Corriere della Sera, 4 ottobre 2024
Sull’autonomia, Zaia non molla
«Chiedo un atto di fiducia perché il nostro Paese, che è il più bello del mondo, si merita di più di un centralismo che ha prodotto diseguaglianze e 3 mila miliardi di debito pubblico». Il presidente leghista del Veneto, Luca Zaia, è appena uscito dal ministero degli Affari regionali dove è ufficialmente partita la trattativa per la delega alle Regioni delle prime materie previste dall’Autonomia differenziata.
Stavolta fate sul serio?
«È una giornata storica perché per la prima volta assieme al governo passiamo alla fase operativa. Finora ci si è mossi in un ambito legislativo e tecnico-amministrativo. D’ora in avanti si lavorerà alla scrittura dell’intesa che poi diventerà il contratto che ogni Regione firmerà».
Dal ministro Roberto Calderoli non si è presentato da solo. Perché?
«Erano presenti Lombardia, Piemonte e Liguria, che hanno richiesto in base alla legge di poter aprire il tavolo di trattativa. Cosa che possono fare tutte le altre Regioni in qualsiasi momento».
Da cosa siete partiti?
«Dalla Protezione civile. Non intendiamo creare tante protezioni civili regionali, ma più semplicemente chiediamo di poter gestire quelle funzioni che ci permettano di meglio rispondere alle esigenze dei cittadini».
Faccia un esempio?
«In caso di calamità naturale relativa ad una regione (per esempio, una alluvione), il presidente potrà adottare ordinanze in deroga senza attendere che provveda il governo a livello nazionale. Quando i cittadini si trovano l’acqua in casa non possono aspettare la burocrazia».
Ci faccia un esempio su un’altra materia.
«Prendiamo il Commercio estero, su cui si è discusso molto (il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, si è detto contrario alla delega, ndr). Ci possono essere produzioni peculiari in una Regione – industriali, agroalimentari e altre – che dirette a mercati specifici richiedono un’agilità di movimento che lo Stato non ha. Quindi, non 20 ministeri, ma funzioni delegate ai territori».
Come proseguirà il vostro lavoro?
«C’è condivisione sulle funzioni delle prime 6 materie. Sono denominatori comuni, in questo inizio di percorso. Per ciascuna abbiamo specificato le relative funzioni. Lavoreremo per il trasferimento di queste».
Qual è la differenza tra materie e funzioni?
«Faccio un esempio semplice: la gestione dei passaporti è una delle funzioni della materia “Interni”. Viste le difficoltà a rendere il servizio, il governo ha deciso di dare questa funzione in via sperimentale alle Poste. Il Viminale non ha abdicato al suo ruolo, ma si è avvalso di un’ alternativa. Lo stesso si può fare per molti altri servizi ai cittadini».
Il cammino non sarà comunque breve. Vi siete dati un obiettivo a breve scadenza?
«Incontreremo i singoli ministeri per definire un’intesa sulle prime sei materie. A brevissimo stabiliremo quali».
Siete partiti nonostante le perplessità, per non dire altro, di Forza Italia.
«Di fronte ad una riforma epocale è normale che vi sia dibattito. Un Catone c’è sempre. Ho fatto da apripista su questa materia e non ho mai trovato la strada spianata. La critica stimola e ci aiuta a crescere e migliorare. Dobbiamo solo mettere nero su bianco e comunicare il risultato e tutto sarà più chiaro anche agli scettici».
Ma il suo collega Occhiuto ha chiesto di fermare tutto.
«Rispondo così: il Veneto cercherà, se possibile, di chiudere al più presto l’intesa. I miei colleghi, non solo Occhiuto, quando vedranno i risultati capiranno che con quelle funzioni delegate saranno in grado di dare migliori risposte anche ai loro cittadini».
Sta dicendo che il Veneto farà scuola?
«Voglio mettere a patrimonio comune il lavoro che abbiamo fatto con il ministro Calderoli. Se qualcuno vuole farlo proprio a me fa piacere».
Ma una Regione può anche non avvalersi dell’Autonomia, vero?
«Certo. Si chiama “differenziata” proprio perché ognuno potrà adattarla alle sue esigenze. E se qualcuno riterrà di non usarla sarà in base a una sua scelta».
Siete partiti dalla Protezione civile. Il ministro Nello Musumeci nelle scorse settimane ha mosso alcuni rilievi.
«Può stare tranquillo, non ci sarà alcuna fuga in avanti. Applicheremo un decentramento amministrativo che sarà di giovamento ai cittadini, alle Regioni, al ministero».
Sembra più sereno del solito. Non teme imboscate?
«Sì, sono fiducioso. E felice perché la riforma ha coinvolto il Parlamento sia prima (con il varo della legge) che dopo (con la ratifica delle intese). È stata una forma di rispetto e di trasparenza che toglie alibi a chi temeva forzature dall’alto».
Con il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, vi siete visti dopo le critiche all’Autonomia?
«Il cardinale è persona profonda e di alto valore. Quello che ci siamo detti rimane un colloquio riservato».