la Repubblica, 4 ottobre 2024
Cardinale cerca soci: vende il 22% del Milan
Gerry Cardinale è sempre più a caccia di investitori per tenersi il controllo del Milan, appeso alla difficile realizzazione del nuovo stadio a San Donato. Nell’agosto 2022 la sua società di gestione degli investimenti RedBird rilevò il controllo del club dal fondo Elliott della famiglia Singer, che gli prestò poco meno della metà della valutazione di 1.2 miliardi di euro: 560 milioni tramite vendor loan (prestito del venditore) triennale. Ma poco più di due anni dopo, mentre al Portello si gongola per il secondo attivo di bilancio (4.1 milioni per il 2023-24, dopo i 6.1 milioni dell’esercizio precedente), dagli Usa emerge la fretta di trovare nuovi soci. Non si tratta più solo dell’esigenza di pagare tra 11 mesi a Elliott il debito, che alla scadenza di agosto toccherà i 693 milioni (il 57.7% del valore attuale del Milan) e che è già salito con gli interessi dell’8% a 634,3: lo attesta il bilancio 2024 di ACM Bidco, la controllante del Milan, depositato ad Amsterdam lo scorso 30 settembre. Ora la nuova urgenza di Cardinale sembra quella di rimpolpare il suo stesso capitale, vendendo “al prezzo base di costo”, cioè senza guadagno, “fino a 150 milioni del capitale investito iniziale di 681 milioni, data la necessità dell’azienda di abbassare l’importo dell’investimento per riequilibrare il portafoglio”.La formula testuale è riportata nel documento in cui Washington Harbour, società di investimenti e consulenza finanziaria, prospetta per conto di RedBird a potenziali investitori l’acquisto di una quota azionaria, pari al 22% del capitale che 25 mesi fa Cardinale avrebbe raccolto e investito nel Milan.Il dossier circola dallo scorso maggio negli ambienti finanziari internazionali. Repubblica lo ha potuto visionare. Washington Harbour spiega di aver ricevuto mandato da RedBird per ribilanciare l’esposizione del manager newyorchese dell’intrattenimento. Il quale, a dispetto delle recenti dichiarazioni riportate dal Financial Times su “valutazioni enormemente gonfiate delle squadre di calcio, basate su nozioni facili riguardo la futura crescita del settore”, prima dell’estate ha commissionato il dossier che definisce “un’opportunità speciale” l’acquisto di quasi un quarto dell’investimento di RedBird nel Milan. Per invogliare gli acquirenti, le condizioni sono molto vantaggiose, “malgrado la significativa outperformance”, il risultato finanziario, “del 2022-23”.L’elemento chiave è il futuro stadio di proprietà, i cui ricavi ipotizzati sono di ben duecentoundici milioni l’anno. Un miliardo è la spesa, finanziata in parte con novecento milioni di debito, per un impianto da oltre settantamila posti di cui oltre tredicimila premium (club, logge, skybox), per il quartiere generale del club e per lo store, il museo, l’hotel, l’area ristoranti e bar, la vendita al dettaglio. La partenza dei lavori viene dichiarata ad ottobre 2025, la conclusione nel 2029. Ma la realtà è nebulosa, visti il passo indietro verso la coabitazione con l’Inter per dividere le spese, e poi il revival dell’area di San Siro col parziale abbattimento dell’attuale Meazza. Per ingolosire i soci eventuali, viene prefigurato un ricco guadagno all’uscita: chi investe i suddetti centocinquanta milioni potrebbe uscire nel 2027, rivendendo le proprie quote addirittura a trecentonovanta milioni, 2.6 volte in più. Tre sono i differenti scenari, legati anche alle cosiddette assumptions sportive, le previsioni minime in funzione del mero business che fanno storcere il naso ai tifosi: sempre il terzo posto in campionato e un cammino ordinario in Champions (non oltre i play-off nel 2024-25, ottavi di finale nel 2025-26 e nel 2026-27).Il dossier disegna ancora partner esotici all’orizzonte: “Sulla base dei nostri colloqui con RedBird riteniamo che probabilmente venderà una quota di minoranza nel 2027 a un fondo sovrano o a una famiglia miliardaria, per fornire liquidità agli investitori che desiderano vendere prima del completamento del nuovo stadio nel 2029”. L’affare stadio è fondamentale anche per l’attuale management del club. Una tabella ad hoc, vaga sull’eventuale rifinanziamento a Red-Bird (si registra che il peso del vendor loan di Elliott arriverà fino a 766 milioni), introduce i MIP, acronimo di Management Incentive Plans, gli incentivi ai manager. Quelli citati nel dossier fissano in 569 milioni il compenso per l’attuale dirigenza del Milan nel migliore scenario di sviluppo possibile e in 358 il bonus nello scenario base. L’ipotesi più pessimistica non prevede guadagni supplementari per i dirigenti. Le prime due postulano lo stadio, la terza il naufragio del progetto. Per Cardinale, per l’ad Furlani e per il presidente Scaroni è una fortissima motivazione in più per portare a termine l’operazione.