi, le faccette. Si è attratti dalle soluzioni a basso costo: nel corso di questi anni sono nate agenzie di viaggi che forniscono un pacchetto completo: volo aereo, soggiorno, intervento a pochissimi passi dall’hotel. E se i preventivi superano una certa cifra, la vacanza è totalmente gratuita. Una dentatura tutta nuova la si riesce a strappare anche con tremila euro. Un’otturazione la si paga in Albania 25 euro. «Molte persone sono convinte di avere lo stesso risultato di una terapia in Italia, invece non è così – sottolinea Ghirlanda – Ci sono diversi romani che ogni anno partecipano a questi viaggi ma che poi sono costretti a tornare negli studi in Italia per sistemare i danni che vengono fatti». L’accusa che fa il presidente di Andi è legata a «situazioni in cui non vengono rispettati i tempi biologici e tecnici, così preferiscono estrarre e mettere subito impianti e protesi. In nazioni come l’Albania ci sono veri e propri negozi del turismo odontoiatrico e hotel dove ci si raduna.