La Stampa, 4 ottobre 2024
Il centrosinistra è fermo al punto di partenza
La saga di Elly Schlein alla costruzione dell’alleanza di sinistra si sta facendo particolarmente appassionante. A che punto siamo? Lo ha evidenziato qualche giorno fa uno degli strateghi emergenti del Partito democratico, Marco Furfaro, qualificando le mattane di Giuseppe Conte come un favore a Giorgia Meloni. Dunque siamo al punto di partenza, cioè a un punto morto: tutto quanto hanno in comune è l’avversaria. Nient’altro. Se ne è ben accorto Romano Prodi che da tempo, nelle interviste o in articoli di suo pugno, sembra rivolgere a Schlein l’ammonizione del patriarca: inutile parlare di coalizione se non si stabilisce prima che cosa si vuole fare e in che direzione si vuole procedere. Presupposta la buona fede del professore, e il titolo che per di più lo legittima a elargire costruttive lezioni, non si ha un ricordo di particolare robustezza delle sue, di coalizioni. Quella con cui diventò premier nel 1996, meno di due anni e mezzo dopo lo scalzò con guerra intestina per incoronare Massimo D’Alema. La seconda, con cui diventò premier nel 2006, aveva idee così chiare sul da farsi e sul dove andare che si stilò un programma di governo lungo come Guerra e pace, dov’erano riversate le priorità dei sedici (provate a contare fino a sedici) partiti necessari a raggiungere la maggioranza, e per i quali servì la cifra record di centouno poltrone di governo, fra ministri, viceministri e sottosegretari. Durò due anni esatti. E magari è proprio l’esperienza a fare di Prodi uno a cui prestare grande attenzione, quella riservata a chi dà buoni consigli non potendo più dare il cattivo esempio.