Il Messaggero, 4 ottobre 2024
Jerry Calà piange Gherardo Guidi
È stato un risveglio bruttissimo, il mio: la notizia della morte improvvisa di Gherardo Guidi, il patron della Capannina, mi ha procurato un enorme dolore. Era un amico, una persona a cui volevo bene da più di quarant’anni. Non era stato bene, negli ultimi tempi, ma aveva superato i suoi problemi di salute. Purtroppo un infarto lo ha portato via, nessuno di noi era preparato...Ci eravamo conosciuti nel 1983, ai tempi delle riprese di “Sapore di mare”, il mitico film di Carlo e Enrico Vanzina ambientato a Forte dei Marmi e in gran parte proprio nella Capannina, il locale che furoreggiava sia come tempio della musica di serie A sia come discoteca per giovanissimi. “Sapore di mare” è stato un successo che ha connotato un’epoca e rimane tuttora un cult radicato nell’immaginario collettivo. E, cosa importantissima, mi ha permesso di incontrare Gherardo. Non ci saremmo lasciati più. A lui mi ha legato anche un rapporto di lavoro, un sodalizio durato fino a ieri: gli devo la mia seconda carriera, quella di intrattenitore-showman che da allora porto avanti parallelamente all’impegno come attore. Era una strada che negli anni Ottanta avevo accantonato a favore del cinema ma sul set del film di Vanzina fu proprio Guidi a incoraggiarmi a tornare sul palco. Era convinto che avrei funzionato. E aveva ragione. Facemmo dei test, andarono bene, e da quel momento in poi ho continuato a tornare alla Capannina per animare serate musicali intitolate a “Sapore di mare” con le musiche degli anni Sessanta e Ottanta. Serate tutte prese d’assalto dal pubblico, sempre calorosissimo. Quando mi sono sposato, non potevo andare a fare il viaggio di nozze perché avevo in programma alcune date da lui. Ma Gherardo ci organizzò una vacanza in Versilia in un magnifico albergo... L’ultima serata si è svolta il 18 agosto scorso, per i 95 anni dello storico locale. E mi resta stampata nella mente l’immagine di Gherardo e me che, insieme sul palco, tagliamo la torta del fatidico anniversario. E pensare che all’inizio, quando i Vanzina gli chiesero di poter ambientare alcune scene del film nella Capannina, Guidi espresse un certo scetticismo: era geloso della sua creatura, si preoccupava che non venisse «snaturata». Ma poi la stima per i due fratelli cineasti e la validità del copione prevalsero sulle preoccupazioni e il patron fece entrare la cinepresa nel locale dove tra l’altro avrei girato una delle scene più intense di tutta la mia carriera, giocata tutta con gli occhi: il momento finale in cui, ormai invecchiato, incontro il mio ex amore Marina Suma e all’inizio non la riconosco perché gli anni sono passati anche per lei. Ma poi il passato riaffiora e ci scambiamo degli sguardi carichi di nostalgia e tenerezza. Anche se il film era ambientato negli anni Sessanta, l’euforia degli Ottanta si faceva sentire con prepotenza. Dopo i cupissimi anni di piombo che avevamo attraversato all’insegna della paura, a tenere banco erano di nuovo la voglia di vivere, l’allegria, la spensieratezza, la fiducia nel futuro. Noi comici, poi, eravamo davvero scatenati: per fortuna non esistevano ancora i paletti del pensiero politicamente corretto e potevamo dire di tutto senza venire lapidati. I giovani inoltre si sentivano pronti ad abbracciare nuove avventure: oggi non lasciano mai la casa dei genitori, e certo non per colpa loro ma a causa della difficoltà di trovare un lavoro, ma un quarantennio fa la massima aspirazione dopo la scuola era andare a vivere da soli... Anche di queste cose parlavamo con Gherardo che nelle nostre lunghe notti alla Capannina amava rievocare gli anni d’oro del locale e i suoi momenti indimenticabili: le esibizioni di Gino Paoli, l’energia di Gloria Gaynor, i capricci di Patty Pravo. Oggi che non c’è più e il nostro mondo lo piange, penso che Guidi sia stato bravissimo: aveva capito che la mitica Capannina avrebbe dovuto crescere, ma rimanendo fedele a sé stessa senza rinunciare all’atmosfera magica degli anni Sessanta e Ottanta. Un’atmosfera che io continuo a percepire negli anni, serata dopo serata, davanti a un pubblico che ad ogni stagione ringiovanisce ma mi vuole bene come sempre. Su quel palco ritrovo ogni volta le emozioni fino all’ultimo. E di questo non smetterò di ringraziare Gherardo che mi ha dato fiducia, entusiasmo e una nuova linfa».