il Fatto Quotidiano, 4 ottobre 2024
Tra Chigi e il Tg1: così la telefonata tra Boccia e Sangiuliano convinse Giorgia
È stata quella telefonata tra Gennaro Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia a cambiare il destino politico del ministro della Cultura. Quando la presidente del Consiglio Giorgia Meloni viene a saperlo decide che Sangiuliano ormai deve lasciare il governo perché non ha ancora reciso tutti i fili con la mancata consulente. Di più. Meloni vede nella telefonata di martedì 3 settembre la prova che il ministro abbia tradito la sua fiducia: solo poche ore prima, Sangiuliano era stato ricevuto a Palazzo Chigi e, dopo due ore di conversazione a tratti drammatica, gli era stata riconfermata la fiducia. Ma la storia andrà a finire diversamente: 72 ore dopo la telefonata, Sangiuliano sarà costretto alle dimissioni.
Per capire quanto sia importante quella conversazione sul destino politico del ministro è necessario ricostruire quello che è successo in quei giorni. Per farlo, Il Fatto ha consultato molteplici fonti di governo.
Il caso diventa politico il 2 settembre dopo la pubblicazione di Dagospia di un documento “sensibile” tra i dirigenti del ministero della Cultura sul G7 di Pompei, in cui viene messa in copia anche Boccia. Le opposizioni chiedono spiegazioni. La premier deve andare in televisione da Paolo Del Debbio su Rete4. Così il responsabile comunicazione del governo Giovanbattista Fazzolari parla al telefono con il ministro della Cultura: si fa spiegare come stanno le cose e decidono la linea. Quella sera Meloni difende il ministro in tv: “Sangiuliano mi ha garantito che non sono stati spesi soldi pubblici e questa persona non ha avuto accesso a documenti riservati, il resto è gossip”. In tempo reale, però, Boccia la smentisce: pubblica su Instagram una storia in cui mostra l’intestazione di alcuni documenti del G7. La premier è furiosa: è stata lei a metterci la faccia. Così il giorno dopo, all’ora di pranzo, convoca il ministro a Palazzo Chigi. Si inizia a parlare di dimissioni. Il faccia a faccia è drammatico. Meloni gli chiede quali siano i rapporti con questa donna, cos’altro può uscire e di garantirgli ancora una volta che non siano stati spesi soldi pubblici. Il ministro replica di aver avuto una relazione sentimentale con Boccia e che al massimo potrebbe uscire qualche messaggio ma “niente di compromettente”. Poi crolla: si mette a piangere e implora la premier di credergli. Meloni e Fazzolari gli impongono la linea: “Vai al Tg1 a spiegare”. Sangiuliano dovrà ammettere la relazione, dire che è finita e che la nomina di Boccia è saltata per evitare “conflitti d’interessi”. L’intervista del direttore Gian Marco Chiocci andrà in onda la sera dopo in prima serata al Tg1 e ricalcherà quello che era stato deciso a Palazzo Chigi.
Ma nel mezzo avviene un fatto che cambia le cose. Sangiuliano, batte l’Ansa, esce da Palazzo Chigi alle 17.23 del 3 settembre. Alle 18.02 pubblica un comunicato per ribadire che non si dimetterà. Alle 19 però chiama Boccia: nella telefonata i due parlano di Meloni, della mancata nomina e il ministro chiede alla donna di dare la stessa versione, cioè che il ministero non ha pagato i viaggi.
La telefonata sarà resa nota la mattina dopo dalla donna. Alle 11.14 del 4 settembre scrive su Instagram: “Te l’ho detto ieri pomeriggio al telefono e te lo ripeto stamattina: sono pronta ad applaudirti se la smetti di storpiare la realtà per coprire gente che non merita i tuoi sani valori: lealtà, rispetto, responsabilità”. Quella storia su Instagram convince Meloni: il ministro deve lasciare il suo posto. Non è più controllabile.
La sera Sangiuliano va al Tg1 ma ormai la sua strada è segnata. Il giorno dopo inizia il pressing di Meloni e del suo entourage per farlo dimettere: Sangiuliano non vuole lasciare, fa vedere che è pienamente operativo. Ma all’ora di pranzo di venerdì 6 settembre, la sua esperienza al ministero finisce: si dimette e dopo due ore Alessandro Giuli giura al Quirinale come nuovo ministro