Corriere della Sera, 5 ottobre 2024
Genova, sfida per l’aeroporto
All’ombra della Lanterna, mentre il ciclone giudiziario era in corso e la Liguria vacillava, si è combattuta una battaglia sotterranea: quella dell’aeroporto di Genova.
La disputa ha visto coinvolti vari soggetti, pubblici e privati: il ministero delle Infrastrutture, il Comune di Genova, l’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile), l’Autorità portuale, la Camera di Commercio e i gruppi Benetton e Msc della famiglia Aponte. Posta in gioco era ed è la sopravvivenza e il rilancio dello scalo genovese Cristoforo Colombo, gravato dal fardello di vecchie perdite e relegato a un ruolo marginale nel panorama dei trasporti (23esimo per numero di passeggeri in una città che è sesta in Italia per popolazione).
Il comandanteIn sintesi, un anno e mezzo fa i soci dello scalo genovese (Autorità portuale al 60%, Camera di Commercio 25% e Aeroporti di Roma controllata dalla famiglia Benetton 15%) con l’avallo del ministero e dell’Enac, avevano affidato all’allora presidente dell’aeroporto Alfonso Lavarello, manager di lungo corso dei servizi marittimi, la missione di dare impulso all’attività cercando uno o più soci privati industriali. Il socio veniva individuato nel gruppo Msc (con il quale Lavarello ha ottimi rapporti), primo al mondo nel settore dei container, fra i primi in quello crocieristico e ben radicato nel capoluogo ligure, che aveva manifestato il suo interesse a investire. L’ingresso nella società aeroportuale da parte di Gianluigi Aponte, l’ex comandante fondatore di questo impero del mare che ha la testa a Ginevra, il cuore in Italia e conta oltre 200 mila dipendenti, 850 navi e pure cinque aerei, sarebbe avvenuta attraverso l’unica porta privata esistente: quella dei Benetton. I quali, non avendo mai considerato il Colombo un asset strategico e vista anche la pesante ricaduta del disastro del ponte Morandi gestito dalla loro società, avevano infatti deciso di vendere. E il gruppo Msc avrebbe voluto comprare, sostenuto da ministero, Enac e con il consenso del Comune del capoluogo ligure. «Intendiamo informare il cda di Aeroporto di Genova di un’offerta per il trasferimento dell’intera nostra partecipazione societaria alla società Msc – scriveva lo scorso 26 giugno l’ad di Aeroporti di Roma Marco Troncone a Lavarello —. Le richiediamo di convocare con cortese sollecitudine il cda perché deliberi in merito alla rinuncia della prelazione per l’acquisto di azioni proprie (da parte degli altri soci, Autorità portuale e Camera di Commercio, ndr)…».
Sembrava fatta: Benetton vende ad Aponte e il progetto decolla. E invece, lo scorso 24 luglio, la doccia fredda per chi ci aveva creduto: «Esercitiamo il diritto di prelazione per acquistare il pacchetto», è stato l’annuncio ad Adr del presidente della Camera di Commercio di Genova, Luigi Attanasio, riferendosi alla loro quota parte (che corrispondeva a circa il 4%). Attanasio aggiungeva che se l’Autorità portuale e Msc avessero rinunciato all’acquisto del residuo 11%, ci avrebbe pensato la Camera di commercio a farsene carico. E così è andata, perché l’Authority non si è mossa e Msc ha deciso di salutare tutti. Risultato: l’aeroporto è finito interamente in mani pubbliche.
Il blitzIl blitz di Attanasio ha avuto come effetto le dimissioni di Lavarello e del cda che avevano messo in piedi il programma di privatizzazione. Progetto che prevedeva il collegamento via rotaia dell’aeroporto al porto (treno, stazione, tapis roulant lungo 700 metri) in modo da attrarre al Colombo il popolo dei crocieristi, rispetto al quale Msc è molto forte. Venuto meno Aponte tutto è tornato al punto di partenza. Con grande preoccupazione del governo che ha già messo sul piatto 40 milioni di euro per il collegamento ferroviario diretto con il porto passeggeri. Investimenti pubblici che salgono a circa 100 milioni se si aggiungono la stazione in fase di realizzazione, la nuova aerostazione e il rifacimento della vecchia.
Cosa succederà, dunque, ora? E perché questo colpo di coda della Camera di commercio? «Dovevamo semplicemente tutelare il valore delle nostre quote per non avere domani problemi con la Corte dei Conti. Lungi da noi la volontà di impedire a Msc di diventare socia», ha garantito Attanasio. Una leva è stato il prezzo concordato da Benetton e Msc per il passaggio di mano del 15%: 437 mila euro. «Troppo basso». E ricorda che Msc avrebbe comunque potuto entrare con l’11%. «Francamente non mi aspettavo la rinuncia, mi auguro possa comunque essere in futuro un nostro interlocutore». Chi aveva sostenuto la soluzione «Aponte» punta il dito sull’intento speculativo della Camera di Commercio (comprare a poco per rivendere a molto) e sul momento storico di particolare debolezza di Regione e Porto. Secondo questa tesi a favorire la mossa di Attanasio avrebbe concorso la decapitazione dei due enti: sono usciti di scena il governatore Giovanni Toti e il presidente del Porto Paolo Emilio Signorini.
Il cda: rosso di 3 milioniComunque sia, i tempi si allungano e la situazione si complica. Perché bisogna fare i conti con varie grane: le perdite accumulate in passato dall’aeroporto, la necessità di ricapitalizzare da parte di soci che sono pubblici e in difficoltà, la concessione aeroportuale che scade a breve e allontana i privati. Privatizzazione, tra l’altro, sulla quale tutte le parti in causa concordano nel ritenerla indispensabile per il futuro dello scalo. «I soci la devono fare, l’aeroporto interamente pubblico è un’anomalia. Quando la concessionaria non può più gestirlo si va verso la revoca della concessione», ha avvertito il presidente di Enac, Pierluigi Di Palma.
Come se ne esce? La palla è ora nella mani del nuovo presidente, Enrico Musso, docente di Economia dei Trasporti all’Università di Genova, un liberale, che ieri ha proposto al suo primo cda il nuovo progetto di bilancio 2023 esibendo una perdita di quasi 3 milioni di euro. Gli enti pubblici hanno accettato e si sono detti disposti a ricapitalizzare. «Se il collegio sindacale e i revisori daranno il loro ok, si avvierà la procedura di privatizzazione in tempi brevi perché i nuovi soci sono necessari. Confido sul fatto che l’interesse per questo aeroporto ci sia perché ha ampi spazi di crescita, per varie ragioni: per i servizi che può offrire, per la congestione degli aeroporti vicini, per i flussi turistici che esprime, in particolare quello crocieristico, e per quei 100 milioni di investimenti pubblici», ha puntualizzato Musso.
Lui spera che Msc torni sui suoi passi. Ma il comandante Aponte, al momento, sembra lontano.