il Fatto Quotidiano, 4 ottobre 2024
L’ultima telefonata di Sangiuliano alla Boccia
“Pronto, ti disturbo Maria Rosaria? Come stai, innanzitutto?”. La storia che vi stiamo per raccontare non è solo gossip né una questione personale. È la sera del 3 settembre 2024. L’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano chiama al telefono Maria Rosaria Boccia, la mancata Consulente Grandi eventi. Qualche ora prima di questa conversazione, Sangiuliano era stato convocato a Palazzo Chigi per chiarire la sua posizione rispetto a uno scandalo che da subito aveva superato i confini delle vicende personali per diventare una questione politica, e che da lì a 72 ore lo porterà a rassegnare le dimissioni. Il giorno dopo, il 4 settembre, Sangiuliano andrà di fronte al direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci per raccontare la sua verità e chiedere scusa, oltre che a sua moglie, alla premier Giorgia Meloni e a tutti i collaboratori del ministero. Proprio davanti alle telecamere della rete ammiraglia del servizio pubblico, il ministro aveva detto, rispondendo a una domanda di Chiocci: “Io l’ho chiamata ieri, i nostri rapporti si erano interrotti all’incirca l’8 agosto. L’ho chiamata per dirle di essere corretta e precisa nelle affermazioni. Cioè lei sa (…) che ho pagato io per le sue trasferte e i viaggi. Bisogna essere precisi”. “E le ha detto solo questo?”, chiede il direttore. “Sì, sostanzialmente questo era il motivo della telefonata”. Il Fatto è in grado di documentare alcuni dei passaggi salienti di questa telefonata che ha dei contenuti di rilevanza pubblica non solo perché a parlare è un ministro al tempo ancora in carica, ma anche perché molti dei dettagli che possiamo oggi svelare raccontano tutta un’altra verità rispetto a quanto aveva detto fino a quel momento Sangiuliano, rispetto a quanto avrebbe dichiarato al Tg1 e poi, soprattutto, rispetto a quanto metterà per iscritto nel suo esposto contro Maria Rosaria Boccia (e a seguito del quale la donna risulta indagata per i reati di violenza o minacce a corpo politico e lesioni personali).
La telefonata che abbiamo deciso di pubblicare non è una telefonata privata o tra due semplici cittadini. È una telefonata che è stata registrata dalla stessa Boccia che ha più volte ammesso di aver iniziato a farlo “per certificare la verità di una donna che diversamente non sarebbe stata creduta”. E che la donna avesse captato delle conversazioni era un’informazione di cui anche Sangiuliano era a conoscenza (“Mi sono accorto che lei registrasse ed è uno dei motivi per cui ho voluto interrompere la relazione”, aveva detto al Tg1). È una telefonata che è fonte di prova nell’indagine della Procura di Roma: i magistrati dovranno valutare se siano stati commessi reati e se risponda al vero, come sostiene l’ex ministro nella sua denuncia, l’accusa di “un ricatto perpetrato ai danni di un rappresentante di un’Istituzione della Repubblica: un evento senza precedenti in Italia”. Ecco perché abbiamo deciso di pubblicare.
