la Repubblica, 5 ottobre 2024
Il governo promette: non faremo prelievi forzosi
Sottosegretario Freni, alla fine per tirare su la manovra dovrete aumentare le tasse.«Questo lo dice lei».Veramente lo dice il ministro Giorgetti: «Si chiederà uno sforzo alle imprese più grandi»
«Inviterei ad ascoltare il ministro Giorgetti con più attenzione e magari a non estrapolare qualche frase da un discorso più articolato. L’equazione tra sforzo e tasse è decisamente forzata, per non dire azzardata. L’impegno, lo ripeto, non si tradurrà in un aumento delle tasse».
Un’addizionale Ires però risolverebbe i problemi. È un’ipotesi sul tavolo?
«Lo escludo. Addizionali, balzelli o incrementi di aliquote non appartengono al vocabolario e al dna di questo governo. Gli italiani ci hanno votato per ridurre le tasse, non per aumentarle».
E allora in cosa consistono i famosi «sacrifici» di cui parla il ministro dell’Economia?
«Le modalità con cui tutti, nessuno escluso, possono partecipare agli obiettivi, condivisi, del rafforzamento della crescita e del risanamento delle finanze pubbliche rispondono a principi di buon senso. Il governo non agita la clava né pensa a prelievi forzosi. Ognuno saràchiamato a contribuire secondo le proprie possibilità».
Di possibilità le banche ne hanno parecchie. Una tassazione straordinaria non sarebbe un atto di equità?
«La narrazione della tassa sugli extraprofitti è tanto semplicistica quanto pericolosa per gli effetti che avrebbe sull’economia. Le banche pagano le tasse come tutti e come è giusto che sia: un’imposta aggiuntiva non è all’ordine del giorno».
Perché Forza Italia è contraria?
«L’agenda di governo è l’agenda di tutta la maggioranza, basta con i primati. Anche perché se dovessimo ragionare in questo modo dovremmo ricordare che è stata la Lega arespingere per prima anche solo l’ipotesi di una tassa».
Perché?
«Guardi, chiariamoci: le banche non sono predatori assetati di sangue. Sarebbe opportuno guardare in modo più laico a quello che fanno per l’economia del Paese».
E come ?
«Dovremmo, tutti, iniziare a considerare le banche come protection company, piuttosto che come un immaginario nemico. Che poi, mi creda, si corre il rischio di finire come Giovanni Drogo, il protagonista de Il deserto dei tartari: asserragliati in attesa di un attacco che non c’è».
Non vorrà dire che le banche fanno beneficenza.
«Non ho detto questo. Ma le banche sono un attore fondamentale della nostra economia. L’erogazione del credito a famiglie e imprese non è beneficenza: fa sistema. Tra l’altro le banche pagano il 3,5% di Ires in più rispetto alle altre aziende da dieci anni e assicurano la sottoscrizione del debito pubblico».
Comunque anche loro dovranno contribuire. Come?
«Mi pare che il mondo bancario abbia già espresso la volontà di collaborare con il governo per individuare le soluzioni più idonee a sostenere gli impegni della legge di bilancio».
È difficile sedersi a un tavolo quando si parla di tasse.
«Le interlocuzioni tra il governo e l’Abi sono assidue e da sempre improntate al confronto e alla collaborazione. Non si è mai parlato di tasse».
E allora come possono partecipare?
«Esistono diversi strumenti che possono garantire un flusso di cassa allo Stato. Il perimetro è quello fiscale: le soluzioni specifiche emergeranno dal confronto in corso».
Tocca anche alle imprese. Esclude anche per loro una tassazione extra?
«Il principio vale per tutti: nessuna tassa extra. Le imprese vanno sostenute, non affossate: è una priorità di questo governo e, da sempre, della Lega».
Cosa deve mettere sul piatto Confindustria?
«Non siamo al ristorante, non esistono piatti e piattini. Con Confindustria c’è piena ed assoluta unità di intenti nell’interesse esclusivo del sistema Paese».
Gli industriali sono pronti a sacrificare le loro tax expenditures. Quanto pensate di recuperare?
«La disponibilità delle imprese ci garantisce uno spazio d’azione maggiore, ma non interverremo con l’accetta».