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 2024  ottobre 04 Venerdì calendario

Marco Mașini festeggia i 60 anni con un disco

“Tutta colpa della raucedine di Bob Rose. E di Concato”.
Chi è Bob Rose? 
Roberto Rosati. Facevamo pianobar: io tastiere, lui voce. Ingaggio al Pan Pan di Pistoia. Bob fa: ho l’influenza, stasera devi cantare tu. Avevo 18 anni.
Con cosa ruppe il ghiaccio, Marco Masini? 
Fiore di maggio. Una bella ragazza mi venne vicino. Pensai: cantare non è così male.
Se un giorno dovesse spuntare un figlio segreto? 
Non credo proprio. Ma se alla mia porta bussasse l’avvocato Mingozzi…
Eh? 
Un nome qualsiasi. E mi dicesse: ecco l’ordinanza del tribunale, questo è suo figlio…
Magari mentre lei valuta di cedere i diritti del catalogo…
Mi bloccherebbe la trattativa, ah ah. No, queste cose succedono più spesso nel rock, i backstage sono imprevedibili. Poi dipende dalla vita che fai, dal carattere. Io sono razionale, ho sangue freddo, non mi lascio trascinare dagli impulsi.
Una volta rincasando trovò una sua fan nel letto.
Purtroppo non c’è più. Aveva problemi personali, esperienze con la droga, cattive frequentazioni. Era una stalker, non la denunciai mai, la feci solo chiamare da un amico carabiniere. Quella sera le dissi: ti pago un taxi, mi spiace. Sapevo avesse una casa, altrimenti le avrei pure trovato un hotel.
Un gentleman.
L’avrei ospitata, ma non sarebbe stata una notte tranquilla.
A proposito di figli, nel nuovo album di inediti 10 amori c’è la struggente Splendido, in cui parla un padre separato.
È la storia di un mio amico. Per l’Istat più dell’80% dei matrimoni finisce entro 3 anni. Ma ci sono unioni che resistono, e quando i genitori vengono in camerino coi bimbi, ai quali hanno trasmesso la passione per le mie canzoni, è come se mi donassero le loro vite: un regalo più bello di una maglia della Fiorentina.
Il suo disco arriva 7 anni dopo il precedente. Cantautorato classico, intimista, poeticamente sincero.
Il diritto/dovere di un artista è dare forma a esperienze in cui gli altri possano riconoscersi. 10 amori è un concept vecchia maniera con prologo, epilogo e brani in cui l’amore è declinato in tanti modi. Per la compagna, i genitori, un animale…
I suoi genitori compaiono in copertina. È ispirata a loro Due fidanzati degli anni 30? 
No, a due 90enni che notai in un locale sui Navigli. Occhi negli occhi, davanti a un cappuccino, attorno premeva il caos di Milano. Le sirene dei pompieri, una rissa. Andai in studio, in mezz’ora il pezzo era nato.
Il posto del cuore della sua infanzia? 
Il giardino di casa di mia nonna. Ci giocavo coi cuginetti e mia sorella, finché non ci chiamavano per pranzo, i crostini toscani con i fegatini. A Empoli. Ecco perché simpatizzo pure per quella squadra.
In famiglia capirono presto che fosse portato per la musica? 
Avevo 4 anni, con mamma andai alle giostre. Scesi dal cavalluccio e partì una canzone. Luglio di Del Turco: come in un presagio lì c’era la mano di Bigazzi. La fischiettai.
E sua madre? 
Disse a papà: perché a Natale non compriamo uno strumento a Marco? La mattina del 25 trovai uno scatolone sotto l’albero. L’organo Bontempi.
Quello con i numeri sui tasti? 
No, il modello pulito. A orecchio suonai Luglio. E Tu scendi dalle stelle.
Un predestinato.
Molto dopo composi Ci vorrebbe il mare e la feci ascoltare a mio zio. Sentenza: è frastuono. Morì prima di Vaffanculo: gli fu evitato un altro dolore.
A sentire i rapper di oggi, Vaffanculo è da educande.
Fu il mio primo dissing col mondo. Non mi esprimo sui colleghi. Spetta alle piattaforme e alle case discografiche decidere come istruire i 15enni.
Da curvarolo, come legge lo scandalo degli ultrà criminali? 
Servono organi di controllo per estirpare il marciume dalla base. E tempo per ripristinare legalità e correttezza. Ma non possono far finta di essere sorpresi dalla situazione.
Ha mandato una canzone a Conti? 
Povero Carlo, no. Ha già migliaia di cose impilate. Non penso a Sanremo. Tutto quel che ho da esprimere è nel nuovo album: lo porto live nel 2025 a Roma, Milano, Firenze.
Ha appena compiuto 60 anni. Bilanci? 
Posso aver sbagliato tanto, però non ho mai intenzionalmente fatto male a nessuno. Mi ha sopraffatto l’amore per la musica, più potente di ogni altro. L’unica cosa che non mi perdonerò mai è stata andare a suonare la sera in cui morì mia madre. Bussola di Chianciano, 1984. Speravo con tutte le forze che resistesse, almeno fino al giorno dopo. In cuor mio mi dico che lei mi ha capito. E assolto.