L’origine dello scoop
L’ultima telefonata avviene dopo giorni di silenzio tra i due. “Perché sei sparito?”, chiede lei contrariata, per usare un eufemismo. “Perché ero e sono in una situazione brutta”, risponde lui. Lo scambio tra i due parte dallo scoop di Dagospia sulla consulente poi rinnegata dal ministero. Lei è furiosa: “Sai benissimo lo scoop da chi è partito (…). Smetti di dire bugie: quella foto o l’hai fatta partire tu o…”. “Io questo non lo so, questo te lo dico con il cuore in mano”, dice lui. I due si riferiscono alla notizia apparsa sul sito di Roberto D’Agostino con una foto che li ritrae insieme: è il 26 agosto e lo scandalo deflagra. Discutono di quella foto perché è un dettaglio importante: dimostra che non fu per prima Boccia a provocare la guerra mediatica e il terremoto che 11 giorni dopo porterà alle dimissioni del ministro, bensì qualcuno dentro al ministero, una “talpa” che ancora non ha un nome né un mandante. Sangiuliano si sente chiamato in causa in prima persona: “Tu sei una persona intelligente, ragiona, io non avevo alcun interesse”. Ma lei insiste: “Ti ho chiesto a chi hai girato quella foto”. Lui non capisce: “Pensavo fosse quella che avevi pubblicato su Instagram, qual è la differenza tra le due?”. La donna a quel punto gli spiega che la foto in questione è la stessa ma con formati diversi. Lei l’aveva mandata a lui via Whatsapp e poi l’aveva postata in una storia Ig privata, alla quale soltanto lui poteva accedere. “Sto dicendo che tra quelli a cui hai mandato questa foto c’è la persona che l’ha mandata a Dagospia, lo comprendi o no?”. Alla fine lui s’arrende: “Allora l’avrò girata a qualche mio collaboratore, ma non l’ho fatto in malafede”.
“Fare quadrato”
L’allora ministro ha un altro obiettivo in testa. Chiede a Maria Rosaria Boccia di concordare una strategia comune che gli consenta di rimanere al proprio posto in via del Collegio Romano, anche se a lei dice “sto spingendo per andarmene”, contraddicendo quello che invece raccontavano in quei giorni le cronache politiche (e che è ricostruito nell’articolo accanto, ndr). Chiede di mettere fine a questo “stillicidio quotidiano”. “Tutto questo finirebbe se noi la finiamo di parlare con il pubblico e i giornalisti e di postare cose…”. E poi il ministro si lamenta di tutta l’attenzione che i media stanno dedicando alla vicenda: “Ti pare con quello che succede nel mondo, Hamas e la gente che muore in Ucraina… col sindaco (di Pompei, Carmine Lo Sapio, ndr) che dice ‘ho pagato tutto io’. E noi invece di fare quadrato contro questa gente…”.
È a quel punto che l’ex ministro propone di coinvolgere la giornalista Melania Rizzoli, amica di entrambi, come “mediatore psicologico”. “Avevo detto a Melania se ci volevamo vedere lunedì a casa sua, io tu e lei. Ti vuole molto bene”, dice lui. “Quante volte Melania ti ha detto ‘vedi di chiamarla?’ Chiamala, chiamala!’”, risponde lei. E lo frena così: “Non è che ci dobbiamo vedere con i giudici davanti, ma se dobbiamo io non ho problemi… (…) Per parlare non abbiamo bisogno di una terza persona”. Lui insiste: “Sì. perché è la cosiddetta figura del mediatore psicologico, una figura che esiste proprio professionalmente”.
Il nodo dei viaggi
Per Sangiuliano Maria Rosaria Boccia deve chiarire che non c’è alcun viaggio a suo nome pagato con i soldi del Ministero. “A me interessa puntualizzare solo i soldi e che non hai avuto documenti riservati” ribadisce lui. E protesta: “Tu dovresti essere dalla mia parte e dire ‘cazzo, Gennà: io devo fare in modo che tu possa restare al posto tuo’”. E lei: “Io non ti ho mai chiesto di dimetterti”. Lui chiede “un segnale”, come quello che lo stesso ministro avrebbe dato alla donna nella lettera rilasciata alla Stampa: “Alla Stampa ho detto che sei una persona competente e professionale”. E allora il ministro esplicita la sua richiesta: “Dovresti chiamare l’Ansa e dire: ‘Non è vero che i viaggi erano pagati dal Ministero’”. Perché, insiste, i biglietti per Polignano li ha pagati lui, l’hotel di Taormina l’ha pagato lei, il sindaco di Riva Ligure ha pagato di tasca sua. Lei qualche minuto prima gli aveva già dato ragione sul punto. Ma il ministro aveva ribadito: “I viaggi li ho pagati io”, esattamente come affermerà, ricevute alla mano, nell’intervista al Tg1 il giorno dopo. E lei: “Ma io lo so! Perché ho scritto che ha pagato il Ministero?”. E lui: “Ma sta scritto sull’Ansa!”.
