Il Messaggero, 5 ottobre 2024
Monica Guerritore dice che le donne sono libere di amare anche se son vecchie
Un’attrazione fatale a base di sesso, segreti inconfessabili, conflitti, colpi di scena. E al centro lei, Gabriella, una sessantenne divorziata, ricca ed elegante che, mettendosi contro tutta la famiglia, perde la testa per un trentenne dal passato oscuro e dal presente ambiguo. È un impostore che cerca solo i suoi soldi, come pensano tutti? E quanto è legittimo il diritto di questa donna matura, madre di tre figli e già nonna, di sentirsi ancora desiderata a costo di sfidare la ragionevolezza, il proprio ambiente, le regole consolidate? Ma nel finale a sorpresa sarà proprio lei, considerata una “vittima”, a dettare le regole del gioco scegliendo il proprio destino... Una strepitosa Monica Guerritore, potente e insieme fragile, a 66 anni protagonista di scene di sesso incandescenti con Giacomo Gianniotti (l’attore italo-canadese di Diabolik chi sei?, 35 anni) è l’eroina di Inganno, la serie in sei puntate disponibile su Netflix dal 9 ottobre, produzione Cattleya, regia di Pappi Corsicato. Tutta giocata tra mélo e thriller, ambientata sulla spettacolare Costiera Amalfitana, la serie inchioda e affronta un tema tabù come la sessualità in età matura. Puntando sul carisma di Monica che rende credibili anche dialoghi e scene estremi. Perché ha accettato di girare Inganno?
«È un grande racconto popolare basato su archetipi come famiglia, figli, soldi ma nello stesso tempo ha un forte valore politico».
Cosa intende?
«Propone un ritratto inconsueto, quasi rivoluzionario della femminilità: la mia Gabriella è una donna che, pur avendo una bellezza ormai sfiorita, non rinuncia a vivere i sentimenti come un’adolescente e una passione fine a sé stessa, cioè senza il progetto di creare una famiglia o fare dei figli. Ha la potenza di un’eroina teatrale».
Ci è voluto coraggio per interpretarla?
«Non l’ho affrontata con la massima disinvoltura, lo ammetto. Il coraggio l’ho preso dal mio mestiere di attrice».
E le hanno creato imbarazzo le numerose scene di nudo?
«No, perché in teatro sono abituata a fare largo uso del corpo. È stato più imbarazzante interpretare le scene di umiliazione in cui Gabriella, pur di non perdere l’amante, arriva a chiedergli “Perché non ti basto?”, o quando si confronta con la rivale giovane (Denise Capezza, ndr)».
Le è mai capitata, nella vita, una passione altrettanto devastante?
«No, ma l’ho sperimentata portando in scena Medea, Lady Macbeth, la Lupa. Personaggi violenti, al limite che oggi ti regala solo il teatro. Ma sul set di Inganno Corsicato mi ha permesso di improvvisare per esprimere la verità dei miei anni, superando il disagio di mostrare la mia bellezza che non è più quella di una ragazza. Non è scandaloso che una donna di 60 possa amare un trentenne, lo è dare una falsa rappresentazione della realtà».
Lei è forse l’unica attrice a non aver fatto ritocchi estetici: avverte la pressione dell’ambiente?
«No, e ancora di meno da quando ho deciso di girare un film su Anna Magnani che delle rughe aveva fatto un vanto. Sono fortunata: a differenza delle attrici di cinema e tv che puntano sul viso, in teatro io lavoro con il corpo. E questo mi dà una grandissima libertà».
Suo marito, il professore di diritto costituzionale ed ex presidente Rai Roberto Zaccaria, ha visto la serie?
«No, e credo che la vedrà di nascosto, a pezzi. Intanto raccomanda agli amici di non guardarla (ride, ndr). Gli è bastato soffrire vedendomi a teatro nella Carmen di Sepe in cui ogni sera mi davo a tanti uomini...».
In attesa di tornare accanto a Verdone nella terza stagione di “Vita da Carlo” (dal 16 novembre su Paramount+), cosa le ha lasciato “Inganno”?
«La speranza di aver contribuito ad arricchire il racconto della femminilità. Le donne non sono solo cuore e sentimenti, ma anche corpo, desiderio, sesso. E tutto questo va rappresentato. Senza paura. Senza barare».