la Repubblica, 5 ottobre 2024
La figlia del fumettista Guido Crepax svela il retroscena sul primo nome di Valentina
In una sola mostra si dipanano molti misteri. Si intitola Lagune – Guido Crepax / Piero Macola : una saga familiare a fumetti e si tiene a Venezia presso l’Istituto veneto di Scienze, Lettere e Arti dal 5 ottobre al 3 novembre. Proviamo a risolverli con un aiuto più che autorevole, quello di Caterina Crepax, figlia di Guido che, con i fratelli Antonio e Giacomo, cura l’Archivio dedicato al padre.Primo mistero: che cosa c’entra Guido Crepax con Piero Macola, giovane autore veneziano che ormai da tempo vive e lavora inFrancia?
«Semplice: sono parenti. Anni fa abbiamo incontrato a Milano questo cugino che viene dalla parte materna di nostro papà: una famiglia veneziana che si chiama, appunto Macola. La storia è abbastanza complessa perché le famiglie si sono incrociate in due occasioni tanto che in mostra si può vedere un albero genealogico che spiega tutto. Riassumendo, la mamma di mio padre Guido si chiamava Maria Macola e dunque lui e il papà di Piero erano primi cugini. Così abbiamo deciso di fare una mostra perché Piero Macola è nato a Venezia ma lavora a Parigi e nel 2023 ha fatto un libro intitolato proprio Lagune, mentre nostro papà è nato a Milano ma la sua famiglia viene da lì. E il legame con la città per entrambi è rimasto molto forte infatti entrambi l’hanno disegnata spesso: è addirittura come se non si fosse mai interrotto».
In quali storie di suo padre si può vedere questo legame con Venezia?
«Una si intitola Le zattere ed è un piccolo racconto autobiografico in cui racconta la sua infanzia a Venezia, dove era sfollato durante la guerra. Diceva che erano stati i suoi anni più belli anche perché poteva girare da solo dappertutto. Non solo: lì era andato a vedere i suoi primifilm horror che rimarranno per sempre nella sua memoria:Frankenstein, L’uomo invisibile, La mummia. Già allora voleva metterli sotto forma di albi, cosa che effettivamente fa quando torna a Milano disegnando a soli dodici anni tre albi a fumetti. Che, devo dire, erano già notevoli».
Ma sono stati pubblicati?
«In maniera completa no. Ne abbiamo pubblicato qualche parte come bonus speciale, altre si sono viste in qualche mostra ma in maniera organica no, mai».
Bisognerebbe assolutamente farlo.
«In effetti è vero perché ci sono già delle prospettive particolari, dei tagli visti dall’alto, il movimento, la sceneggiatura. Diciamo che già allora si vedeva che aveva delle capacità, tanto che lui ha fatto tutto da autodidatta».
Il vostro cognome originale era Crepas, vero?
«Sì ma adesso non ne siamo più così sicuri: mio figlio che ha fatto un po’ di ricerche dice che potrebbe essere un errore di trascrizione perché hatrovato anche il cognome Crepax a Venezia. Del resto, la “x” nel dialetto veneziano si usa».
State praticamente ridisegnando la storia di famiglia per come si conosceva. E, a proposito, che cosa c’entra Valentina con Corto Maltese?
«In un’altra storia di ambientazione veneziana intitolata Anthropologydel ’77 Valentina, Rembrandt e suo figlio Mattia vanno a fare una vacanza in Jugoslavia, dove in realtà eravamo appena andati noi perché nostro padre, non muovendosi maidi casa perché lavorava sempre, doveva per forza pescare dalle esperienze familiari. In questo racconto, la nonna di Valentina incontra un marinaio che ha tutte le fattezze di Corto Maltese. A quanto pare Hugo Pratt aveva telefonato a mio padre chiedendogli di far incontrare i due personaggi. Non solo: gli avrebbe anche chiesto di creare tra loro un legame di parentela, cosicché Corto Maltese potrebbe essere… il nonno di Valentina!».
C’è anche un’immagine in cuiquesto incontro tra i due viene disegnato da Macola, così il cerchio di parentele si chiude. Ma la notizia più importante è quella per cui Valentina… non si chiamava Valentina!
«C’è un’altra storia veneziana che si intitola Caduta angeli ed è del ’73. È molto misteriosa, molto oscura. Riappare qui questo popolo chiamato “i Sotterranei” (la prima storia omonima in cui appaiono è appena stata ripubblicata da Feltrinelli Comics in un’edizione molto curata, ndr). Il titolo Caduta angeliviene anch’esso da un fatto familiare: mio padre aveva appena accompagnato sua moglie a Venezia per farle conoscere la sua città d’origine e di fronte alla Chiesa della Salute che era tutta transennata c’era un cartello con scritto appunto “Caduta angeli”. Quella di allora era una Venezia ancora molto decadente e c’erano dei pezzi di angeli, se non angeli interi, che cadevano dalla basilica. A lui questa cosa era piaciuta moltissimo, tanto da farne addirittura una storia. È poi successo che noi abbiamo trovato delle stampe davvero misteriose che non avevamo mai visto, e di cui non abbiamo gli originali, che si ricollegavano a questa storia, ma che erano chiaramente precedenti».
Come è possibile?
«È molto strano perché noi abbiamo messo a posto tutto l’archivio di nostro papà in anni di lavoro e di ricerca, ma questa piccola storia di quattro pagine intitolata Marinanon l’avevamo mai vista. Per come è disegnata richiama molto i primi personaggi di papà perché utilizza ancora una china molto nera. I tratti inoltre sono pochi, come in quel tipo di disegno che faceva negli anni ’60. Infine anche la firma con il tondino porta chiaramente a quel periodo. Ma il fatto più sorprendente è che l’inizio della storia è molto simile a quella di Caduta angeli che è venuta sicuramente dopo. Inoltre non ci sono parole se non un unico fumetto affiancato alla figura femminile che la chiama con un nome: “Marina!”».
Cosa significa tutto questo?
«Che, secondo noi, nostro padre voleva inventare un nuovo personaggio perché questa Marina è un po’ un mix tra il personaggio di Bianca, che è una ragazza coi capelli neri lunghi senza la frangia, e Valentina che ha la frangia e i capelli corti. Questa Marina invece ha i capelli lunghi e la frangia. Nelle prima tavola cade in acqua, probabilmente ubriaca, perché ha un bicchiere in mano e viene poi raccolta da una gondola. Probabilmente questa storia è stata messa nel cassetto e anni dopo nostro padre decide di rifarla con protagonista però Valentina. Ma la prima Valentina era proprio questa Marina, non c’è dubbio».
Chiedo quello che si chiedono tutti: Valentina era vostra madre?
«Sì e no. Il modello originale era l’attrice Louise Brooks perché a nostro padre era piaciuto molto quel taglio così grafico in un’epoca in cui andavano i capelli molto lunghi in stile Barbarella, ma poi è stata mia mamma a tagliarsi i capelli come lei. A quel punto Valentina era lei. Per il tipo di vestiti, lo stile, l’estetica. Ma non per il carattere, perché mia madre era invece piuttosto timida e anche severa. Ai tempi se la incontravano a Milano dicevano “Ma allora esiste davvero!”. Non c’è dubbio che sia stata lei la sua musa. Mi piacerebbe fare una mostra dedicata a nostra madre, magari a Trieste perché lei era triestina, per raccontare quanto sia stata importante per lui. Anche mentre nostro padre lavorava stavano sempre insieme e parlavano, discutevano di tutto quello che faceva. Il vero nome di mia madre? Luisa. Sì, proprio come Louise Brooks».