L’incontro con Meloni e la nomina saltata
Decidiamo di riportare integralmente, data la sua rilevanza, questo passaggio:
B: La nomina mi è stata revocata perché? Non si capisce…
S: Tu il motivo vero lo conosci. Punto e basta.
B: A me non interessa…
S: Io ti volevo salutare e augurarti tutto il meglio della vita. Io sono determinato a mollare tutto perché non ce la faccio a stare in questa situazione…
B: Cosa hai detto oggi a Giorgia?
S: No, non abbiamo parlato di te, solamente del fatto che io me ne volevo andare lei dice no bisogna resistere e…
B: Ma ti avrà chiesto di me, chi sono…
G: No, non abbiamo parlato proprio, è una persona molto attenta e ha detto a me ‘delle questioni private non interessa nulla, posto che soldi pubblici non ne sono stati spesi’ perché questa era l’unica cosa seria che voleva sapere, ‘a me delle questioni private non mi interessa, rispetto le persone che hanno la loro vita privata e possono fare quello che vogliono’. Non si è parlato di te.
B: Quindi come pensi di risolvere questa cosa?
S: Io spero che si abbassi la tensione mediatica…
B: (…) Questo è quello che tu auspicavi nei primi giorni… (…) E io devo passare per quella che ha millantato una nomina che invece non c’è stata?
S: Ma no, ma no… quello c’è stato un malinteso….
B: Non c’è stato nessun malinteso (…) Se ci vogliamo dire come risolvere la cosa…
S: Risolvere la cosa… io non vedo via d’uscita, eh… se non quella di aspettare che tutta la cosa mediatica si calmi e poi dopo possiamo incontrarci parlare fare tutto quello che vuoi…
B: No, ma questo non è il problema io non ci sto a farmi trattare in questo modo dal mondo, cioè non è che uno arriva la nomina e all’improvviso no la nomina c’è non c’è c’è stato il vizio no… no… perché non è così…
S: Il problema non è la nomina, non si può fare, io non l’ho potuta fare e… poi su tutto il resto i nostri rapporti personali possiamo discutere di tutto.
B: La nomina non la puoi fare, no? Eh, e perché?
S: Perché non la posso fare e il motivo tu lo conosci. E poi comunque non mi va di parlare al telefono.
Il ministro temeva di essere intercettato o non voleva lasciare tracce di questi scambi? “Perché il mio telefono in questo momento… allora facciamo una cosa, io mi compero un altro telefonino domani, ti darò il numero e potremo scriverci. Un telefonino di scarso valore perché non me lo posso permettere…”. Perché Sangiuliano non vuole parlare al telefono della nomina mancata? Chi è intervenuto per farla saltare?
Contatto dal Fatto Sangiuliano dice: “La telefonata c’è stata. Ma non ho mai parlato né della premier, né di una possibile strategia comune da concordare. E sono pronto a querelarvi. In questa storia ci sono un sacco di fake news. Voi mi state riferendo di contenuti di cui non ho mai parlato. Se ho parlato con lei della nomina mancata in quella telefonata, sì, e le ho spiegato che non potevo nominare una persona che diceva di essere incinta di me”. Lei è sicuro di non aver riferito a Maria Rosaria Boccia dell’incontro con la Premier? “Se ci penso posso al massimo aver parlato che le avevo riferito l’intenzione di dimettermi, cosa che ho fatto”. Il ministro si è dimesso. E di questo gli va dato atto. Ma restano ancora tanti gli interrogativi da chiarire.