il Giornale, 4 ottobre 2024
Anche il Papa fa fatica a pregare
Ho imparato a pregare dalla nonna. La nonna è quella che mi ha insegnato a pregare e mi ha donato anche la devozione a san Giuseppe.
Poi i padri spirituali che ho avuto, sia in seminario sia nella Compagnia, mi hanno aiutato ad andare avanti nell’esperienza della preghiera.
Tra questi vorrei menzionare padre Miguel Angel Fiorito, un gesuita argentino, professore di filosofia, ma anche un entusiasta della spiritualità. Le sue opere sono state pubblicate ora anche in Italia: un grande maestro spirituale che mi ha insegnato a crescere nel mio modo di pregare. Ha fatto tanti corsi sulla spiritualità.
Mi ha insegnato a pregare come figlio e non cercando le «caramelle» della consolazione: come avviene la preghiera? Come abituarsi alla preghiera? Che cosa fare quando c’è consolazione o anche desolazione, quando non c’è voglia di pregare? È stato maestro di vita spirituale per me. Con il tempo la mia formazione alla preghiera è rimasta la stessa. Anche da Papa non è cambiato nulla: prego come sempre, con i ritmi di sempre. Alle volte qualche preghiera vocale, alle volte davanti al Santissimo sopporto qualche momento di aridità. La mia preghiera è andata avanti nelle cose belle e con le cose non tanto belle. Alle volte penso che devo pregare di più, questo sì. Non c’è tempo, ma devo pregare di più.
Sempre, poi, sono attaccato alla Liturgia delle Ore, questa non la lascio mai: al pomeriggio i vespri, poi più tardi l’ufficio delle letture, al mattino le lodi e poi la messa. E poi la preghiera mentale, la preghiera della meditazione quando ho un po’ di tempo cerco di fare un po’ di colloquio e di domandare qualcosa al Signore, ma ho paura che risponda...
E poi c’è il Padre nostro, la preghiera di Gesù. Lì c’è tutto! Quando i discepoli chiedono a Gesù di insegnare loro a pregare, Lui non ha chiamato un catechista per istruirli a qualche metodologia di preghiera, o qualche specialista dell’arte dell’orazione. Ha detto: «Dite così: Padre Nostro» (cfr Lc 11,2).
Il Padre nostro è la preghiera universale, la preghiera dei figli, la preghiera della fiducia, la preghiera del coraggio e la preghiera anche della rassegnazione. È la grande preghiera. E ci sono le preghiere a Maria: anche io ho tanta fiducia nella Madonna, prego sempre la corona del Rosario. Mi piace sentirla vicina, perché lei è Madre e ci guida.
C’è una storia molto bella, naturalmente è una leggenda, che ci dice come la Madonna salva tutti! È la storia della Madonna dei malandrini, protettrice dei ladri.
Questi rubano, ma poiché la pregano, quando muore uno di loro, la Madonna, che è alla finestra del cielo, gli fa segno di nascondersi. E gli dice di non andare da Pietro, che non lo farà entrare. Ma alla sera, apre la finestra del Paradiso e lo fa entrare da lì. Mi piace questo: la Madonna è quella che ti fa entrare dalla finestra. È quasi di «contrabbando». Come a Cana. Il Signore non ha avuto la libertà di dire di no. Lei col Figlio fa così. È così: onnipotenza supplicante.
È anche per questa fiducia che, alla fine dei miei interventi pubblici, chiedo sempre di pregare per me. Ho bisogno, in questo servizio alla Chiesa, che la comunità mi sostenga. Se la Chiesa non ti sostiene con la preghiera, tu sei finito. La comunità deve sostenere il suo vescovo e il vescovo deve pregare per la comunità.
La preghiera apre il cuore al Signore e, quando lo Spirito entra, dentro ti cambia la vita. Perciò bisogna pregare, per aprire il cuore e lasciare lo spazio allo Spirito. Noi preghiamo Gesù, il Padre, la Madonna, ma non parliamo spesso nella preghiera con lo Spirito Santo.
E invece è lo Spirito Santo che cambia il nostro cuore, entra nel nostro cuore e lo cambia. Il Padre non ci unge, il Figlio non ci unge. È lo Spirito a ungerci con la sua presenza ed è l’unzione dello Spirito Santo che mi fa capire bene la realtà della Chiesa e il mistero di Dio.