Il Messaggero, 3 ottobre 2024
La risoluzione delle Nazioni Unite sul Libano non regge più
Dopo tre diverse guerre, nessun trattato di pace è stato mai firmato tra Israele e Libano. E non esiste tra i due Stati un confine terrestre delineato se non quello marcato da una serie di barili colorati di Blu, definito appunto la “Linea Blu”. Quello marittimo invece è stato segnato nel comune interesse di procedere alle trivellazioni di gas nei mari antistanti. A regolare lo status quo è la risoluzione 1701, approvata all’unanimità l’11 agosto dal Consiglio di sicurezza dell’Onu dopo un conflitto iniziato nel luglio del 2006 e durato 34 giorni. Durante questa guerra iniziata dopo un’offensiva missilistica di Hezbollah con l’uccisione e la cattura di militari israeliani, le Israel Defence Forces impongono al Paese dei cedri un duro blocco navale, mentre dall’organizzazione terroristica sciita continua la pioggia di missili contro le città di Haifa, Nazareth, Tiberiade, nel Nord di Israele e avvia una intensa guerriglia. Dopo settimane di intensi scontri nessuno dei contendenti prevale in maniera chiara. A chiudere la guerra è la risoluzione dell’Onu che prevede la cessazione delle attività e prevede -a tregua avviata-la costituzione di una fascia di sicurezza a sud del fiume Litani il dispiegamento congiunto di forze dell’esercito libanese e del contingente Unifil (10.500 militari di 46 diversi paesi )per prevenire la ripresa delle ostilità e impegna il governo libanese a “sorvegliare i propri confini in modo da impedire l’ingresso illegale nel Paese di armamenti e materiali connessi e tutti gli stati di adoperarsi affinché i materiali bellici e l’assistenza tecnica militare siano possibili solo su autorizzazione del governo libanese e dell’ Unifil “.